Le difficoltà del settore, le richieste degli operatori e le iniziative politiche.
Non solo le compagnie aeree, ma l’intera industria turistica europea è in grande agitazione. Dopo gli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti, la gente non solo ha paura di salire in aereo, ma ha anche smesso di frequentare gli hotel, di noleggiare auto, di spendere soldi in ristoranti, teatri e altre attrazioni turistiche.
La situazione peggiore è quella dei viaggi transatlantici in partenza dagli Stati Unuiti verso l’Europa. “Gli Stati Uniti – spiega Sharda Dean della Merril Lynch – esportano più turisti che ogni altro Paese. Sorprendentemente, la Francia è la prima meta di turismo al mondo, e la Spagna la seconda. E’ facile comprendere quanto l’Europa sia vulnerabile nel settore turistico”.
Naturalmente anche l’Italia risente la crisi. Antonio Rozzi, presidente nazionale della Federazione italiana agenzie di viaggio (Fiavet) ha detto che dopo la cancellazione di circa il 40 per cento dei pacchetti turistici prenotati, per le agenzie di viaggio si prevede nei prossimi tre mesi un calo del 50% del fatturato. “La situazione per il settore – ha spiegato Tozzi – è veramente critica. Il problema è che il 67 per cento del costo di gestione delle imprese è costituito dall’attività lavorativa dei dipendenti, e questa sarà inevitabilmente l’unica valvola di sfogo se questa crisi andrà avanti”. A rischio, ha aggiunto, ci sono 6.000 posti di lavoro per un settore che fa circa 35.000 addetti.
La situazione di crisi è stata illustrata dal presidente della Fiavet Antonio Tozzi e dal vice-presidente Giuseppe Cassarà anche in incontro con il vice-presidente del Consiglio dei ministri Gianfranco Fini. Si è parlato anche dei provvedimenti che la Fiavet, con le altre associazioni di categoria, ritiene più idonei per venire incontro alla ormai improcrastinabili necessità del Comparto e che in questi tre mesi sono state in più occasioni oggetto di segnalazione alle autorità di governo ed al Parlamento.
Confindustria: misure straordinarie e coordinate
La Confindustria chiede al governo di sollecitare in sede di Commissione europea “una terapia d’urto coordinata a livello europeo per far fronte alla crisi del settore turistico” In particolare, Confindustria si rivolge ai ministri Antonio Marzano e Rocco Buttiglione affinchè chiedano provvedimenti straordinari e urgenti.
In due lettere firmate dal direttore generale di Confindustria Stefano Parisi ai minitri Marzano e Buttiglione, si evidenzia come già diversi Paesi della Comunità, oltre agli Usa, si stanno muovendo in questa direzione. “La Francia ha introdotto misure per alleggerire gli oneri contributivi a carico delle imprese turistiche dal 15 settembre, fino al cessare dello stato di crisi; l’Olanda ha varato un provvedimento della durata di 24 settimane che riduce gli oneri per le imprese colpite del 30% e misure analoghe sono state applicate anche in Belgio”.
Sarebbe pertanto opportuno, argomenta Confindustria, “un’azione comunitaria coordinata che, evitando effetti distorsivi della concorrenza tra Stati, sostenga il settore attraverso misure strutturali di sostegno e azioni limitate nel tempo,congiunturali e decrescenti. Per Confindustria la posizione di alcuni paesi del nord Europa non interessati al turismo non può essere considerato un ostacolo all’approvazione di misure necessarie a mantenere la competitività di un settore che rappresenta il 5% del Pil comunitario e interessa oltre otto milioni di lavoratori”.
Confcommercio: interventi a sostegno del settore
Anche il presidente della Confcommercio e di Confturismo Sergio Bille’ sottolinea, in una nota al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, “la necessità e l’urgenza della definizione da parte del Governo di misure a sostegno alle imprese del turismo”.
Il protrarsi della crisi internazionale, aggiunge Billè, sta continuando ad infliggere “colpi mortali al mercato turistico italiano”, annullando le positive prospettive di sviluppo. Confturismo che rappresenta oltre 1.100.000 addetti e 270mila imprese, ha stimato per questi ultimi mesi del 2001″. Una flessione delle presenze straniere nel nostro Paese pari a 2,5 milioni di unità ed una perdita secca di ricavi turistici di oltre 600 miliardi di lire, che saliranno a 1.600 nel 2002 qualora dovessero permanere le attuali condizioni di crisi”.
Billè manifesta “la più viva preoccupazione per le persistenti incertezze circa tempi, modi e coperture finanziarie” per il varo delle misure a sostegno del settore, sollecitando da Berlusconi un “suo autorevole e chiarificatore intervento per la definitiva messa a punto della linea del Governo”.
Confesercenti: salvaguardare l’industria turistica
“La manifestazione nazionale promossa da Assaviaggi e dalle altre associazioni di categoria e tentasi a Roma il 6 novembre – ha sostenuto Gaetano Orrico, presidente di Assoturisismo-Confesercenti – è stato quanto mai opportuna per riaffermare le richieste elaborate unitariamente dalle categorie turistiche più direttamente toccate dagli avvenimenti dell’11 settembre”.
“Occorre sottolineare – aggiunge Orrico – che questo settore è composto da 8.500 imprese che danno lavoro complessivamente a 40.000 persone per in fatturato di 25.000 miliardi di lire annui: al Governo è stato richiesto un intervento urgente a tutela di un settore produttivo e non un atto di assistenzialismo”.
In particolare, gli investimenti urgenti si riferiscono a:
– fiscalizzazione degli oneri sociali fino al 30 aprile 2002 per le agenzie viaggi e gli operatori turistici,
– estensione – fino al 31 dicembre della cassa integrazione straordinaria e dell’indennità di mobilità alle agenzie viaggi e agli operatori turistici con organico non superiore a 50 dipendenti,
– riduzione dal 20 al 10% dell’aliquota IVA applicabile alle operazioni effettuate per l’organizzazione di viaggi e soggiorni in Italia”.
I margini gestionali dei tour operator e delle agenzie di viaggio sono ormai ridotti al minimo: la drastica riduzione delle vendite di pacchetti e servizi turistici ha obbligato molti operatori a “congelare” la programmazione a breve termine.
“E’ importante salvaguardare l’industria turistica italiana – ha concluso Orrico – anche attraverso la promozione sui mercati internazionali e diversificando l’offerta. E in questo senso l’Enit dovrà essere dotato dei mezzi finanziari adeguati, aumentando le risorse economiche a disposizione”.
Le risposte del Governo e del Parlamento
Il Senato risponde dando il via libero a circa 97 mld (50 mlm di euro) per il 2002 a sostegno del settore turistico. Altri 97 mld saranno stanziati per il 2003 e il 2004. L’assemblea di Palazzo Madama ha approvato il maxi emendamento del governo alla Finanziaria, che prevede tra l’altro, il rifinanziamento con 1.200 mld di lire della legge 488 per i prossimi tre anni.
Il governo intende affrontare il problema della crisi del turismo istituendo innanzitutto un tavolo permanente per studiare i provvedimenti più opportuni a sostegno del settore. Lo ha detto il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano dopo l’incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria. Comunque, sul tavolo ci sono già delle proposte. “Non è detto che si possano accogliere tutte, dati i vincoli di bilancio, ha precisato il ministro.
E vanno dal rinvio dei pagamenti di natura fiscale alla revisione del meccanismo del reddito presunto in base agli studi del settore, fino ad arrivare alla riduzione degli oneri contributivi e previdenziali. Inoltre, c’è stato anche una richiesta di estensione della cassa integrazione che va però valutata dai ministri competenti”.
Perdite per le compagnie aeree: Alitalia taglio rotte e flotta
Pesa, e non poco, alle compagnie aeree l’attentato alle Torri gemelle di New Work, Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale del trasporto aereo (lata), le perdite previste per il 2001 raggiungerebbero quota 25 mila miliardi di lire. Il deficit maggiore riguarda i vettori statunitensi con perdite tra gli 8 e gli 11 mila miliardi. Nel periodo settembre-dicembre, si legge nel documento della lata, il traffico aereo ha subito un calo del 15%. Secondo le previsioni, per recuperare il deficit servirà almeno tutto il 2002.
Anche l’Alitalia predispone una serie di misure per cercare di ridurre gli effetti della crisi che si sta abbattendo sul trasporto aereo quale diretta conseguenza degli attentati terroristici. Una crisi che investe tutte le compagnie aeree mondiali che “non ha precedenti nella storia dell’aviazione civile del dopoguerra”. La domanda ha accusato infatti un crollo tra il 45 e il 60% dal giorno degli attentati.
In questa situazione il comitato esecutivo Alitalia ha esaminato il Contingency Plan che rappresenta “una risposta gestionale immediata – si legge in un comunicato – in linea con quanto si apprestano a fare , tutti i vettori europei ed ancor prima statunitensi”.
Il piano anti-crisi prevede una serie di misure che possono sintetizzarsi in tagli alla flotta e alle rotte per ridurre capacità e tagli ai costi. “I rilevanti tagli all’attività – continua il comunicato – determinano l’emergere di consistenti esuberi di risorse stimabili in circa 900 unità nel personale navigante e in circa 1.600 nel personale di terra”.
Gli interventi sulla rete prevedono “la sospensione dei voli diretti da Malpensa per la provincia europea, per Hong Kong, Pechino e San Francisco; sospensione del Roma-Rio de Janeiro e la riduzione di una frequenza giornaliera su Tel Aviv e il Cairo. Inoltre riduzione di capacità sui collegamenti Roma-New York e Milano-New York, e sospensione e riduzione di alcuni servizi marginali di alimentazione della rete intercontinentale e internazionale.
Sul versante dei costi, il piano prevede ulteriori azioni di contenimento delle spese generali. “Le misure così delineate – continua il comunicato – dovrebbero contribuire ad un significativo contenimento degli effetti negativi sul semestre ottobre 2001 -marzo 2002 della situazione con- sentendo di contenere di circa 300 miliardi il margine negativo del periodo che, senza interventi, si sarebbe posizionato a 700 miliardi. Per quanto riguarda l’anno in corso la situazione determinatasi sul mercato fa venire meno le ipotesi di recupero nel secondo semestre recentemente formulate , lasciando intravedere un sensibile peggioramento rispetto ai risultati consuntivati al 30 giugno”.
Il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano, che il 10 dicembre ha ricevuto il nuovo piano industriale di Alitalia, vede con favore un ingresso dei privati nella compagnia di bandiera. La crisi che sta attraversando l’Alitalia “riguarda tutte le compagnie ma, in verità, sappiamo che era cominciata – conclude Marzano – anche prima dell’11 settembre”.
Le proposte di Confartigianato
“Il rilancio del turismo deve partire dal Mezzogiorno e dalla filiera di attività (rappresentate nell’artigianato da 349.531 imprese, di cui 97.884 attive nel Sud) senza le quali non esisterebbe il made in Italy. Queste risorse imprenditoriali devono essere sostenute con interventi di sistema, anche con l’obiettivo di trasformare le nostre regioni meridionali nella meta turistica alternativa alle destinazioni di oggi considerate insicure e rischiose”.
E’ la sollecitazione espressa, nel corso del Convegno “Il nuovo turismo, chiave dello sviluppo del Mezzogiorno” , dal Presidente di Confartigianato Luciano Petracchi al ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano al quale ha chiesto misure di politica economica che valorizzino tutti i protagonisti della risorsa turismo e l’unicità delle nostre produzioni.
“Il turismo – ha sottolineato Petracchi – non significa soltanto alberghi e agenzie di viaggio”. L’artigianato, infatti, rappresenta una componente fondamentale dell’offerta turistica e, in una ricerca promossa d Confartigianato (di cui parliamo diffusamente nella rubrica “dossier” di questo fascicolo) , è indicato al terzo posto, dopo le bellezze paesaggistiche e culturali, tra i motivi d’attrazione per i turisti italliani e stranieri i quali, nell’ultimo anno, per l’acquisto di oggetti artistici e tradizionali e di prodotti agroalimentari hanno speso quasi 1.500 miliardi di lire. Oltre alle produzioni artistiche e gastronomiche, l’artigianato partecipa alla promozione del made in italy con attività ricreative, di ristorazione, di trasporto, di cantieristica, di tutela dell’ambiente, di restauro e valorizzazione del patrimonio culturale, di innovativi servizi alla persona.
“Oggi – ha aggiunto Petracchi – ci sono sempre meno ‘turisti per caso’; chi viaggia vuole riscoprire l’identità del territorio di vacanza in tutti i suoi aspetti, non solo quello paesaggistico , ma anche culturale, tradizionale,gastronomico”. E chiede anche servizi pubblici efficienti ed integrati con l’offerta degli imprenditori.Questa tendenza, che si può riassumere nel nuovo motto “turista a casa tua”, va assecondata con un gioco di squadra pubblico-privato in grado di coinvolgere tutte le componenti dell’offerta turistica presenti nel Paese”.
“Finora, invece – ha osservato il Presidente di Confartigianato – si è proceduto per compartimenti stagni, in maniera frammentaria, sottovalutando alcuni protagonisti del sistema turismo come, ad esempio, l’artigianato”. Le nuove esigenze dei consumatori impongono un approccio intersettoriale che dovrà caratterizzare sia le misure di promozione nazionali sia soprattutto le nuove competenze che la Legge di riforma del turismo (n.135 del 2001) assegna alle Regioni. “Ai lavori di concertazione nazionali, regionali e locali dovranno quindi sedere – secondo i rappresentanti di tutti i settori economici per individuare le sinergie necessarie ad offrire ai turisti risposte di qualità e a promuovere sviluppo locale e occupazione”.
Per fare dell’artigianato una nuova risorsa di sviluppo turistico del Sud, Petracchi ha sollecitato al Ministro Marzano:
– la “correzione” del decreto di attuazione della Legge di riforma del turismo per includere tra le imprese turistiche anche le attività artigiane del settore artistico, agroalimentare, di servizio trasporto persone:
– il coordinamento, da parte del Governo, delle autonomie regionali che devono istituire i Sistemi Turistici Locali (previsti dalla legge di riforma) per i quali è altresì necessario attivare i Fondi di finanziamento;
– la realizzazione di campagne di promozione del made italy all’estero.
Crisi dell’ordinamento turistico
Ma il turismo appare in crisi anche sotto il profilo dell’ordinamento: il nuovo assetto costituzionale (legge n. 3 del 18/10/2001) rende incerta l’operatività della nuova legge-quadro sul turismo che aveva previsto il varo delle linee guida per la regolamentazione e lo sviluppo di tutti i settori e sub-settori in cui si articola il movimento turistico.
Che gli enti locali siano poco disposti ad accettare la legge quadro e le sue linee guida risulta dalle iniziative già adottate a livello regionale. Oltre ai ricorsi alla Corte Costituzionale è stato predisposto un documento contenente le linee guida elaborate dalle regioni che non accettano nessun ruolo di indirizzo e coordinamento da parte dello Stato centrale.
Ma i contenuti qualificanti della legge quadro non sembrano messi in discussione, come si può vedere dalle norme contenute dalla legge varata, a tempo record, dalla Regione Umbra: la legge n.29 del 19/11/2001 recante “Disciplina dell’organizzazione turistica regionale”. Nel rispetto dei principi della legge 29 marzo 2001, n.135 e in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.112, disciplina l’organizzazione turistica regionale, con riferimento alle funzioni della Regione, delle Province e dei Comuni, nonché al ruolo dei sistemi turistici locali e degli altri soggetti interessati alla qualificazione e allo sviluppo del turismo, secondo i principi sanciti dall’articolo 4, comma 3 della legge 15 marzo 1997, n.59.
Dall’altro lato la riforma infinita della Pubblica Amministrazione proietta ombre sull’identità dell’organo di Governo preposto al turismo. Come si legge sugli organi di stampa, il Dicastero delle Attività Produttive, attualmente competente in materia turistica, da un lato dovrebbe acquisire il troncone della Ricerca scientifica collocata al Ministero dell’Istruzione, dall’altro si avvia a perdere il settore del Commercio con l’estero, quindi l’ICE (Istituto Commercio Estero) che passerebbe al Ministero degli Esteri.
Peraltro, nei Palazzi del potere circola voce di un accorpamento ICE-ENIT. Il che non sembra privo di senso in quanto ambedue gli enti, fanno promozione all’estero del prodotto italiano.
A questo punto sembrerebbe logico che anche la Direzione Generale del Turismo, attualmente collocata presso le Attività Produttive , venga inquadrata nel Ministero degli Esteri.
Considerato che le regioni risultano uniche titolari del campo turistico, la presenza di un organismo di Governo che segua il settore si potrebbe giustificare solo sotto il profilo dei rapporti con i paesi stranieri.Sarebbe probabilmente una soluzione ottimale per questo comparto. Il quale è estremamente inter-settoriale e trasversale e, nonostante la lettera della Costituzione, è senz’altro al di sopra delle competenze degli enti locali, ma si proietta massicciamente verso l’estero giustificando l’intervento dello Stato mentre resterebbe alle Regioni tutto il turismo interno.
Al Senato inizia il cammino della riforma
La riforma della legge quadro sul turismo ha cominciato il suo cammino in Commissione Industria e Turismo del Senato con l’audizione dei Presidenti delle regioni. In seguito alla modifica dell’art.117 della Costituzione il turismo è passato alla competenza delle regioni. Infatti, i governatori delle regioni Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto hanno inoltrato ricorso alla Corte di Cassazione per rivendicare le competenze in materia.
E proprio in quest’ottica, dopo le regioni, saranno ascoltati le organizzazioni dei commercianti (Confcommercio e Confesercenti) la Federalberghi, le federazioni dei tour operator, i sindacati, le
cooperative e i rappresentanti delle Confederazioni dell’industria, artigianato e pmi.
di Roberto Mari