E’ uscito per le edizioni Datanews un libro intervista che ci propone la cronaca di anni importanti per la vita del nostro paese attraverso i fatti e personaggi, visti dalla parte di “uno dei tanti” militanti del vecchio partito comunista.
In realtà Zeno Zaffagnini non è uno di tanti, è Responsabile nazionale del turismo all’interno del suo partito i DS, e lo è da vent’anni. E’ stato sindaco di Rimini, la città che ha inventato il turismo moderno e che continuamente lo rinnova.
E le sue esperienze di Sindaco, di uomo di partito, di esperto di turismo e di giramondo consentono oggi a Zaffagnini di raccontare il “suo” viaggio attraverso la storia e le storie del vecchio partito comunista con lo sguardo curioso e limpido del vero viaggiatore.
Ci si potrebbe chiedere se c’era proprio bisogno di raccontare ancora una volta fatti, situazioni e personaggi arcinoti; ma lettura scioglie ogni dubbio, ce n’era bisogno e non per sostenere o confutare tesi, ma per far conoscere ai più la vita vissuta da un militante che offre, senza reticenze, la sua esperienza politica quotidiana, di appartenenza ad un grande partito insieme a quella personale.
Si ha l’impressione di leggere un breviario laico ad alto valore morale ed esplicativo. Il contenuto di questa biografia fa giustizia anche al titolo, che per nella evidente ironia (la parola a un burocrate) può risultare fuorviante ai meno attenti. Ed erano veramente tanti, i burocrati, le persone che si impegnavano in un volontariato oscuro nell’azione politica, spinti solo da ragioni ideali, che lavoravano a tempo pieno nelle strutture di un partito in cui credevano fermamente.
Quello che avvince in questo racconto-intervista è la sua freschezza, la pacata serenità del narratore e del suo intervistatore che, insieme, viaggiano attraverso larghi tratti di storia senza la pretesa di giudicare o giustificare né tantomeno di esaltare.
E non viene mai il dubbio che la naturalezza del racconto sia frutto di una attenta regia dell’intervistatore, che miri ad attrarre il lettore con il colpo a sorpresa, né che vi sia la benchè minima riserva sia nell’intervistatore che nell’intervistato, ma forse sarebbe meglio parlare uno scambio di esperienze tra due amici di lunga data; il pericolo di essere retorici è sempre in agguato eppure gli autori-attori di questo libro riescono ad intrecciare emozioni e ragione con uguale intensità.
E’ quindi un libro da leggere ora, in questo periodo grigio della nostra storia, soprattutto per coloro nei quali la passione politica, civile e sociale si è affievolita in considerazione dello spettacolo miserevole che quotidianamente ci si offre.
Perchè con c’è niente da celebrare ma traspare da ogni parola la consapevolezza di aver vissuto una fase della storia italiana in cui la passione civile e sociale era autentica e genuina, non mirava al raggiungimento di favoritismi personali ma rispondeva al’io categorico di un etica e moralità superiori.
Così sul filo di una memoria attenta ed ironica prendono forma e sostanza ricordi di persone, di passioni ed anche di amarezze, tutte autentiche, tutte vere.
Non ci si deve meravigliare se insieme, e con la stessa intensità, troviamo grandi personaggi stranieri ed italiani, e gente minuta, tratteggiati con abilità di impressionista, colti per sempre nei loro istanti di luce.
C’è Giulia la Rossa, così chiamata da Hemingway nel suo”Per chi suona la campana” che accompagnava l’amata delegazione italiana nei luoghi delle realizzazioni dei “Costruttivisti” e che lamenta la mancata concessione di un visto per agognato viaggio in Italia, e Giorgio Amendola che insieme alla moglie Germanine gusta le serate riminesi ascoltando Mina e Fred Buscaglione, e, naturalmente Togliatti e Longo, ma anche Andreotti e Raphael Alberti e tanti altri di cui si è perso il nome che compaiono velocemente sulla scena del racconto, con una battuta, uno sguardo, un commento.
Come quelli, a Mosca, degli abitanti di edifici grandiosi e diroccati, di alto valore storico ed architettonico che di fronte alla compiaciuta amministrazione dei “compagni italiani” li sferzano chiedendo, senza peli sulla lingua, “m se vi piacciono tanto perchè non ci venite ad abitare voi?”.
Sono tanti gli episodi come questo in cui brevi tratti, una sciabolata di luce e un commento lieve riescono meglio di lunghe dissertazioni a mostrare la complessità e la straordinaria varietà della storia della nostra vita.
E non a caso la regia di quest’opera è di Tonino Tosto, giornalista, esperto di turismo, uomo di cultura, vice presidente dell’Università Popolare, ma anche uomo di teatro.
La vita politica di Zeno Zaffagnini, un “operatore turistico” sui generis come quella i migliaia di militanti ed iscritti, si sviluppa così, per cinquant’anni senza mai perdere di vista i valori fondanti della sinistra. E la tristezza o il rimpianto che affiorano qua e là non sono mai per occasioni politiche sfiorate o perdute: “dovendo lasciare la poltrona di Sindaco di Rimini cui era stata designata – per motivi di equilibri politici all’interno della coalizione – un esponente socialista , al termine di due mandati che avevano segnato il boom del turismo riminese, Zaffagnini non si ricandidò”, dovevo presentarmi al Senato, ma poi per diversi motivi non se se fece più nulla”, mentre il pentimento, l’amarezza che ancora brucia è per un comportamento troppo aggressivo nei confronti di un avversario politico.
Ed anche i sentimenti, la vita personale, sono accennati con tratto lieve, con grande pudore ma altrettanta evidente finezza. E’ un libro , dunque, in cui possiamo ritrovare e meglio comprendere pezzi importanti della nostra stessa vita, ma anche affrontare il futuro, pronti, come Zeno Zaffagnini, come Tonino Tosto, all’impegno quotidiano, e a dare il nostro “contributo per cambiare”.
di M. Raffaella Tiberino