Nuove Esigenze e Nuovi Parametri di Valutazione

Adeguamento degli esercizi alberghieri

Sulla base delle rilevazioni effettuate annualmente dall’ISTA T,  nel 1995 risultavano in esercizio in Italia 33.124 alberghi, nel 1991 erano 35.597 e 36.744 nel 1988.

Sempre meno, quindi, (in sei anni il numero degli esercizi è diminuito di circa il dieci per cento), ma anche sempre meglio? La sola riduzione del numero delle imprese, di per sé, potrebbe essere considerata elemento positivo:  indicare, cioè, un processo di razionalizzazione del sistema attuato anche attraverso l’espulsione delle aziende marginali. Ma certamente si tratta di un’approssimazione ed occorre analizzare, nei limiti del possibile, i mutamenti intervenuti assumendo  ulteriori parametri.

Oggi l’ENIT è in grado di compiere un’analisi più approfondita e puntuale del patrimonio economico, artistico, ambientale che caratterizza l’offerta turistica italiana. Da quest’anno, infatti, in base ad una convenzione stipulata con l’Istituto Poligrafico dello Stato, l’ENIT ha potuto dotarsi di un sistema di gestione di banche dati, in cui spicca la banca degli alberghi.

Purtroppo la rilevazione viene effettuata con sistemi diversi che vanno dall’acquisizione diretta da supporti magnetici trasmessi all’ENIT dalle regioni che hanno una gestione informatizzata del censimento, all’acquisizione dai modelli tradizionali  inviati dalle strutture subregionali, all’acquisizione da schede distribuite direttamente dall’ENIT tramite POSTEL.

Di qui la necessità che si arrivi, quanto prima, ad una standardizzazione della rilevazione, poiché una razionale opera di monitoraggio della consistenza e delle caratteristiche del sistema delle imprese alberghiere ha un alto valore strategico, non solo per l’individuazione delle direttrici della politica turistica nazionale, ma anche per determinare obiettivi più squisitamente aziendali.

Il quadro di riferimento

Per quanto riguarda la consistenza del patrimonio ricettivo alberghiero –da cui è opportuno partire per un’analisi sull’evoluzione qualitativa delle strutture – dobbiamo ricordare che la riduzione del numero degli esercizi, non ha indotto una  minore disponibilità ricettiva espressa in posti letto,  anzi dal 1988 ad oggi vi è stato un aumento della capacità di alloggio: 1.600.844 posti letto nel 1988, 1.612.552 oggi.

Interessante è anche l’evoluzione all’interno di ciascuna classificazione : fortemente strutturato verso livelli più elevati:  le imprese alberghiere di prestigio, cinque e quattro stelle, che nel 1988 rappresentavano il 12 per cento dell’intera disponibilità di posti letto, ha raggiunto ora il 19%, mentre il numero delle imprese della categoria si è quasi raddoppiato.

Vivace anche l’incremento nella categoria tre stelle, che oggi costituisce la struttura portante della ricettività; quasi  il 42 per cento; il numero degli esercizi è aumentato di oltre 2.000 unità, mentre la disponibilità in posti letto è passata da 581.000 a 674.000.

Di conseguenza è diminuito il peso delle imprese  delle categorie inferiori di ben 7.000 unità in termini  esercizi e di quasi 200.000 in termini di posti letto. Così la fascia più bassa della ricettività (1 e 2 stelle) che nel 1988 costituiva oltre la metà delle imprese, oggi ne contiene meno del 40%.

Praticamente il processo verso l’alto ha causato l’espulsione di oltre 3.500 imprese ed una forte migrazione delle imprese minori verso livelli più elevati di offerta com’è stato analiticamente rilevato nell’articolo precedente mille imprese in più nelle quattro stelle, oltre 2.000 nelle tre, stabilità in quelle a due stelle e forte contrazione in quelle ad una stella.

Nuovi indicatori di qualità

Ma, al di là dei processi quantitativi, un’analisi selettiva dei dati consente ora di comprendere anche la distribuzione  di alcuni standards di qualità nel complesso sistema alberghiero.

Per ogni albergo censito nella banca dati ENIT, sono stati raccolti oltre 13  gruppi di informazioni, tra questi ne sono stati scelti alcuni per misurare il grado di qualità del sistema, cioè la sua capacità di soddisfare le esigenze differenziate della clientela. Messe da parte, quindi, le connotazioni o meglio le condizioni indispensabili che la stessa legislazione richiede per la classificazione alberghiera, sono state individuate alcune chiavi di lettura:

  1. l’anno di costruzione
  2. l’anno di ristrutturazione
  3. l’accessibilità alle persone disabili
  4. l’uso delle lingue straniere da parte del personale di contatto
  5. la presenza di parcheggio custodito

La selezione di questi indicatori, eccetto i primi due, appare funzionale all’individuazione di quelle caratteristiche che meglio rappresentato un’evoluzione dinamica verso la soddisfazione  del cliente “speciale”, dando per scontato che la gran parte dei turisti sia soddisfatta dalle caratteristiche standard dell’esercizio alberghiero: si è voluto considerare il turista straniero, il turista portatore temporaneo o permanente di handicap, il turista in automobile. Infatti solo attraverso griglie selettive sarà possibile valutare la capacità dell’industria alberghiera di saper rispondere alle sollecitazioni, del mercato , così come segnalato da autorevole fonte : “L’offerta turistica europea deve adattarsi alla mondializzazione del mercato e alla crescente competitività di nuove destinazioni, nonché all’evoluzione della domanda turistica, in particolare di quella europea” (Libro verde della Commissione delle Comunità Europee, edito a Bruxelles nell’aprile 1995).

Anno di costruzione

In ragione della diversità dei metodi di rilevazione, l’informazione sulla data di costruzione è presente per 11.511 alberghi sui 33.124. Anche se non esaustivo, quindi, il dato ha il suo grande significato, se non altro per le dimensioni del campione.

Tra le risposte valide sono stati estrapolati gli alberghi caratterizzati dall’essere edificio storico. Per questo sono stati eliminati tutti quelli costruiti dopo il 1900 e i restanti 3.135 sono stati ripartiti in tre grandi aggregati: alberghi costruiti fino al 1600, quelli costruiti tra il 1600 ed il 1800 e quelli costruiti in tutto l’800. I risultati sono i seguenti:

  • 159 alberghi risalgono a prima del 1600;
  • 744 sono quelli costruiti tra il 1600 ed il 1800;
  • 2232 sono stati invece costruiti tra il 1800 ed il 1900,

In totale quindi, il 27% degli alberghi che hanno risposto al quesito ha una indubbia valenza storica, l’1,4% si colloca in epoca remota: ha più di 400 anni, il 6,5% è stato  costruito  nel periodo che va da Galileo a Napoleone ed il 19% ha visto la luce nel XIX secolo. Se questo risultato si potesse estendere all’intero patrimonio alberghiero nazionale, potremmo affermare che un albergo su tre merita di essere visitato per il suo valore storico.

Anno di ristrutturazione

Interessante è anche l’analisi dei dati riferiti all’anno dell’ultima ristrutturazione, perché testimonia la capacità della gestione aziendale di mantenere un costante livello di qualità della propria struttura e di investire nell’impresa.

Anche per questo dato si deve premettere che le informazioni non riguardano tutti gli alberghi, ma solo quella quota che ha risposto ai questionari inviati dall’ENIT e dalle regioni  che hanno inserito la domanda nei propri modelli di rilevazione.

Le risposte sull’anno dell’ultima ristrutturazione sono state 9.860, meno di un terzo quindi, sempre un buon campione. Degli alberghi ha hanno risposto, ben 7.627, oltre il 77% del totale, hanno dichiarato di aver eseguito i lavori di ristrutturazione nell’ultimo decennio. Ma è interessante notare come diversa sia la distribuzione – all’interno delle regioni – di questa  percentuale : al primo posto si trova la Basilicata con il suo 89%, seguita da Puglia, Emilia Romagna, Lazio e  Sicilia; inoltre sulle sedici realtà regionali censite, ben undici si collocano sopra il dato nazionale.  Va detto, tuttavia, che non sono presenti i dati di alcune regioni di primaria importanza, quali Trentino Alto Adige, Toscana e Piemonte, e che non sono stati fatti gli incroci con i dati relativi all’anno di costruzione: gli alberghi che non risultano ristrutturati negli ultimi dieci anni potrebbero essere esercizi di nuova costruzione .

Accessibilità alle persone disabili

Questo parametro di valutazione misura la capacità dell’industria alberghiera di proporre un prodotto di alto valore civile, ma sono anche indicativi di una gestione che – a parte gli obblighi di legge – ha saputo tener conto di una significativa tendenza di mercato, in considerazione della numerosità delle persone che, pur in presenza di qualche disagio fisico, hanno imparato a non rinunciare alla vacanza e alla mobilità.

Gli alberghi accessibili alle persone disabili sono 5.203. di cui quasi la metà sono a tre stelle, ma il primate, spetta agli alberghi a quattro stelle nei quali l’accessibilità è prevista per un albergo su due.

I valori sono diversamente distribuiti  nelle regioni italiana: la regione più avanzata è l’Umbria, dove un albergo su tre dichiara che le proprie strutture sono alla portata di tutti, seguita da Molise e Sardegna. Comunque quattordici  regioni su venti hanno una percentuale di accessibilità superiore alla media nazionale.

Il dato generale non è tuttavia confortante, ma potrebbe servire a segnalare all’industria alberghiera la obiettiva carenza di adeguamento rispetto ad una esigenza diffusa: si stima infatti che solo in Italia le persone che hanno difficoltà fisiche per motivi temporanei o permanenti siano circa due milioni.

Uso delle lingue straniere

In Italia un cliente straniero  può essere accolto con una lingua straniera in un albergo su due.. E’ interessante notare che il grado di apertura alla clientela straniera, testimoniato dalla presenza di personale di contatto poliglotta, è molto frequente non solo negli esercizi di livello elevato  (1.820 alberghi su 2.303 a cinque e quattro stelle), ma anche in quelli medi 6.223 alberghi a tre stelle su un totale di 9.887. (E’ bene precisare che non sono stati resi disponibili, per le già segnalate differenze nei sistemi di rilevazione. I dati relativi a due regioni importanti: Trentino Alto Adige e Piemonte)

Naturalmente le differenze tra regione e regione sono notevoli: l’Emilia Romagna è la regione in cui è più diffuso l’uso delle lingue straniere in tutte le tipologie delle strutture alberghiere, comprese quelle più familiari: (gli alberghi a due stelle).

I dati numerici mostrano quanto sia complessivamente elevato il servizio offerto dagli alberghi italiani alla clientela internazionale: la maggioranza assoluta delle regioni si colloca sopra la media nazionale che è  già ragguardevole, ma ben 11 superano il 60% , mentre Val d’Aosta ed Emilia Romagna toccano valori di assoluta eccellenza (rispettivamente 88 e 72 per cento).

Presenza di parcheggio custodito

Il requisito del parcheggio custodito ha una sua specifica validità, soprattutto rispetto al segmento di domanda di chi viaggia con mezzo proprio contribuisce a rassicurare il cliente e rappresenta un elemento importante, a parità di condizioni, nella scelta di un albergo.

Questo è stato ben recepito dalla regione pilota per grado di internazionalizzazione: il Trentino Alto Adige in cui quasi tutti gli alberghi, 5.495 su 5.795, posseggono un parcheggio custodito.

Appare comunque complessivamente buona la media nazionale (44%), valore intorno al quale si attestano le strutture di quasi tutte le regioni con l’eccezione del Trentino Alto Adige, di cui è già detto e della Valle d’Aosta che raggiunge anch’essa un alto grado di  efficienza: tre alberghi su quattro infatti possono assicurare il parcheggio custodito.

La distribuzione del servizio all’interno del sistema ricettivo di ogni regione, mostra comunque che l’area più sensibile a questa esigenza è quella degli esercizi a quattro e tre stelle, in cui il servizio è presente almeno nel 50% degli esercizi.

Conclusioni

Le osservazioni ed i dati riportati sono necessariamente limitati ad una visione storica del patrimonio alberghiero, proprio perché – come si è già sottolineato- non è stato possibile – finora – disporre di una banca dati sufficientemente ricca di informazioni dettagliate da cui derivare comparazioni storiche sulla struttura e sull’evoluzione dei servizi offerti dagli esercizi alberghieri in Italia. Ciò sarà possibile a partire dal prossimo anno, quando si potrà confrontare e valutare il patrimonio ricettivo italiano nella sua dinamica. Per questi motivi è più che mai necessario individuare, d’intesa con tutti gli operatori  del settore, modalità di acquisizione e trattamento dei dati adeguate alla necessità di avere un flusso costante e storicizzato di informazioni specifiche.

Il sistema di rilevazione e gestione dei dati alberghieri – che si è conservato praticamente con scarse varianti da quasi 60 anni e presuppone un passaggio piuttosto macchinoso delle informazioni attraverso vari centri amministrativi dovrebbe e potrebbe essere radicalmente cambiato nella consapevolezza della necessità strategica di sistemi informativi e di elaborazione informatica dei dati, in grado di rappresentare la realtà imprenditoriale del settore, anche ai fini di intervenire sul “prodotto” per renderlo più competitivo sui mercati.

Sarà, quindi possibile, con una intelligente politica  economica pubblica ed imprenditoriale, incidere sulle condizioni strutturali dell’offerta turistica nel suo complesso e restituire all’Italia  un ruolo più significativo nello scenario internazionale.

di Maria Raffaella Tiberino

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