L’effetto pulsar

Dopo il grande Giubileo

Il fermento e il dibattito prodotto dal Giubileo di Roma del 2000 hanno offerto una occasione di riflessione sul tema delle potenzialità insite nel rinnovamento indotto dall’organizzazione di un grande evento (giubileo, olimpiadi, esposizioni internazionali, ecc.) e sull’effetto prodotto in modo permanente da queste trasformazioni – effetto pulsar – soprattutto nel campo delle strategie e delle politiche per il turismo e per il tempo libero.
La questione non riguarda la necessità o meno di realizzare progetti ed interventi, quanto il rapporto fra questi eventi eccezionali – e i progetti ad essi legati – con le tradizionali politiche di trasformazione dello spazio urbano. Gli uni, i progetti, rivolti ad una fruizione turistica o comunque straordinaria della città e dei suoi luoghi, le altre, le politiche tradizionali di pianificazione, in risposta alla gestione ordinaria.

I grandi eventi, d’altronde, costituiscono oggi una occasione di “accelebrazione”, nello spazio e nel tempo, di quei processi di trasformazione e rinnovamento che sono alla base della pianificazione delle nostre città, aggregando un rilevante gruppo di attori ed investimenti utilizzati per lo più per la realizzazione di infrastrutture e servizi ad uso sia straordinario che ordinario.
Quante di queste siano politiche per il turismo è un’altra questione: a Roma, i problemi che scaturiscono dal potenziamento delle attività turistiche sono sempre stati marginali del dibattito politico perché manca una cultura delle interrelazioni tra le diverse funzioni e i sistemi urbani. Finora, al riconoscimento dell’importanza dell’attività turistica non hanno fatto seguito – se si escludono le iniziative sviluppate in occasione di particolari eventi, come i “mondiali” del 1990 e il Giubileo – adeguate valutazioni sulle caratteristiche di “sistema” del comparto turistico nella vita della città, né tanto meno sulle integrazioni quantitative e qualitative tra il settore, la cultura, l’urbanistica, il commercio, i trasporti,ecc. Esiste una interconnessione naturale fra la città dei turisti e la città dei cittadini; non si tratta di negare tale interconnessione – a ben guardare, il modo in cui è localizzata nella città attuale l’offerta di risorse storiche e archeologiche è, di fatto, una ricchezza (basti pensare al parco archeologico centrale dove il visitatore coglie tangibilmente il rapporto tra vecchio e nuovo, il fluire del tempo vivo della città, forse ancora più intenso della stratificazione filologica che può derivare dallo studio degli scavi) quanto di definire un rapporto nuovo fra domanda ed offerta di servizi ed attrezzature per il turismo, e di creare una nuova integrazione nella complessità ed articolazione della città attuale.

D’altra parte la storia della Capitale è stata caratterizzata dal ripetersi di eventi che hanno disegnato la forma urbana e condizionato lo sviluppo, soprattutto in nome di una funzione turistica e per il tempo libero. Tornando indietro nell’ultimo secolo possiamo ricordare gli eventi più significativi:

• la riconversione e il disegno della zona di Prati, nel 1911, in occasione del cinquantenario del Regno, da area militare a quartiere residenziale e di uffici;
• la creazione del E42, quartiere direzionale realizzato per un evento, l’esposizione universale del 42, che poi non si tenne mai, con il quale Mussolini intendeva mostrare al mondo il suo potere;
• la creazione della via Olimpica, in occasione delle Olimpiadi che si tennero a Roma nel 1960, e delle infrastrutture sportive del Foro Italico e del Villaggio Olimpico;
• le infrastrutture e i servizi, realizzati solo in parte, per i Mondiali di Calcio del 1990;
• per ultimo, il Giubileo, inteso quale occasione per delineare strategie urbane e per dotare la città di nuove infrastrutture parallelamente con l’elaborazione del nuovo Piano Regolatore Generale.

Il Giubileo ha rappresentato un vero e proprio effetto pulsar per la città: molti sono stati gli interventi infrastrutturali e di restyling del patrimonio storico monumentale e si è ampliato considerevolmente il quadro della ricettività. Ma è stata scarsa la valutazione degli effetti permanenti di queste trasformazioni sulla città. La quota maggiore di investimenti realizzati, a parte gli interventi pubblici, si è concentrata nel settore turistico (comparto alberghiero), con oltre 200 progetti di intervento. Questo sviluppo della vocazione turistica di Roma non può essere visto solo in elazione solo con il Giubileo, ma è stato il risultato dell’accresciuta posizione della città nel quadro internazionale, in seguito a fatti che non attengono solo all’area del turismo come la crescita, ad esempio, di quelle attività economiche che trovano nel made in Italy un punto di riferimento.

L’importanza dell’attività turistica per lo sviluppo dell’economia romana e, infatti, abbastanza evidente. Essa rappresenta da sempre una quota consistente della “ricchezza” della città grazie anche al richiamo indotto dalle sue molte attrattive storico-culturali e religiose. Quale comparto produttivo, il turismo ha vissuto di vita autonoma, accettato dagli abitanti ma non integrato nell’economia urbana: oltre all’offerta di servizi ed intrattenimenti per il turismo religioso e storico culturale esistono ancora difficoltà nell’aprirsi alle altre forme di turismo (di affari, commerciale, per studio, per salute, ecc.) che rappresentano il connotato delle metropoli moderne.
Tale aumento della offerta turistica dovrebbe determinare una qualità diversa e una trasformazione della tipologia del turista che arriva: da frettoloso fruitore di massa di beni archeologici e delle emergenze religiose a frequentatore abituale della città per il piacere di ritrovarsi spesso nei luoghi visitati, di conoscerne altri, di approfondire la loro conoscenza, al limite di partecipare a momenti della vita urbana (è il senso attrattivo della metropoli, d’altra parte, ed è ciò che si sta verificando per Parigi, Londra e New York).

Le nuove domande turistiche

Un primo passo verso la valutazione degli interventi ai fini della fruizione turistica consente nella definizione delle tipologie di domanda turistica potenziale che si possono ipotizzare nell’area romana. Tale definizione, naturalmente, sottoposta ad un’accurata valutazione delle ricadute urbanistiche (carico sui sistemi di mobilità e sui servizi a rete anzitutto, ma anche impatto sociale, costi collettivi,ecc.) e ad una seconda valutazione sulle opportunità di incremento ed articolazione della domanda. Un’azione di potenziamento dell’offerta di ricettività e dell’accessibilità alle nuove centralità turistiche, parallelamente alla creazione di circuiti alternativi a quelli classici, differenziati per durata e costo della permanenza, potrebbe rispondere ad alcuni segmenti di domanda di nicchia o d’élite, e offrire una apertura a delle domande di turismo più articolate.
Oggi il modello di domanda turistica si sta modificando e diversificando, se pure con una certa lentezza. Diminuisce il turismo di gruppo (che rimane però una quota importante soprattutto verso le mete tradizionali della città storica e religiosa) a favore di quello individuale, che genera a sua volta nuovi tipi di domanda, spesso connessa alla qualità “generale” dei servizi offerti: alberghi, ristoranti, monumenti, ma anche trasporti, parchi urbani ed archeologici, aree commerciali, ecc.)
Il Giubileo, inteso quale evento straordinario capace di generare un impulso nella vita della città, ha portato ad una maggiore articolazione dell’offerta turistica della capitale e ad una apertura verso nuovi target di clientela (come i giovani e le famiglie, i frequentatori di eventi musicali, sportivi, gli ecoturisti, ecc.), che a Roma hanno rappresentato fino ad oggi una quota assolutamente marginale, ma che possono essere per il futuro la chiave per implementare ulteriormente lo sviluppo del settore.
Queste nuove “popolazioni transitorie” esprimono domande non soltanto di servizi turistici e commerciali ma anche di servizi civili e di comunicazione, di attività di intrattenimento e di accessibilità alle fruizioni urbane e hanno modalità non sempre prevedibili di fruizione del territorio.

Esistono oggi nuove opportunità di visita e di soggiorno: il verde urbano e le aree dei parchi archeologici – all’interno dei quali possono essere previsti percorsi pedonali per il tempo libero, per il fitness, piste ciclabili e attrezzature ricettive leggere – , il litorale marino, lo shopping, i nuovi spazi previsti per i grandi eventi potranno determinare un riequilibrio delle polarità attrattive se accompagnate da interventi tesi al miglioramento dell’accessibilità, compresa la tradizionale segnaletica stradale che a Roma è particolarmente inadeguata, non solo per le esigenze dei turisti, ma anche per gli stessi cittadini.
Gli interventi effettuati in occasione del Giubileo hanno generato sulla città un effetto pulsar che ha
contribuito a modificare il quadro dell’offerta ricettiva, da molti anni statico: è emersa con forza l’importanza che l’evento assume nella motivazione dei flussi e della possibilità di una crescita consistente, della domanda come dell’offerta turistica. La città, infatti, ha oggi una possibilità di risposta, nel settore, comparabile con quella delle altre grandi città europee, anche se sta ancora sperimentando adeguate politiche e strategie in grado di rendere permanenti sull’economia e sulla società romana gli effetti legati a questi nuovi flussi.
E’ necessario però tener presente la duplice caratterizzazione del settore turistico nel suo impatto sulla città: da una parte il suo carattere di sistema chiuso con proprie regole di comportamento e proprie convenienze; dall’altra la configurazione di un sistema aperto alla città e al suo territorio che chiede di valutare in tempi reali le condizioni di offerta per tutelare i valori e il consumo delle risorse di cui si compone. Questo bisogno di assoggettare ad attente valutazioni di impatto degli effetti i diversi interventi non riguarda solo le implicazioni economico produttive del settore, ma anche e soprattutto gli effetti sulla vita quotidiana dei cittadini.

Una riflessione sul rapporto esistente tra eventi e politiche per il turismo, quindi, significa porsi il problema della continuità dell’azione: pensare, insomma, ad un attore preferenziale o ad una strategia – un grande disegno – in grado di procedere autonomamente nel settore del turismo non alternando le regole urbanistiche vigenti ma creando relazioni fra le funzioni e le risorse.
C’è infine un ultimo aspetto, non meno importante, che è quello di stimolare la crescita di una cultura turistica nella città. Una cultura dell’accoglienza che non si riduca ad una lista di interventi ma sappia superare l’episodicità degli interventi straordinari per misurarsi con una politica ordinaria di programmi e strategie per il turismo. Una cultura che sappia distinguere le linee strategiche dalle azioni specifiche, che sia in grado di programmare nel lungo periodo una azione efficace e duratura, in grado di costruire una struttura di supporto alla competitività della città. Una cultura che sappia superare gli adattamenti spontanei affidati al marketing operativo che ha sempre caratterizzato questo settore puntando sulla progettualità strategica, e quindi sulla ricerca, da cui possano discendere decisioni politiche e “good practices”.
Anche le buone pratiche, del resto, non possono essere solo un fatto teorico, ma si possono realizzare solo se dietro esiste una cultura diffusa che consenta di innescare il cambiamento all’interno di una strategia condivisa di sviluppo internazionale della città e della sua area metropolitana.

di Paola Nicoletta Imbesi

< Gli Articoli di Azienda Turismo