Un Piccolo Rapporto con Molte Informazioni

Dadacit 1995

E’ del Nord,  maschio, e ha tra i 15 e i 24 anni, fa un viaggio “serio” una volta l’anno; parte con la macchina in agosto e va al mare, preferibilmente in Calabria; sceglie l’albergo o, meglio, la pensione e vi rimane per una quindicina di giorni, Se dovesse invece fare una “capatina” fuori confine,  punterebbe alla Francia piuttosto che alla Spagna.

E’ questo l’identikit del turista italiano che va in vacanza: il suo profilo si evince scorrendo i dati e le tabelle di “Dadacit”, il compendio sull’andamento turistico pubblicato ogni anno dalla Compagnia italiana turismo, CIT.

Un rapporto, dal quale è anche possibile stabilire che il turista straniero che maggiormente visita il nostro paese è un giovane tedesco che predilige il Veneto, soprattutto per il fascino di Venezia.

Nel complesso, DADACIT segnala che in Italia gli alberghi sono diminuiti, ma sono più grandi: continua infatti a calare il numero degli esercizi, per quasi la metà concentrati  nella sola area del nordest, mentre crescono le dimensioni delle camere. La capacità ricettiva italiana supera ora i 3,2 milioni di posti letto ed arriva a registrare oltre 270 milioni di presenze.

Quasi un italiano su cinque fa ormai una vacanza all’estero (soprattutto in Francia, Spagna, Austria) e sceglie di preferenza il soggiorno in albergo ed il vettore aereo. Ma le abitudini molte consolidate del turista  “made in Italy” dicono che l’auto pesa ancora per i tre quarti nella scelta del mezzo di trasporto: una percentuale che al Centro è del 74% (e l’aereo batte il treno 8,4 a 7%), mentre scende al Nord al 71,9% (l’aereo pesa per il 9,8 il treno per il 7,8%) e al Sud fino al 64,3%.

Tra i villeggianti, la squadra più importante è quella dei giovani (dai 15 ai 24 anni): 65 su cento riescono a fare almeno un periodo di ferie e il 13% di questi ne fa tre o più.

Almeno una vacanza anche il 61 per cento fanno persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 56 su cento di quelle “mature” (tra i 35 e i 54 anni). La maggioranza degli anziani (oltre i 54 anni) va invece in vacanza sporadicamente : sono ben 61 su cento coloro che se la possono permettere.

Una volta giunti alla meta, la permanenza media oscilla tra i 20 giorni di chi proviene dal Nord e i 17 dei residenti al Sud: complessivamente, otto italiani su dieci rimangono entro i confini del paese, mentre gli altri due vanno all’estero, dove le destinazioni preferite sono, nell’ordine, Francia ,Spagna, Austria, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Svizzera, Ungheria, Olanda, Portogallo. Ma il paese “emergente” per i turisti italiani è la Spagna, con un aumento del 70% negli ultimi quattro anni.

In Europa, dove la capacità ricettiva supera i dieci milioni  di posti letto, la graduatoria degli arrivi vede in testa la Francia seguita dalla Spagna, anche se negli ultimi dieci anni sono “esplose” le destinazioni dell’Est, soprattutto la Polonia (ormai diventata di gran lunga la prima destinazione europea dei tedeschi) e l’Ungheria.

Ma mentre la Francia, l’Italia e Spagna sono   i principali incassatori dei proventi turistici, la Germania invece è il principale pagatore, seguita dalla Gran Bretagna. Non deve stupire il fatto di trovare Francia ed Italia  anche in questa graduatoria, al terzo e quarto posto, a dimostrazione di un maturo equilibrio domanda/offerta.

In pochi anni, tuttavia, il vecchio continente ha perso nettamente la maggioranza assoluta della capacità ricettiva e dei ricavi del turismo mondiale, soprattutto per la fortissima crescita dei paesi del Pacifico, ma mantiene ancora il 60% degli arrivi turistici.

Sono però gli Stati Uniti a condurre largamente la classifica individuale, con ricavi più che doppi rispetto agli “inseguitori” Francia, Italia e Spagna, e con il miglior risultato netto internazionale. Al contrario i più grandi “importatori netti” di turismo sono sempre i tedeschi, le cui uscite sono quasi quattro volte le entrate . Seguono  i Giapponesi, con uno squilibrio di quasi otto volte.

Continua sotto forme sempre più varie il processo di aggregazione delle catene in proprietà a quelle in franchising o volontarie, si contano ormai colossi da oltre 400 mila camere, o da 6.800 alberghi. Ma non sempre la crescita schiaccia la piccola dimensione: mentre ci sono negli USA catene con alberghi da migliaia di camere, in Francia gli oltre quattromila Logis non superano in media le 18 camere.

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