Norme Nuove in Cantiere

Lo sblocco degli interventi ambientali

Mentre si riapre un dibattito di prospettive sulle grandi opere pubbliche, per affrontare l’emergenza, il “Governo Berlusconi” ha sbloccato la situazione di crisi che si era venuta a creare nel settore degli interventi di interesse ambientale, con un a serie di provvedimenti coordinati.

Al decreto –legge 29 aprile 1994, n. 257, recante differimento di termini previsti da disposizioni legislative – il cui articolo  71 aveva rinviato l’entrata in vigore delle nuove norme in materia di verifica della congruità dei contratti pubblici – è stato subito sovrapposto il decreto-legge 31 maggio 1994, n. 331, per la ripresa delle  attività  imprenditoriali, un decreto con il quale sono stati sospesi fino al 31 dicembre di quest’anno gli effetti della legge Merloni (legge 11 febbraio 1994, n. 109) e dell’articolo 6 della legge Cassese (legge 24 dicembre 1993, n. 537) di accompagnamento alla finanziaria per il 1994. Fino all’emanazione del nuovo regolamento dei lavori pubblici, previsto appunto dalla Legge Merloni, quindi, continuerà ad applicarsi la normativa precedente, e non sarà necessario mantenere  il blocco  dei progetti che si era creato negli ultimi mesi.

Queste disposizioni riguardano tutto il settore dei lavori pubblici – di cui le opere di valore ambientale rappresentano comunque una buona fetta – ma il Governo ha previsto anche norme precise per il settore delle opere connesse ai servizi idrici.  Anche qui si tratta  di uno “sblocco”, cioè dello scioglimento di un nodo  procedurale che aveva portato il settore alla paralisi. La norma specifica è contenuta anch’essa  nel decreto legge n. 331 del 1994, all’articolo 5, che affida ad un decreto del  Presidente della  Repubblica  il compito di definire entro il 2 luglio prossimo le forme che dovranno assumere le società miste, a partecipazione anche non prevalente di capitale degli enti locali, per l’esercizio dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura, depurazione e smaltimento rifiuti, nonché per la ripartizione di opere pubbliche connesse.

Un settore quello dei servizi pubblici, che richiede notevoli investimenti di capitali, cui soltanto le imprese private possono far fronte, mediante l’intervento del sistema bancario ed in presenza di adeguate garanzie sugli introiti tariffari derivanti dalla gestione del servizio.

Un altro problema risolto – ma questa volta grazie ad una eredità legislativa del prof. Cassese – è quello della localizzazione delle opere pubbliche, anche nel settore ambientale. Il problema è particolarmente sentito per quanto concerne le località da individuare  per la realizzazione di impianti di smaltimento o di depurazione.

Su questo tema è stato recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383, con il quale è stato emanato il regolamento che disciplina i procedimenti di localizzazione delle opere di interesse statale. Esso prevede che per le opere “da eseguirsi con  le amministrazioni statali o comunque esistenti su aree del demanio statale” , nonché per quelle “pubbliche di interesse statale , da realizzarsi dagli enti istituzionalmente competenti”, sia convocata una conferenza di servizi, che deve pronunciarsi entro 60 giorni, altrimenti interviene un decreto del Presidente della Repubblica, sentita la Commissione interparlamentare per le questioni regionali, previa deliberazione  del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri competenti per materia, nel nostro caso quello dei lavori pubblici e dell’ambiente.

Questa procedura, prevista solo per i casi in cui la localizzazione prescelta non sia conforme agli strumenti urbanistici vigenti, dura – nella maggiore delle ipotesi – 150 giorni. Nel caso invece in cui le opere da realizzare siano giudicate conformi, con atto di intesa tra lo Stato e le Regioni interessate, la procedura si chiude in meno di 60 giorni dalla richiesta avanzata dall’amministrazione statale competente.

Arrivano buone notizie, infine, anche per le imprese che si sono specializzate nelle opere di sbancamento dei corsi idrici, indispensabili per assicurare l’approvvigionamento di acqua sia potabile che per l’’irrigazione. Il decreto legge 20 giugno 1994, n. 398, riapre i cantieri anche in questo settore, prevedendo l’approvazione – in sanatoria – per i progetti   in corso che non erano stati approvati a normativa vigente.

La domanda di sanatoria si presenta al rinnovato Servizio nazionale dighe, uno dei servizi tecnici nazionali operando presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e dovrà essere integrata entro il 30 aprile del 1995 con la relativa documentazione.

Insomma, il neonato Governo, con pochi suoi significativi provvedimenti ha dato un po’ di respiro  alle imprese operanti nel settore delle opere pubbliche di interesse ambientale,  un settore che dà lavoro a decine di migliaia di addetti e che rischiava la bancarotta, soprattutto per gli oneri finanziari connessi al blocco presso chè  totale dei pagamenti pubblici.

Certo il beneficio non sarà soltanto per l’occupazione e per l’economia italiana, ma anche per il grado di qualità dell’ambiente che, come sappiamo, è la “materia prima” dell’industria dell’ospitalità.

Pratesi nuovo Presidente del Parco Nazionale

9 Miliardi dalla UE per valorizzare la natura dell’Abruzzo

Regione “verde” d’Europa, con il 35% del territorio diventato parco nazionale, l’Abruzzo lancia un programma turistico con ambiente e natura in primo piano. Finanziato dalla UE con nove miliardi il progetto ,  “pilota” per le regioni del Mediterraneo propone un turismo di questa generazione che valorizzi le qualità naturalistico-culturali della regione, soprattutto, la ricchezza dei tre parchi della flora e della fauna. L’Abruzzo oltre al “verde” protetto possiede infatti  anche un patrimonio unico in Italia di biodiversità: 4500 specie animali e vegetali su un totale di 6000 presenti nel paese.

Nove le linee di intervento in cui si articola l’eco-progetto abruzzese: valorizzazione delle vestigia storico-culturali e archeologiche in ciascun parco:  recupero turistico dei villaggi e casolari abbandonati; sviluppo di produzioni artigianali eco-compatibili : realizzazione di centri turistici integrati nell’ambiente naturale: sviluppo di piccola ricettività diffusa: recupero dei centri storici; risanamento ambientale; realizzazione di centri turistico-didattici e di aree faunistiche nei parchi; sentieri e percorsi attrezzati in ambienti naturali incontaminati.

Il programma si svilupperà intorno allo slogan“Abruzzo: Natura forte del Mediterraneo

Ora , è certo che questa  attenzione particolare  della UE è stata determinata dal significato emblematico assunto soprattutto dall’esperienza del Parco Nazionale.  Ed è proprio  dell’ultima ora la notizia della nomina a Presidente di Fulco Pratesi che succede a Michele Cifarelli.  Quella che Pratesi riceve è un’eredità impegnativa, considerando i traguardi raggiunti dal Parco Nazionale che ha contribuito a fare dell’Abruzzo l’esempio più importante della politica di protezione ambientale in Italia. Non a caso la sede di Roma del Parco Nazionale d’Abruzzo è considerata, ufficialmente, l’Ambasciata dei Parchi italiani nel mondo.

Nulla da  dire sul nome del nuovo Presidente , che è un ambientalista noto in tutto il mondo. Fino all’anno scorso Fulco Pratesi è stato Presidente del WWF-Italia, carica che ha lasciato a Grazia Francescato, per ricoprire il seggio di deputato in Parlamento nel gruppo dei Verdi.

Ora Pratesi dovrà certamente contribuire ad occuparsi della gestione dei 9 miliardi messi a disposizione della CE, ma si tratta di interventi non nuovi alla mentalità con cui è stato finora gestito il Parco  d’Abruzzo, che ha guardato sempre positivamente alla possibilità di insediamenti e di attività compatibili nel territorio protetto, pur nel rispetto dei vari gradi di salvaguardia stabiliti per le diverse zone protette.

di Stefano Covello

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