Superare L’antiturismo

Nuove opportunità nel settore

Nel programma di Forza Italia diffuso in campagna elettorale, e precisamente alla “tesi” Commercio e turismo, dopo una sintetica disamina delle cause della situazione ormai critica del settore  turistico, si legge: gli investimenti nel turismo sono un moltiplicatore di grande valore e sono diffusi sul territorio. Il turismo è la nuova frontiera dell’economia italiana. E’ urgente l’avvio di un’autentica politica di rilancio del settore.

I rimedi proposti per sanare la situazione coincidono, per quanto concerne l’apparato economico privatistico, con quelli previsti per il sistema delle piccole e medie imprese, mentre quelli relativi a materie governate dall’autorità pubblica , direttamente o indirettamente connesse al turismo, sono reperibili in altri capitoli (protezione dell’ambiente, valorizzazione del patrimonio storico-artistico, politiche dell’occupazione, ecc.).

Allettanti quindi – e ci si augura non vacue – sono le prospettive aperte al sistema delle PMI, tra le quali è da annoverare la stragrande maggioranza delle imprese turistiche.

Per chi non avesse letto l’opuscoletto  berlusconiano ecco le premesse: detassazione degli  utili reinvestiti; l’IVA negativa sugli investimenti, possibilità di assunzioni di personale con forme flessibili legate ad esigenze anche temporanee: spostamento dei debiti a “breve” verso scadenze medio lunghe abbassando subito i tassi; facilitazioni per l’interscambio di lavoro subordinato con forme di lavoro indipendente, mediante l’impiego delle indennità di quiescienza integrate da crediti agevolati.

Pur se dettata da preoccupazioni di ordine elettorale, l’insistita attenzione di  Forza Italia alle sorti delle PMI ricalca quanto il CENSIS ed il CNEL vanno predicando da anni sulla rilevanza strategica del loro ruolo per lo sviluppo economico e sociale del Paese.  Il ruolo delle P.M.I. , del resto, è stato riconosciuto anche dal Presidente Clinton che al recente summit G7 di Detroit, ne ha fatto l’elogio come esempio di agilità, intraprendenza, spirito innovativo. E poche settimane fa Raniero Valli di Archirafì, Commissario all’Unione Europeo, ha incitato i banchieri europei riuniti a Bruxelles a sostenere  le piccole imprese mediante strategie adeguate e si è impegnato ad invitare il Consiglio di Ministri dell’UE a fare del Fondo Europeo  di Investimento uno strumento di finanziamento ad esse destinato.

A questo punto conviene ricordare alcuni parametri  scarsamente pubblicizzati sull’impatto del turismo – un’area di attività basata prevalentemente  sulle piccole e medie imprese  – sul complesso dell’economia nazionale.

Nel 1991, anno da segnare con una pietra nera, i consumi turistici degli italiani hanno contribuito al totale dei consumi della famiglia nella misura del 6,33%. I soggetti economici comunque coinvolti nel consumo turistico che assommano a poco meno di 70 mila, hanno prodotto il 4,6% del valore aggiunto nazionale, il 73% del comparto Prodotti in metallo, macchine e forniture elettriche, il 30% di tessili, abbigliamento, pelli, cuoi, calzature, il 18% del settore agricolo.

Forse non a caso una pubblicazione fresca di stampa è oggi a disposizione di quanti, nel Governo, nel Parlamento e nelle Regioni, sono chiamati ad assumere  la responsabilità del risanamento e sviluppo del turismo ed in particolare del compito di disegnare ed attuare “l’autentica politica di rilancio” preconizzata dal programma del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Si tratta del “Libro bianco sull’antiturismo” presentato pochi giorni fa dal CNEL in edizione provvisoria.

Il documento del CNEL – firmato da Franco Bruno, coordinatore del Gruppo di lavoro per il turismo, e dagli esperti  Franco Polascia e Maurizio Aletti coadiuvati per la ricerca e la documentazione da Angela Rita Papale – anziché riproporre macro-problemi derivanti dall’assenza di una politica nazionale e locale, indica questioni concrete e quotidiane che tale carenza determina ai vari livelli. Questioni che gli estentori trattano vestendo i panni del “protagonista supremo”, il turista-consumatore il cui giudizio dovrebbe essere il riferimento primario delle politiche di settore, ricorrendo alle fonti istituzionali e categoriali ed anche a testimonials in grado di fornire indicazioni per eliminare i fattori antituristici.

E poiché il desiderio Italia” è innanzitutto stimolato dall’immagine (o mortificato dall’immagine) del paese riflessa nella stampa internazionale, il Libro offre in apertura una crestomazia di articoli recenti come barometro che nel bene e nel male condiziona le scelte del viaggiatore straniero.

Con il che si pone il problema dell’informazione e delle strategie mercatistiche e promozionali che, pur se potenziale ed affinate, possono produrre effetti  positivi solo in presenza  di condizioni ambientali, di una rete di servizi, di un rapporto prezzo/qualità, capaci di appagare le aspettative del turista.

Ricerca e  analisi, metodologicamente raggruppate in sei schede consacrate ad altrettanti settori –base dell’offerta, si sviluppano in due direzioni: una descrittiva dei caratteri antituristici di ciascun settore, l’altro propositiva di azioni ed interventi da attuare per eliminarli al fine di ridare prestigio all’immagine dell’Italia turistica e appetibilità al prodotto.

Vengono passati al vaglio della critica: trasporti (ferroviari, aerei, marittimi, automobilistici, rete stradale ed autostrade); decoro e arredo urbano (pulizia giardini e parchi, inquinamento acustico, illuminazione, cantieri); ambiente e gestione del territorio (mare, montagna, isole, biosfera); assistenza al turista (accoglienza, informazioni, sicurezza); cultura, religione, spettacoli, animazione (giubileo del 2000, musei, eventi culturali,  e sportivi); ospitalità e professionalità (risorse umane, imprese alberghiere e ricettive all’aria aperta, agenzie di viaggi e tour-operators, pubblici esercizi, case per vacanze e residenze turistico-alberghiere).

Quest’ultima scheda merita un breve commento, non solo perché ci riconduce all’argomento PMI , ma soprattutto perché i problemi dell’industria turistica coinvolgono sia le istituzioni sia gli operatori economici, neppure essi esenti da critiche.

Anche in questo caso – centrati gli aspetti antituristici dei diversi servizi – si propongono i rimedi atti a sopprimerli per migliorarne le condizioni dell’esercizio delle varie attività ed il benessere dell’ospite:  attenuazione e razionalizzazione della fiscalità, alleggerimento dei vincoli amministrativi e burocratici, agevolazioni fiscali per l’adeguamento degli esercizi agli standard europei e revisione dei criteri di classificazione degli stessi, allineamento delle legislazioni regionali al dettato della legge quadro, superamento delle rigidità del mercato di lavoro, formazione professionale e manageriale  e conoscenza di almeno  una lingua straniera degli addetti, facilitazioni per gli stages e l’apprendistato, miglioramento dell’accoglienza e del decoro delle strutture dell’ospitalità e dei pubblici esercizi, trasparenza dei prezzi, ecc.

L’allarmante deterioramento dell’immagine complessiva del Paese ed il crescente degrado di numerosi fattori dell’offerta – che  scoraggiano la domanda  estera ed inducono gli italiani o far vacanza altrove – impongono di correre urgentemente ai ripari per colmare quanto meno le lacune ed i disservizi più vistosi.

Questo dovrebbero fare immediatamente le istituzioni ed i privati, per quanto li concerne. Ma senza illudersi di curare la polmonite con qualche compressa di aspirina, senza contare sulla svalutazione della lira e su incrementi delle correnti estere dirottate in Italia dalle turbative presenti  in altri paesi  mediterranei, fenomeni congiunturali che rischiano di nascondere la realtà.

Urgente è dunque mettere subito in cantiere studi e ricerche condotti scientificamente per elaborare un progetto di politica turistica a tutto tondo,  finalmente ispirato alla visione intersettoriale del turismo.

L’impresa deve essere pianificata e cadenzata nel tempo con approccio multidisciplinare ricorrendo alle tecniche e metodologie  della  scienza dei sistemi, partendo dalla costruzione dei sottosistemi regionali interregionali da armonizzare e ricomporre in mosaico coerente: il sistema turistico Italia.

I riferimenti e la documentazione per una operazione del genere non mancano. Ci sono gli esempi offerti da esperienze di altri paesi, gli studi di istituti come il CNEL, il CENSIS, il TCI, di associazioni categoriali, studiosi, esperti. E c’è anche una pubblicazione ad hoc, il libro Il sistema turistico italiano, di Alberto Sessa ,Presidente dell’ANIEST (Associazione italiana esperti scientifici del turismo), che è una guida ragionata e modello  operativo per l’approccio sistemico al problema.

Se dunque alle parole seguiranno i fatti, i nuovi governanti non potranno sottrarsi all’imperativo della  ricostruzione del turismo nazionale.

di Sandro Sorbelli

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