Problemi di Inquadramento per le Nuove Professionalità

Il nuovo contratto collettivo del Turismo,  che aggiorna e corregge alcuni aspetti normativi, oltre naturalmente  a ritoccare i parametri economici, lascia invariata la normativa relativa alle qualifiche degli addetti  e trascura, in parte, alcuni aspetti dell’evoluzione dell’attività turistica avvenuta negli ultimi dieci anni.

Il turismo è cambiato e va cambiando velocemente, nuove proposte organizzative si affacciano sul mercato, nuove professioni nascono con esse.

L’universo della ricettività turistica  ha visto nascere, in questi ultimi anni, aziende ricettive con particolari caratteristiche  strutturali ed organizzative: villaggi turistici, hotel club, residence, residenze turistiche alberghiere, multiproprietà, case vacanza, agriturismo, sono le strutture più comuni ma per le quali una definizione,  anche a livello legislativo, è auspicabile e necessario.

Un esempio per tutti, il villaggio turistico: è sufficiente sfogliare un catalogo di un tour operator nazionale per trovare questa definizione adattata a strutture completamente diverse tra loro:  si va dal modesto campeggio con qualche bungalow, al complesso di casette prefabbricate con pochi servizi centrali, oppure al grande complesso all’interno del quale coesistono diverse tipologie di alloggio e dotata di servizi diversi quali Ristorazione, Centro Commerciale, Centro Sportivo, Animazione.

Ed è soprattutto nel campo dell’animazione che il CCNL del Turismo si rivela più carente, lasciando che le figure professionali impiegate per organizzare questo servizio siano inquadrate sulla base di altri contratti collettivi che non tengono conto degli aspetti specifici del turismo.

Animazione. Sembra quasi una parola magica ed è sufficiente che uno o più animatori (spesso solo dei giovani volenterosi che si pagano così le loro vacanze) operino all’interno di una struttura ricettiva, perché questa possa definirsi villaggio turistico od hotel club. Ammettendo che questa sia la caratterizzazione sufficiente per darsi tale definizione, non si capisce perché nel nuovo contratto di lavoro di settore non si trovi la qualifica di animatore, come non si trova quella di istruttore di tennis o di istruttore di nuoto. Come d’altra parte non si trovano qualifiche come banchista, commesso, infermiere. Eppure grandi complessi turistici, ed in Italia sono numerosi, annoverano tra i servizi offerti:  centri commerciali con  negozi di generi alimentari, bazar, boutique, centri fitness, sauna, massaggi, infermeria, ecc.

E’ vero che in molti casi certi servizi sono appaltati ad imprese esterne, ma è altrettanto vero che molte strutture gestiscono direttamente queste attività: la mancanza di chiare normative per la corretta definizione di queste nuove strutture ricettive assieme  un contratto di lavoro che crea  notevoli  vuoti  per il corretto inquadramento del personale, lasciano enormi spazi ai soliti furbi che, vestendosi di abiti non propri, evitano anche di pagare correttamente il personale.

Noi riteniamo che il turismo italiano sia pronto per intraprendere nuovi percorsi di qualificazione e di recupero dell’immagine perduta:  molti imprenditori si affacciano sul mercato con idee nuove e con la convinzione che occorra competenza,  serietà, rispetto delle promesse e delle regole, chiarezza nell’offerta. In attesa di una n uova legge quadro che tenga conto dell’articolazione tipologica e imprenditoriale delle prestazioni turistiche, ci saremmo aspettati che almeno il nuovo contratto collettivo avesse potuto dare un contributo per impedire che pochi operatori scorretti continuino a dare un’immagine del turismo italiano fatta di furbi ed approfittatori e non di seri professionisti e di imprenditori all’altezza dell’evoluzione del mercato.

di Giancarlo Fabbri

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