Oltre i Successi di una Buona Annata Turistica

L’Italia dunque è ancora al vertice del movimento turistico internazionale: le cifre dei consuntivi sono elevati, anche se le stesse cifre – analizzate nella loro composizione  e nella dinamica congiunturale – potrebbero – rivelare aspetti su cui occorre riflettere. Ma i bilanci positivi restano e i dati parlano: arrivi e partenze, fatturati aziendali e apporto valutario fanno registrare incrementi che sono andati oltre le migliori previsioni.

Tanto basta per giustificare il clima  di soddisfazione, ma non per sottrarsi alla necessità di affrontare i nodi strutturali della nostra offerta  turistica al fine di renderla più competitiva, al di là  delle convenienze valutarie e dei riflessi degli “ incidenti di percorso” capitati ai nostri concorrenti. Nell’ultimo trimestre la Francia ha avuto forti cali nell’incoming dall’estero, non tanto a causa delle reazioni agli esperimenti nucleari che pure ne hanno incrinato l’appeal, ma soprattutto per i gravi disagi (comunicazioni interrotte, scioperi, attentati) che si sono verificati proprio alla vigilia delle festività di fine anno, durante le quali  la sola Parigi ha subito una flessione del 22% rispetto all’anno scorso!.

Questa rivista ha sempre dato maggiore importanza agli elementi strutturali rispetto a quelli congiunturali e cioè ci ha fatto apparire, talvolta, degli inguaribili pessimisti. Abbiamo spesso evidenziato che la quota dei turisti italiani che va all’estero,  restando molto bassa, non permette uno sviluppo armonico dell’industria dei viaggi, la quale non può dipendere solo dalla domanda straniera; abbiamo spesso sottolineato che, al di là del numero delle presenze, ciò che conta è la  “qualità” della spesa turistica, perché ogni visitatore che viene in Italia ha comunque un costo  (consumo energetico, rifiuti da smaltire, ecc.) che è a carico della collettività; abbiamo suggerito  di non enfatizzare il valore di saldo della bilancia turistica, poiché l’apporto valutario derivante dalla fruizione dei servizi turistici non è depurato  del costo delle importazioni necessarie per fornire tali servizi.

Ma oggi dobbiamo notare che anche le associazioni imprenditoriali – pur soddisfatte delle cifre – si mostrano più consapevoli che il 1996 potrebbe essere l’anno della verità: di fronte alla ulteriore compressione dei redditi delle famiglie determinata dal drenaggio fiscale e dalla situazione occupazionale, vi è il pericolo reale di voler deperire ulteriormente la domanda interna. Non a caso la Confcommercio si mostra preoccupata dal rallentamento dell’inflazione che – pur rappresentando un fatto molto positivo – significa  sostanzialmente che la gente non consuma. E i consumi, piaccia o no, sono il motore dello sviluppo economico a cui la domanda turistica dà un contributo sempre più rilevante.

Il Presidente della Confcommercio, Billè, d’altra parte, dice chiaramente che chi crede di poter ripetere quest’anno le performance turistiche del ’95 ha una visione per lo meno miope della situazione, visto che difficilmente si potranno ricreare le condizioni dell’anno appena concluso. Basti pensare alla crisi che ha investito la Germania, che resta il nostro principale “cliente turistico”. Se non si avvia una nuova politica per il turismo, quindi, che consenta alle imprese di programmare il proprio futuro, potrebbe aprirsi un ampio fronte di vertenze sul versante della politica tariffaria e dei rapporti con la pubblica amministrazione.

Per “tenere” la pool position quindi, le imprese italiane si interrogano finalmente sulla loro reale competitività, mentre nel comparto dell’intermediazione si va registrando una maggiore attenzione alle sfide derivanti dai nuovi comportamenti e propensioni dei consumatori. Anche la periferia del Sistema turistico mostra una particolare vitalità, soprattutto a livello subregionale, sperimentando iniziative miste pubblico/privato che trovano la loro base nella diffusione delle strutture consortili locali.

Al centro, invece, il turismo resta una “variabile indipendente” , come dimostrano le vicende della Legge Finanziaria  con cui apriamo questo numero di AT, mentre il Sistema-Paese non è in grado di migliorare la sua capacità di accoglienza per quanto riguarda sia le condizioni ambientali complessive in grado di assicurare  un gradevole soggiorno ai turisti, sia la gestione dei beni culturali, sia il sistema delle comunicazioni aeree, che sta diventando uno dei fattori più critici dell’incoming e che potrebbe compromettere l’insieme degli interessi turistici.

Quest’ultimo problema diventa sempre più importante e, per questo motivo, riprendiamo ad occuparci del problema dei trasporti cercando di inquadrare le questioni contingenti, come la crisi dell’Alitalia, nell’ambito di un  ragionamento più ampio e di prospettiva.

Un discorso che riprenderemo periodicamente su questa rivista perché non vi può essere crescita del turismo moderno senza sviluppo efficiente delle comunicazioni.

di Giuliano Faggiani

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