Qualità ambientale e sviluppo dell’occupazione

Associazionismo e impresa sociale

Superata la fase del dibattito sulla sua apparente contraddittorietà, il binomio ambiente-occupazione è ancora in cima alle preoccupazioni degli italiani. Tuttavia, un recente sondaggio Eurisco testimonia che mentre la preoccupazione per il lavoro è passata dal 17% del 1993 al 65% del 1997, con una crescita esponenziale dell’ansia rispetto al futuro occupazionale, la preoccupazione relativa all’ambiente si è attestata attorno al 30%, seguendo un processo inverso. Per questo, è importante che la gente percepisca la possibilità di coniugare l’ambiente con l’occupazione, rafforzando la sensazione che, a differenza del passato, non esiste una opposizione necessaria ed ineluttabile tra i due elementi di questo binomio.

Ciò consentirebbe anche di fare luce sul ruolo del cd terzo settore, termine con il quale ci si riferisce a quei fenomeni di associazionismo, di volontariato, di cooperazione sociale e di solidarietà internazionale che hanno già ampiamente sperimentato, nel corso di questi anni, la loro presenza nel filone dell’ambiente e del turismo sostenibile, dimostrando una notevole capacità di innovazione.

Troppo spesso, invece, il terzo settore viene ancora identificato con il sociale, inteso in senso stretto come quel complesso di attività finalizzate esclusivamente all’assistenza dei soggetti svantaggiati, mentre occorrerebbe affermare un concetto di welfare molto più allargato, in cui i temi dell’ambiente e della salvaguardia ambientale abbiano pieno diritto di cittadinanza.

In tal modo, verrebbe pienamente riconosciuto il ruolo svolto dalla cooperative sociali in quei settori che dal riciclaggio alla raccolta differenziata dei rifiuti, operano nel campo della manutenzione del verde, offrendo numerose opportunità di inserimento lavorativo anche alle categorie socialmente svantaggiate. In questo senso, la pluriennale esperienza dei consorzi per la raccolta ed il riciclaggio dell’alluminio costituisce un esempio estremamente significativo della funzione trainante che il tema dell’ambiente esercita sul fenomeno dell’associazionismo e del volontariato.

Un fenomeno che, canalizzando e veicolando le energie individuali, riesce a mettere in campo la capacità dei soggetti, uomini e donne, in grado di dare risposta ai bisogni sociali emergenti attraverso l’individuazione di nuovi filoni di attività e di reali opportunità di impiego.

L’evoluzione del rapporto tra associazionismo e impresa sociale

Per chiarire meglio l’evoluzione del rapporto tra associazionismo e impresa sociale, proprio il tema della raccolta differenziata, che fino a qualche anno fa non aveva diritto di cittadinanza, si è spesso imposto alle politiche pubbliche grazie alle campagne di denuncia e di sensibilizzazione condotte dalle associazioni ambientaliste.

E’ tuttavia evidente che queste realtà vivono una serie di contraddizioni e di difficoltà, anche in termini di sottocapitalizzazione, che non possono trovare nel pubblico il solo elemento di riferimento e di garanzia.

Agli Enti pubblici e ai soggetti che compongono il terzo settore spetta dunque collaborare attorno ad una politica che, sviluppando le esperienze di convenzionamento e l’avvio di nuovi lavori e di nuove sperimentazioni, sappia mettere in campo risorse nuove. Del resto, se il terzo settore occupa già 400 mila addetti, con un’incidenza dell’1,8% sul P.L., le stime relative ai prossimi tre anni prevedono che, a determinate condizioni, si potrebbero creare altri 200 mila posti di lavoro, parte dei quali proprio nei settori dell’ambiente, del turismo sostenibile e dei beni culturali. Non a caso, in questa direzione si sta già predisponendo una serie di strumenti, anche di natura fiscale. In questo senso, il progetto di riforma delle Organizzazioni non Lucrative di Utilità Sociale presenta alcuni interessanti elementi di novità, come la possibilità di estendere la categoria delle ONLUS a tutte le cooperative e non solo ai soggetti già classificati, anche sotto il profilo legislativo, come gruppi di volontariato o cooperative sociali. Ciò consentirebbe al cooperativismo di beneficiare di un trattamento fiscale di ulteriore favore, mettendo in moto nuovi meccanismi di capitalizzazione, dal momento che la riforma prevede anche la possibilità, da tempo esistente all’estero, di raccogliere donazioni private deducibili da parte sia dei singoli che delle imprese.

Ruolo delle banche

Quanto alla ridefinizione del ruolo delle banche, che a parte le esperienze della banca etica è ancora limitato all’erogazione del credito, il progetto di legge presentato dal Ministro Ciampi, annette grande importanza alle fondazioni. Si prevede infatti che, a privatizzazioni concluse, le 88 fondazioni bancarie attualmente esistenti nel nostro Paese dovranno intervenire con 2500/3000 miliardi di erogazioni – e non prestiti – in settori di utilità sociale.

In questo senso, considerando che il patrimonio complessivo di queste fondazioni si attesta attorno ai 55/60 mila miliardi, esistono già forti pressioni, sia da parte degli Enti pubblici che del Privato sociale, ai quali spetta individuare insieme i progetti di utilità sociale su cui impegnare le fondazioni bancarie. Quanto al Sud, l’acquisizione ad usi sociali dei beni confiscati alla mafia può rappresentare anche un valido presidio contro il dilagare delle organizzazioni criminali, a condizione che questa operazione attenga il sostegno di tutti, dai Prefetti agli Enti locali, fino al singolo cittadino. Infine, è ancora tutta da giocare la partita in corso con il Ministero dei LL.PP. sulla questione dei programmi sperimentali e, più in particolare, sul programma sperimentale del CER in materia di contratti di quartiere, che prevede non solo il recupero ed il risanamento di intere aree degradate, ma anche una serie di interventi integrati sotto il profilo sociale, ambientale e del territorio.

Per concludere, oggi è possibile individuare,a livello istituzionale e sociale, una serie di interlocutori diversi. Lavorando insieme, il Ministero del Turismo,il Ministero di LL.PP., le Regioni, le Province, gli Enti locali e, soprattutto, le forze sociali, intese non solo in senso tradizionale, con riferimento alle solo associazioni ambientaliste, possono mettere in campo uno schieramento forte, in grado di costruire un futuro migliore sotto il profilo della qualità ambientale.

di Nuccio Iovene
Segretario Generale
Forum Permanente del Terzo Settore

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