Pari opportunità e turismo

L’Unione europea è attenta alla tematica delle pari opportunità e tanto la Commissione quanto il Parlamento sono impegnati per la promozione dell’uguaglianza di genere. La base legale dell’azione comunitaria si fonda sul Trattato CE che, all’art.3, sancisce il duplice obiettivo di eliminare le ineguaglianze e di promuovere la parità tra uomini e donne. L’Art 13 del Trattato, poi, ci dice che il Consiglio, all’unanimità , può adottare i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso.
Il Vertice europeo di Lisbona (2000) aveva delineato la strategia europea per l’impiego e, per la tutela delle pari opportunità, aveva individuato i seguenti obiettivi:

  • Aumento della partecipazione e tasso di impiego delle donne (al 60% per il 2010);
  • promozione dell’uguaglianza delle condizioni di lavoro e della parità salariale.

La strategia di Lisbona, tuttavia, non sta producendo gli effetti sperati e la Commissione europea ne sta ridiscutendo le linee guida. Per quanto riguarda la tematica delle pari opportunità, si sta valutando la possibilità di fissare alcuni indicatori comuni e di promuovere una strategia perché l’impatto di genere sia effettivamente contemplato in ogni politica comunitaria.
La DG Occupazione e Affari Sociali della Commissione europea ha elaborato una strategia europea per l’occupazione che si fonda su quattro pilastri:

  • Imprenditorialità;
  • Occupabilità;
  • Adattabilità;
  • Pari Opoortunità

I problemi individuati nell’ambito del pilastro delle pari opportunità sono i seguenti:

  • Disoccupazione femminile più accentuata di quella maschile;
  • Disparità nelle condizioni di lavoro.
  • Disparità salariale a parità di lavoro.
  • Segregazione nel mercato del lavoro: a parità di titolo di studio con un uomo, una donna, fin dall’inizio della sua carriera professionale, difficilmente verrà inquadrata in posti che potrebbero in futuro implicare un coinvolgimento nei vertici decisionali
  • Organizzazione del lavoro e dei processi di carriera e di promozione ponderati sull’uomo e non sulla donna né sulle esigenze familiari.
  • Gli Stati, pur investendo nel mondo femminile in termini di formazione, non investono allo stesso modo per l’inserimento della donna nel mercato del lavoro.

Gli interventi promossi per dare risposte ai citati problemi sono di tre diverse tipologie:

  • Strumenti legislativi: sono già in vigore 9 direttive per tutelare la parità tra i generi e la più importante è quella sulla parità di retribuzione a parità di lavoro. Tra le altre direttive, si segnalano quella che promuove la parità di trattamento sul posto di lavoro e quella che tutela le lavoratrici madri, i cui principi sono stati rafforzati dalla previsione del congedo parentale. Una recente direttiva a tutela delle donne è quella volta ad individuare e sanzionare le molestie sul luogo del lavoro.
  • Strategia del gender mainstreaming: attraverso questa strategia si intende far sì che tutte le politiche di competenza comunitaria prendano in considerazione la promozione delle pari opportunità .
  • Sostegno ad azioni specifiche: il programma di co-finanziamento per azioni di promozione delle pari opportunità resterà in vigore fino al 2005 e ogni anno la Commissione europea individua una specifica priorità . Nel 2001 era quella della parità salariale, nel 2002 la conciliazione della vita lavorativa con quella familiare, nel 2004 sarà il superamento dei luoghi comuni e degli stereotipi legati al genere e, per l’anno in corso, la partecipazione della donna ai processi decisionali. Infatti, man mano che ci si avvicina ai vertici decisionali, soprattutto nel settore privato, le donne tendono a scomparire e la stessa situazione si riflette nei processi economici. Le donne, inoltre, hanno migliori risultati formativi (tanto nella qualità dei risultati stessi, quanto nella percentuale delle donne che conseguono titoli accademici), ma questi dati non trovano un seguito nel mondo del lavoro.

Il Parlamento europeo è attento alla promozione della parità dei generi e, nel 1994, è stata istituita la Commissione parlamentare per i diritti della donna e le pari opportunità al fine di focalizzare su tutte le disuguaglianze di genere che esistevano a livello nazionale e farvi poi fronte con una strategia europea. L’attività di tale Commissione è finalizzata all’applicazione del principio delle pari opportunità in tutti i processi politici e, nella fase attuale, si focalizza principalmente sulla tratta delle donne e la prostituzione. Per quanto concerne i più recenti sviluppi, il 5 marzo 2003 la Commissione europea ha adottato il 7° rapporto sulle pari opportunità , presentando i principali traguardi raggiunti in questo settore nel corso del 2002. Se si sono fatti dei progressi in tema di parità di retribuzione e di conciliazione della vita familiare con quella lavorativa e se si registra un ampio consenso sulla nuova direttiva volta a combattere le molestie sul lavoro, c’è ancora molto da fare per quanto concerne la partecipazione delle donne ai processi decisionali, soprattutto nel settore privato. La Commissaria Anna Diamantopoulopu, responsabile dei settori Occupazione e Affari sociali, ha dichiarato che “la legislazione, da sola, non basta. È necessario che Governi, imprese, amministrazioni, partiti politici, contribuiscano più attivamente per trasformare la parità in una realtà concreta. Sinora gli Stati membri si sono limitati a un consenso formale sulla parità . Questa situazione deve cambiare, sia per le donne, sia globalmente nell’interesse dell’Europa politica ed economica… (articolo tratto da diritto.it)