Il Rapporto sul turismo italiano, che fu realizzato per la prima volta nel 1984, ha raggiunto la dodicesima edizione: conta circa 900 pagine, articolate in cinque parti (Statistiche ed economia, Imprese e mercato, Turismi e prodotti tipici, Istituzioni, ambiente e turismi, Promozione); è pubblicato con il Patrocinio del Ministero delle Attività Produttive, con la collaborazione degli assessori Regionali al turismo, dell’ISTAT e dell’ENIT e con la partecipazione di ACI, ANCI, Unioncamere, BIT di Milano, FIPE, Sviluppo Italia Turismo.
La prima parte del Rapporto è dedicata all’analisi statistica ed economica dell’andamento turistico, con qualche previsione anche per l’anno 2003. Si considera l’andamento del turismo internazionale, cercando di superare l’incongruenza di alcune statistiche proposte dall’OMT che, di fatto, penalizzano gli altri paesi a vantaggio della Francia. Si approfondisce l’andamento del turismo in alcuni paesi della riva Nord e della riva Sud del Mediterraneo, nel presupposto che l’Italia sia, oltre che un grande paese europeo, anche un grande paese mediterraneo.
Nei capitoli successivi si considera l’andamento della domanda e dell’offerta in Italia, con approfondimenti a livello regionale e con alcune analisi per tipo di ricettività e di modalità di fruizione turistica. Peraltro le statistiche provano che da un punto di vista economico la crisi è stata maggiore di quanto appare dal puro andamento delle presenze. Infatti, a fronte di una diminuzione dell’1,3% del movimento degli stranieri, si è verificata una diminuzione di quasi il doppio, pari a 2,7% dell’apporto economico dall’estero.
In questa prima parte trovano collocazione anche il capitolo sui trasporti, con un’analisi dei voli low cost, quello sulle spese per il turismo previste dalle regioni, così come risultano dai bilanci ufficiali. alcuni dati di natura marcroeconomica spiegano in modo inequivocabile la forza del comparto, che, limitatamente ai soli consumi dei turisti, produce un valore aggiunto pari al 5,3% (2001) di tutto quello prodotto in Italia. Se oltre che la sola componente dei consumi dei turisti si considera il comparto allargato dei viaggi e del turismo, si arriva ad un fatturato che rapportato al PIL nazionale incide dell’11,7%; se si considerano anche gli investimenti infrastrutturali per il turismo si può pensare che il peso del fatturato sul PIL nazionale possa superare il 15% e, forse, avvicinarsi al 20%.
La seconda parte è dedicata alle imprese del turismo, con un inquadramento generale ed approfondimenti su alcuni comparti, con alcune analisi innovative: enogastronomia e ristorazione, circa 136 mila punti vendita; il comparto alberghiero, analizzato nella sua evoluzione storica che porta agli attuali 33,3% mila alberghi, aperti in media per 299 giorni all’anno, con un massimo il Trentino A.A. (365gg.) e Piemonte (362 gg.) ed un minimo in Calabria (190 gg.) ed Emilia e Romagna 199,3 gg.): il Bed & Breakfast, un comparto che in Italia sta trovando ora il suo spazio dopo aver avuto larga diffusione in alcuni paesi esteri.
Successivamente sono analizzate le tendenze in atto nel campo delle tecnologie con riferimento alla intermediazione turistica, che sta vivendo un momento cruciale. Sono affrontati: il problema del rischio di disintermediazione a fronte di tecnologie invasive che usano strumenti sempre più standardizzati quali, a livello terminale, i telefonini con display fotografico i PDA (Personal Digital Assistant), il collegamento Wi-Fi (senza fili) dei PC. Si analizzano anche le difficoltà burocratico-legislative che condizionano la trasformazione e la cerchia del comparto delle agenzie di viaggio.
La terza parte è dedicata ai prodotti: anche in chiave economica viene valutata la diffusione della nautica da diporto con un parco nautico stimato in circa 800 mila unità, fra immatricolate e non, che è anche un comparto industriale, produzione di natanti, per i quali l’Italia occupa una delle posizioni leader nel mondo: in chiave più sociologica si affronta il tema del turismo balneare con l’individuazione di alcuni raggruppamenti di fruitori in base a fattori di spirito identificanti; il turismo dei parchi, viene valutato con una articolata analisi del movimento attivato e delle potenzialità esistenti a fronte delle attuali difficoltà d’identificazione del prodotto; secondo un approccio di tipo gestionale è affrontato il caso del turismo degli eventi con riferimento al caso specifico di Rimini. Un capitolo del tutto originale sui beni ecclesiastici ed il turismo, quali chiese, monasteri, archivi, biblioteche, musei religiosi, beni mobili di interesse artistico, religioso e, anche, organi a canne. Il capitolo dei prodotti tipici voluta in chiave critica le molte esperienze in atto, optando a favore di una logica di sistema rispetto a quello degli itinerari; segue la presentazione dell’esperienza del progetto di città-natura, che ha lo scopo di recuperare, anche attraverso una utilizzazione turistica, le vecchie piccole città, secondo una logica coerente con quella dell’albergo diffuso e dell’urbsturismo.
La quarta parte assume un carattere più politico istituzionale e introduce, oltre alle valutazioni di tipo ambientale, anche alcune considerazioni sul rapporto fra urbanistica de turismo, presentando due casi studio. Di particolare interesse da questo punto di vista, il caso Roma con l’esperienza del nuovo PRG della capitale per il quale sono state tenute in considerazione –per la prima volta nella storia dell’urbanistica in Italia – gli interessi turistici all’interno della regolarizzazione delle funzioni, delle attività e degli spazi urbani. Inoltre, molto utili sono anche le parti che riguardano una visione sistematica dei finanziamenti nazionali e regionali per lo sviluppo delle attività turistiche ed una dettagliata analisi sui GAL (Gruppo di Azione Locale) ed il turismo rurale. La parte finale è una analisi dei principi delle applicazioni che sono in atto, nel campo dell’e-government per il turismo.
La quinta parte approfondisce alcune tematiche sulla promozione partendo dall’analisi della organizzazione turistica di vari paesi competittors dell’Italia. Prosegue considerando le organizzazioni per la promozione turistica di diverse regioni italiane ed analizzando leggi ed alcuni piani promozionali. Si presenta, inoltre, l’attività internazionale svolta dalla Direzione Generale del Turismo e quella promozionale svolta dall’ENIT.
50 anni di turismo a Capri
A cura dell’Istituto di studi europeo per i beni culturali di Ravello (Villa Cimbrone), è uscito il volume di Maura Cetti Serbelloni su 50 anni di turismo a Capri, Edipuglia,Bari,2003.
Si tratta di un’analisi minuziosa ed acuta sulla trasformazione indotta dal turismo nell’isola nei primi 50 anni di questo secolo.
L’analisi si presenta con una chiave di lettura semplicemente appassionante: l’ampiezza della ricerca, che spazia dalla sociologia alla micro e macro economia dell’isola, è semplicemente affascinante; chi inizia a leggere il volume difficilmente smette la lettura prima di averlo terminato.
L’indagine mette in luce come il turismo possa arrecare profondi guasti al tessuto sociale e nel lungo periodo anche all’economia dei luoghi, se la crescita non viene seguita con un occhio attento non solo alle regole del mercato, ma anche e soprattutto alla vita della società che offre il prodotto turistico.
Sotto questo aspetto lo studio appare davvero importante anche perché suggerisce una diversa e migliore dinamica di sviluppo del comparto.
Siamo di fronte a una pubblicazione che dovrebbe essere letta e meditata sia dagli addetti al settore che dagli esperti e da tutti coloro che hanno una qualche responsabilità nel turismo italiano.
Maria Cetti Serbelloni è esperta in economia e politica dell’ambiente e collabora con il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali con sede a Ravello (SA). < Gli Articoli di Azienda Turismo