Il Punto sul Turismo Congressuale

Alla BTC di Firenze

La Borsa del Turismo congressuale non poteva meglio celebrare il primo decennio di vita, commissionando al CIRM una ricerca di mercato congressuale che, radiografando il settore, consentisse precise e aggiornate  valutazioni, ad uso non solo della BIC ma dell’intero mondo congressuale.

Inoltre, un contemporaneo studio affidato dall’ENIT all’Econstat ha integrato i dati forniti dal CIRM con valutazioni sul trend congressuale internazionale, fornendo molte conferme e precisazioni sui punti di forza e di debolezza presenti nel sistema congressuale italiano.

Dalla ricerca del CIRM , diretta in modo particolare all’analisi del mercato congressuale – visto dalla duplice faccia  delle aziende utenti di congressi e degli operatori del settore – emergono alcuni dati che suggeriscono, interessanti considerazioni:

  • Il mercato del turismo congressuale presenta una grande potenzialità di sviluppo, visto che ben il 48% delle aziende organizza in proprio gli eventi congressuali, invece di rivolgersi ad operatori specializzati. Conseguentemente, sia le agenzie di viaggio (che organizzano il 30% dei congressi), sia gli operatori specializzati (utilizzati per il 25% dispongono potenzialmente di rilevanti spazi di espansione della propria attività a patto naturalmente  che vengano eliminate le deficienze che la stessa ricerca individua con sufficiente precisione.

Un dato, sotto certi aspetti sorprendente, mette in rilievo che soltanto il 3% delle agenzie organizzatrici di congressi appare specializzato nella presentazione/lancio di nuovi prodotti, attività questa che rappresenta ben il 62% degli eventi organizzati dalle aziende. In n generale, viene messa in rilievo la non concordanza esistente tra le esigenze delle aziende, concentrate sui meetings (67%), sulla presentazione prodotti (62%) e sulle conventions (47%) , e le agenzie specializzate che si orientano prevalentemente verso l’organizzazione dei congressi tradizionali che rappresentano invece il 66% delle richieste provenienti dalle aziende;

  • la frammentazione della categoria formata dagli organizzatori di congressi è confermata dai dati relativi al loro fatturato: solo il 7% delle aziende ha un fatturato superiore al miliardo, mentre in grande maggioranza non supera i 500 milioni.
  • Sostanzialmente, dalla ricerca del CIRM, sembra emergere con evidenza che il mondo agenziale tende a “fare tutto da sé”, utilizzando male il contributo degli organizzatori professionali. Valutazione, questa confermata anche dalla ricerca promossa dall’ENIT  nell’ottobre 1995, quindi contemporaneamente a quella del CIRM.
  • Circa le motivazioni che hanno sinora impedito all’offerta italiana di sfruttare pienamente le proposte potenzialità nel mercato internazionale dei congressi, si rileva tra le altre l’insufficienza delle dotazioni tecnologiche, sia degli alberghi che dei centri congressuali, oltre alla sproporzione dei prezzi, giudicati troppi elevati. Non vi è dubbio, quindi, che queste due circostanze penalizzanti sul piano internazionale, siano egualmente influenti sul mercato interno.
  • Oltre a questi due aspetti principali, l’indagine dell’ENIT annovera, tra i punti di debolezza dell’offerta italiana, sia la scarsa affidabilità del sistema Italia, sia la scarsa capacità di comunicazione e di vendita sul mercato congressuale.
  • E’ nota l’insufficienza delle strutture congressuali per quanto riguarda la capienza (solo Roma può ospitare congressi di oltre 3/4.000 partecipanti )e per quanto riguarda la qualità del servizio, giudicata appena sufficiente. Si tenga conto che sono poche le strutture congressuali specializzate, progettate per questo scopo , e molto spesso sono utilizzati edifici o ambienti creati per altri scopi.
  • Quanto all’affidabilità del sistema di accoglienza nel suo complesso, è chiaro che anche il settore congressuale risente della scarsa funzionalità di certi servizi ritenuti essenziali, come i trasporti, e della frequenza di scioperi e agitazioni. Si aggiunge infine l’insufficiente azione promozionale  svolta verso i mercati esteri, per definire il quadro  non esaltante che caratterizza il nostro turismo congressuale, l’attività ventennale dell’Italcongressie quella del Convention Bureau Italia, di recente costituzione, non si sono rivelati sufficienti  allo scopo, non solo per mancanza di mezzi , ma anche per la scarsa incisività dovuta ai soliti mali italiani, identificabili nella mancanza di coordinamento, nel prevalere di personalismi e nella inesistente programmazione.
  • A parziale compensazione occorre però registrare l’esistenza di punti di forza che confermano il potenziale ruolo che l’Italia può svolgere anche nel mercato congressuale: qualità del  servizio  nelle strutture ricettive, accessibilità e immagine complessiva del Paese  sono considerate voci in attivo della ricerca di Econstat. Infatti, se, come è stato riscontrato, la dimensione degli esercizi alberghieri è mediamente modesta, la qualità del servizio è giudicata soddisfacente  e la presenza di buoni alberghi è riconoscibile in ogni città italiana dove si organizzano congressi.
  • Complessivamente, quindi, l’immagine dell’Italia all’estero resta ottima, se riferita alle attrattive culturali e storiche presenti nelle nostre città. Ciò vale soprattutto per le località turistiche, mentre l’immagine è negativa per le città di affari: solo Milano e Roma ottengono una valutazione positiva. Nel complesso, il quadro che emerge dalle due ricerche è pieno di luci ed ombre, come era logico attendersi..Nel bene e nel male esse ci hanno fornito delle conferme, che hanno il pregio di non essere basate su semplici sensazioni.

Ventennale dell’Italcongressi

Il plusvalore della cultura

 

Associazionismo, cultura, deontologia professionale, è in questa direzione che l’Italcongressi  vuole sviluppare la sua attività futura. Lo ha affermato il Presidente Carlo Siena nel Convegno svoltosi a Firenze alla vigilia della Banca del Turismo Congressuale 1995, celebrando il ventennale di vita di Italcongressi.

Dopo aver consegnato una medaglia ricordo ai Soci Fondatori (tra questi il nostro Direttore responsabile Aldo Agosteo, che nel 1975 partecipò alla creazione di Italcongressi in rappresentanza della Regione Lombardia), il Presidente Siena ha aperto il Convegno sottolineando come la crescita del fenomeno congressuale nel mondo e la evoluzione del mercato richiedano all’Italia uno sforzo innovativo, al quale debbono partecipare congiuntamente tutte le forze pubbliche e private interessate.

Infatti, data la sempre maggiore diffusione della prassi di abbinare l’evento congressuale internazionale con l’utilizzazione delle strutture museali, e considerata l’enorme ricchezza delle risorse culturali italiane, non dovrebbe essere difficile pere il nostro Paese soddisfare la domanda di carattere culturale che accompagna la richiesta di organizzazione  di Congressi a carattere scientifico. E’ necessario, però, che la fruizione del bene culturale corrisponda a criteri più moderni, secondo i quali il museo, oltre che ad essere sede espositiva deve divenire centro di attività culturali di richiamo anche internazionale.

I darti sono eloquenti. Tra musei, gallerie, e siti archeologici il totale italiano è pari a 3.650 unità, di cui 810 statali, 1471 comunali, 57 provinciali, 91 regionali, 191 appartenenti alle Università, 418 ecclesiastici, 523 privati ed il resto  ricadenti sotto la voce “altri” e quindi neanche ben configurati. Sul totale dei ben i culturali pubblici, quelli aperti tutto l’anno non vanno al di là dei 225/230. I soli musei statali assommano a 201, di cui 54 storici, 89 archeologici, 410 di antiquariato e 18 specializzati: si tratta di un “patrimonio grandioso in gran parte occultato”.

La futura realtà congressuale passa dunque attraverso la loro “riscoperta” e la valorizzazione anche delle strutture presenti dei piccoli centri storici, oltre che nelle tradizionali Roma, Firenze, Venezia, che costituiscono una occasione unica di arricchimento della nostra offerta congressuale, che presuppone però una visione nuova da parte delle Istituzioni pubbliche, sulla base di quanto stabilisce la inapplicata Legge Ronchey-

Analogo e maggiore sforzo dovrà essere fatto dalle categorie degli organizzatori congressuali sulla via dell’associazionismo e della deontologia professionale, indispensabili per accrescere la competitività in un mercato che si presenta sempre più difficile e globale: 81 milioni di congressisti nel mondo, di cui solo il 3,60%  vengono in Italia.

Muovere questo mercato, attraverso un’azione di coordinamento e di razionalizzazione perseguendo la crescita nel segno della professionalità : questi gli scopi per cui nacque vent’anni or sono Italcongressi:  questi tuttora gli obiettivi.

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