Fondi europei per lo sviluppo sostenibile

L’esempio della Basilicata

Un merito particolare è stato acquisito dalla politica europea in materia di turismo: la sollecitazione verso i Paesi membri per adottare modelli di sviluppo “compatibile” con la necessità di salvaguardia e tutela dell’ambiente. Necessità tanto più sentita nel turismo, ove l’espansione incontrollata dello

sfruttamento del territorio si risolve nella distruzione del bene oggetto stesso di sviluppo. Vale a dire – con espressione cruda ed efficace – la distruzione del capitale. Nel libro Verde sul turismo – documento contenente le linee ispiratrici della politica comunitaria nel settore – viene chiaramente espressa la convinzione che “la necessità di far conoscere varie politiche ad uno stesso fine, fa del turismo un campo d’azione ideale per la realizzazione dello sviluppo sostenibile”. Si può dire, insomma, che proprio nel turismo l’azione comunitaria trova le migliori possibilità di attuazione dei propri programmi.

Notevoli risultati concreti sono possibili attualmente con l’erogazione di fondi comunitari, la cui concessione viene rigidamente condizionata all’osservanza di misure che,per l’appunto, garantiscono la “compatibilità” dei progetti presentati. E’ in piena attuazione il Piano Operativo per lo Sviluppo e la valorizzazione di un “turismo sostenibile” nel Mezzogiorno d’Italia, di grande rilevanza anche per le dimensioni raggiunte: 447 progetti finanziati per complessivi stanziamenti di 530 miliardi di lire, metà dei quali rappresentati dai fondi nazionali e metà provenienti dal Fondo europeo di sviluppo regionale per le zone economicamente meno favorite. Caratteristica degli interventi è, oltre alla realizzazione del miglioramento qualitativo dell’offerta turistica delle regioni meridionali, la garanzia che i progetti finanziati rispettino la sostenibilità ambientale del territorio nel quale saranno realizzati.

In dettaglio, il Piano si propone di:

  • introdurre in maniera esplicita il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente;
  • soddisfare le aspettative di benessere delle attuali popolazioni senza compromettere la capacità di rispondere alle aspettative delle generazioni future.

La varietà del piano, la cui attuazione è prevista in un arco di cinque anni, (1997-2001) ha avuto, tra l’altro, il merito di mobilitare le abilità progettuali delle Regioni e la loro capacità di spesa e un esempio interessante, a tale riguardo, ci viene offerto dalla Regione Basilicata che sembra abbia dimostrato la migliore attitudine all’utilizzazione dei fondi assegnati.

Piccola per estensione (992 km di superficie, con 603.000 abitanti) la Basilicata – meglio sarebbe stato conservare l’antica denominazione Lucania – possiede, nelle sue limitate dimensioni, risorse ascrivibili a tutte le tipologie turistiche, da quelle balneari (40 km.di litorale sul Tirreno e altrettanti sullo Jonio) a quella montana (una minoritaria ma cospicua porzione del Parco del Pollino) e perfino nel turismo lacuale sviluppato nei piccoli laghi di Monticchio provvisti anche di acque termali.

Ma, anche se la Basilicata può giocare la sua carta migliore nel campo del turismo culturale (Matera, con i suoi Sassi, gli insediamenti archeologici di Metaponto e i castelli federicani di Lago Pesole e di Melfi che già costituiscono risorse in parte già note e suscettibili di ulteriori motivi di richiamo) il progetto regionale più avanzato,nel rispetto delle direttive europee, è quello di integrare i prodotti “classici” rappresentati dal turismo culturale e da quello balneare con prodotti “nuovi”, come quelli connessi all’ambiente rurale, rimasto integro, anche perché sinora escluso dallo sfruttamento turistico, e quindi particolarmente idoneo a realizzare uno sviluppo sostenibile. Del resto, l’intera Basilicata, proprio per le sue caratteristiche territoriali e per le sue modeste dimensioni, non si presterebbe mai ad ospitare un turismo di massa. Sulla base di questo orientamento della Regione, le proposte avanzate dall’Azienda di Promozione turistica (alla cui direzione, con soluzione innovativa, è stato chiamato un Amministratore Unico) hanno fissato per il 2000 il raggiungimento di alcuni obiettivi che sono in perfetta linea con le raccomandazioni della Unione europea. Tra questi, l’idea di sviluppare una forma alternativa di ricettività con la realizzazione di “borghi-albergo” in alcuni piccoli paesi scelti in base a precise caratteristiche, dove la riqualificazione delle abitazioni nel rispetto dello stile e nelle forme di costruzione locali, ne consentirà l’utilizzazione turistica con il consenso e il vantaggio economico dei proprietari – spesso emigrati per motivi di lavoro – i quali troverebbero nel miglioramento delle loro case un motivo in più per sentirsi legati al paese d’origine. Si eviterebbe così l’abbandono di queste abitazioni, preservando e migliorando l’ambiente rurale caratteristico. E’ bene chiarire che la creazione del “borgo-albergo”si differenzia dai modelli di ricettività riconducibili all’agriturismo ed ad altre forme di utilizzazione di manufatti rurali: il borgo-albergo, infatti, è l’insieme di stanze e di posti letto ricavati dal recupero del centro storico del paese e questo “insieme”costituisce complessivamente l’albergo, provvisto dei normali servizi,nel rispetto e nella conservazione dell’ambiente, con la sua struttura e la sua tipicità.

Ma il terreno più fertile per la realizzazione dei progetti europei è certamente rappresentato dal Parco del Pollino che, trovandosi ancora oggi in fase di avvio, è suscettibile di ogni futuro sviluppo. Nel Parco, che si estende a cavallo della Basilicata e della Calabria, la regione Lucania ha una parte minore ma egualmente significativa (ventiquattro Comuni dei cinquantasei inclusi nel territorio del Parco). L’Ente Parco, funzionante da quattro anni, deve affrontare complessi problemi di gestione per contemperare le esigenze della conservazione della natura con la realizzazione dello sviluppo turistico nel quale le popolazioni ripongono giustificate speranze di riscatto. In attesa del Piano del Parco, attualmente in elaborazione, si stanno adottando misure di salvaguardia, nell’intento di garantire una tutela rigorosa in alcune zone e la utilizzazione delle risorse assicurando la valorizzazione dell’ambiente naturale. Il parco copre complessivamente 196mila ettari di “zona protetta”, attraverso massicci montagnosi, pianure di alta quota, corsi d’acqua, fitti boschi, campagne e terreni coltivati, si estende tra le spiagge dello Jonio e del Tirreno comprendendo un patrimonio inestimabile di fauna e di flora: è il parco del pino loricato, dell’aquila reale, del lupo appenninico, delle rocce dolomitiche; ma è anche il parco di ritrovamenti archeologici, degli insediamenti di minoranze etniche, di castelli, conventi, santuari.

A favore delle aree protette, la Comunità europea prevede il sostegno di specifici progetti per la realizzazione dei servizi destinati ad una migliore fruibilità delle aree stesse, anche attraverso la divulgazione scientifica e culturale, la sistemazione dei sentieri pedonali, l’avvio di attività culturali, la promozione di attività sportive compatibili. E’ la direzione del Parco del Pollino ha previsto una riattivazione dei sentieri antichi non segnati, la creazione di itinerari guidati, una adeguata cartellonistica e la realizzazione di una rete di servizi. Una prima, incoraggiante conseguenza dell’azione svolta in questo campo, è la avvenuta costituzione di un Consorzio di operatori, che nasce con obiettivi di valorizzazione delle tradizioni locali e per la formazione di figure professionali di supporto alla valorizzazione del parco (guide).

Ma, al di là dell’area del Pollino la Basilicata si è proposta di estendere a tutto il territorio regionale la logica dell’intervento che pone al centro di ogni azione i principi dello sviluppo sostenibile. In questo quadro, motivi di interessante novità presenta l’intendimento di introdurre la certificazione di qualità delle imprese di ospitalità e, più ancora la certificazione di qualità dei siti e dei luoghi, per premiare quei Comuni che adotteranno in modo esemplare i criteri di salvaguardia e di valorizzazione dell’ambiente,in armonia con le direttive europee. Può dirsi che la politica turistica della Regione Basilicata si muove nella giusta direzione per facilitare una scelta che attraverso il turismo – per l’appunto, il turismo “sostenibile” – garantisca uno sviluppo economico coerente con le sue tradizioni.

Scelta non facile se pensiamo alle possibilità, ormai rivelatesi concrete, insite nello sfruttamento delle risorse petrolifere recentemente scoperte in forme abbondanti e di qualità.

Potranno le due opzioni – turismo e industria – convivere? Forse sì, a patto che anche la futura industria petrolifera sia indirizzata verso forme compatibili con la salvaguardia dell’ambiente. Se questa condizione sarà rispettata vi potrà essere un riequilibrio fra turismo e industria, che ha visto sinora il turismo regolarmente soccombente.

di Aldo Agosteo

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