Strategie di offerta e occasioni di consumo di lavoro di impresa

Tre paesi al vertice dell’incoming turistico, Francia, Spagna e Italia, tre modi diversi di rispondere alla crisi del mercato che perdura, ormai, da due anni. Dopo l’attentato alle Torre Gemelli ma, soprattutto, in conseguenza della stagnazione economica che ha colpito duramente i redditi delle famiglie europee e nordamericane.

Nella penisola iberica, per attirare i turisti, gli imprenditori hanno adottato politiche di prezzo e di offerta molto aggressive, scontando una riduzione dei margini di profitto per conservare le quote di domanda conquistate negli ultimi anni e attirare nuove fasce di clientela che potrebbero essere fidelizzate quando arriveranno tempi migliori.
Com’era prevedibile, i turisti sono aumentati, facendo registrare – nel primo semestre dell’anno – un incremento del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2002, con una previsione di migliorare ulteriormente la performance entro la fine dell’anno.
E’ stata una scelta intelligente, quella spagnola, che a fronte di qualche sacrificio nei fatturati attuali, consentirà agli imprenditori turistici di presentarsi all’appuntamento della ripresa economica con una immagine più familiare del loro paese e con una reputazione accattivante, in modo da poter recuperare anche in termini di introiti e di profitti aziendali.

In Italia tutto il contrario: le nostre mete turistiche sono diventate molto più care e poco accessibili ad una domanda con ridotte capacità di spesa: secondo le valutazioni fatte dalle associazioni dei consumatori i prezzi dei servizi turistici sono lievitati mediamente del 12%. E, al di là dei prezzi, è stata scarsa la capacità di adeguarsi ai cambiamenti registrati nelle scelte delle domanda, che probabilmente non sono un fatto congiunturale ma una tendenza che si potrà consolidare anche in presenza di migliori condizioni di reddito. Richiesta di alloggi residenziali, flessione dei viaggi organizzati, con un aumento del “pendolarismo” di fine settimana reso possibile anche per le medie distanze, dalla diffusione delle compagnie aeree a basso costo, diffusione delle prenotazioni all’ultimo minuto e riduzione della permanenza media e variabilità del periodo di soggiorno che rende meno appetibili i pacchetti standardizzati, nonostante la loro convenienza.
La risposta dovrebbe essere una maggiore flessibilità nella gestione dell’offerta, non solo a livello di singola azienda ma, soprattutto a livello di destination management; mentre, nonostante la previsione legislativa dei Sistemi Turistici Locali, gli esempi di organizzazione dell’offerta territoriale basate sulla cooperazione tra le imprese , si contano sulla punta delle dita.

In ultimo la Francia, messa in ginocchio dal boicottaggio degli incendi sulla costa mediterranea che hanno costretto i turisti a fughe precipitose, dalla marea nera sulla costa atlantica, con le boulettes di greggio condensato che si appiccicano ancora ai piedi dei bagnanti. Ma, colpita anche – per quanto riguarda il reddito interno – degli scioperi a raffica che per due mesi hanno prosciugato i risparmi dei dipendenti pubblici, costati complessivamente agli scioperanti oltre quattro milioni di giornate di lavoro. Una brusca frenata, quindi, per il paese che detiene il 1° posto nella graduatoria mondiale delle presenze turistiche, anche se al 3° posto per i ricavi, dopo Spagna e Stati Uniti.
Nonostante ciò, la Francia è stata, anche questa estate, al centro dei riflettori con l’offerta “balneare” di Parigi: tre chilometri di Lungo Senna trasformato, per un mese, in arenile con tanto di palme, sede sdraio e discoteca serale.

In Italia abbiamo sentito molte persone ironizzare sul prodotto “Paris plage”, con il sussiego tipico di chi ha molte risorse ma poca fantasia: “fuguriamoci chi può andare a Parigi per la spiaggia”. E intanto ci sono andati i Parigini e i cittadini della banlieu, magari preferendo trascorrere le giornate di maggiore calura a due passi da casa e non andare all’estero: con un risultato, comunque, positivo in termini di bilancia valutaria turistica.
In Francia hanno compreso che i consumi turistici e le attività di tempo libero si sono fortemente imbricati, che i consumi extradomestici dei residenti stanno diventando una componente importante della domanda che si rivolge all’offerta turistica, che gli abitanti delle metropoli delle grandi città sono sempre più, dei “potenziali turisti” nelle loro località di residenza, nuovi flaneurs che vivono l’esperienza urbana come esperienza di scoperta e di piacere.

Consumi turistici e attività di tempo libero, due “mercati” che si accostano e un po’ si sovrappongono e nei quali si presentano occasioni di prestazioni e – quindi, di lavoro e di impresa – costituiscono il focus di questo fascicolo di Azienda Turismo. Abbiamo voluto analizzare insieme questi due mercati, concentrando l’attenzione su un’area emblematica come quella romana, cogliendo gli spunti emersi da un seminario organizzato da BI Lazio qualche mese fa ed ampliando la visuale alla formazione che oggi trova nell’offerta universitaria nuove proposte di corsi di laurea.

di Giuliano Faggiani

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