Integrazione città e campagna

Qualificare il territorio e l’ambiente

Nel tentare di sovvertire il modello di sviluppo territoriale ed economico-sociale della città di Palermo incentrata su una scellerata politica di espansione edilizia è stato certamente rilevante il dato della stabilità politica del governo locale.

Solo se il quadro politico locale è in grado di offrire sufficienti garanzie di stabilità, è infatti possibile impostare un processo culturale che,per produrre cambiamenti concreti, deve prima di tutto entrare nel comune sentire del corpo sociale.

Fatta questa doverosa premessa, che riguarda tutte le amministrazioni locali, a Palermo è accaduto con il nuovo Piano regolatore, di ribaltare il modello di edilizia espansiva che aveva dominato per trentacinque anni. Si tratta di un piano che è al tempo stesso di salvaguardia e di valorizzazione delle aree verdi cittadine considerate come il motore della riqualificazione e della trasformazione della realtà urbana.

In questo senso il fatto che la qualità ambientale sia considerata una risorsa aggiuntiva entrando nei programmi di tutte le amministrazioni comunali, contribuisce a creare un comune denominatore, nel quale si identificano tutte le realtà urbane del nord come del sud del Paese.

In atri termini, il tema dell’ambiente è il tema della storia, del codice genetico che ancora sogna il territorio delle nostre città come del nostro Paese. Tuttavia, la crisi di risorse alternative, ha contribuito a far sì che, accanto ad una specifica valenza culturale, l’ambiente acquisisse valore anche su piano economico.

Pertanto, piuttosto che disperdere energie nel tentativo di arginare l’inarrestabile crisi di un settore come quello edile, che pure, per un contesto urbanizzato, ha sempre rappresentato la principale forma di impiego produttivo del territorio, è forse il caso di cercare valori alternativi a quello della rendita, in grado di riattivare dei processi virtuosi, anche in termini economici, sul territorio.

La presenza del verde come valore sociale

In questo senso, la presenza del verde è senza dubbio un valore sociale, oltreché economico, anche per la rendita, perché migliora qualitativamente ed esteticamente, l’ambiente costituito.

Per tornare con un esempio concreto al caso di Palermo, la collaborazione con la Confederazione Italiana degli Agricoltori ha permesso alla amministrazione cittadina di mettere a punto un progetto “life” sull’arca agricola di Ciaculli, la cui fama è legata più all’appartenenza mafiosa di molti suoi proprietari che agli ottimi mandarini che vi si producono.

La profonda crisi che ha coinvolto la mafia e lo stesso tessuto socio-economico cui prestava supporto, ha di fatto posto l’amministrazione di fronte alla prospettiva di indicare un impiego alternativo per un’area ad alta vocazione agricola e tuttavia priva di mercato per i suo costi proibitivi imposti dalla proprietà che ne controlla ancora in parte la gestione.

Pertanto, scartata la soluzione della destinazione edilizia, in quanto non in linea con lo spirito della pianificazione in corso, l’amministrazione comunale ha aderito ad un progetto curato da Ambiente Italia e dalla stessa Confederazione Italiana degli Agricoltori, che è stato successivamente presentato alla Comunità Europea, con l’intento di dimostrare la fattibilità di un modello in grado di contemperare elementi per loro natura antitetici, come la città e la campagna, la proprietà privata e la funzione pubblica.

E’ nata così l’idea di destinare a parco agricolo periurbano gli 850 ettari dell’area di Ciaculli, progettando la sperimentazione della messa a coltura o della forestazione delle zone in stato di abbandono e la creazione di un museo del germo-plasma destinato a diventare luogo non solo della memoria, ma anche della evoluzione scientifica delle tecniche produttive e manutentive del territorio.

Il problema della manutenzione

Sotto questo profilo, il problema principale è appunto quello della manutenzione, dal momento che,
mentre i costi legati alla coltivazione di un terreno agricolo vengono ad essere compensati dalla vendita dei suoi prodotti, gli oneri connessi alle attività di gestione e di manutenzione delle aree e dei percorsi destinati alla funzione pubblica si trasferiscono per intero sulla collettività.

Si tratta, ovviamente, di costi difficili da quantificare, anche se, solo per finanziare gli interventi manutentivi sulle strade interpoderali e, più in generale, sulle aree interne suscettibili di diventare luoghi della collettività, all’interno del territorio privato del parco dei Ciaculli, sono già stati investiti circa 900 miliardi ed altri 100 sono stati destinati alla realizzazione di una canalizzazione in grado di fornire acqua ai fondi, altrimenti serviti da una rete di distribuzione controllata dalla proprietà mafiosa, con costi produttivi che penalizzano fortemente l’attività agricola.

Ma i vantaggi obiettivi, sta nell’aver posto in termini culturali la questione del mantenimento di quest’area verde in un momento nel quale la rendita dell’attività agricola e, quindi, l’amministrazione comunale ha cominciato ad attivare forme di turismo interno, ad iniziare dalle scuole che, a Palermo, sono state tra i veicoli della rinascita della città.

Palermo “apre le porte”

Come nel caso di “Palermo apre le porte”, la manifestazione che si ripete ormai ogni anno, con l’apertura di centinaia di monumenti, pubblici e privati, normalmente chiusi al pubblico che, in questa occasione è invece possibile visitare con la guida degli alunni delle scuole cittadine

Combinando questa iniziativa con la disponibilità dell’Associazione degli Albergatori e di altre associazioni di categoria, l’amministrazione comunale è riuscita ad ottenere una serie di agevolazioni tariffarie che hanno indotto un sensibile incremento del turismo in un periodo altrimenti considerato di bassa stagionalità.

Applicando questa stessa metodologia al parco agricolo di Ciaculli, diverse scuole hanno già visitato l’area nel corso della pausa estiva dell’attività didattica, ponendo così i presupposti per una ricettività, in questo caso anche culturale, che nasce dall’idea che il mantenimento del verde agricolo all’interno del territorio urbano è anche occasione per un suo ulteriore sviluppo. Analogo discorso vale, ovviamente, per un certo tipo di agricoltura biologica, anch’essa suscettibile di innescare un circuito altrettanto produttivo.

Come si vede, si tratta di un’esperienza replicabile, a condizione che si superi l’antico conflitto tra le esigenze della proprietà privata e della produzione e le esigenze della collettività, alla quale non deve sfuggire l’elevato valore ambientale e paesaggistico legato alla presenza di un’area verde all’interno del tessuto urbano.

Ed è appunto in considerazione di questo valore aggiunto che la città deve farsi carico dei costi di un bene ambientale che le appartiene, trovando il modo di coinvolgere i privati che, nel conservare la proprietà, devo essere anche aiutati a renderla economicamente produttiva.

Parco della Favorita

Un’altra iniziativa, già contenuta nel piano regolatore, riguarda il Parco della Favorita, destinato a diventare, nei prossimi anni, il più grande parco urbano della città: la presenza di un complesso monumentale de 700, con il Padiglione cinese, il Museo Etnografico Pitrè ed un bellissimo giardino all’italiana, oggi in stato di abbandono, ben si presta ad un inserimento nel circuito dei parchi tematici.

Con questo obiettivo sono stati avviati sia gli interventi di restauro monumentale che di recupero delle strutture impiantate negli anni 50, che trasformarono una parte del giardino in un parco dei divertimenti che, dai dinosauri al castello incantato, già si presentava come l’antesignano di “Gardaland”.

Oggi, a lavori ultimati, il parco è stato riaperto con una destinazione culturale, oltreché ludica, e la gestione dei servizi e dell’animazione è stata affidata separatamente a due cooperative.

E ad ulteriore conferma che questo tipo di intervento risponde ad una naturale esigenza della collettività, il parco è già diventato, senza bisogno di particolari azioni promozionali, un punto di riferimento per la città ed una meta turistica per l’intera provincia.

Per concludere, questi due esempi di riqualificazione del territorio, attraverso un’operazione di recupero delle risorse economiche e culturali offerte dagli spazi verdi presenti all’interno del tessuto urbano, dimostrano, da un lato, l’esistenza di reali opportunità verso le quali è possibile incanalare le energie in grado di riattivare circuiti economici e, dall’altro, la necessità che gli amministratori imparino a misurarsi con l’innovazione, individuando in un modello di sviluppo più duraturo e più rispettoso dell’ambiente attorno al quale concentrare l’attenzione e le risorse dei privati che, pure, occorre adeguatamente motivare.

di Alberto Mangano
Assessore al territorio
del Comune di Palermo

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