Il turismo chiude il 1995 all’insegna de trionfalismo: L’Italia conquista il secondo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti d’America , quanto agli introiti valutari, con circa 50.000 miliardi di lire di ricavi e circa 20.000 miliardi di attivo.
L’ascesa dell’Italia per introiti valutari è stata costante negli ultimi anni: quarta nel ’93, terza nel ’94, seconda, appunto, nel ’95: l’Italia ha superato tutti gli altri paesi turistici del Mediterraneo dimostrando, ancora una volta, che il turismo rappresenta la prima industria del Paese.
D’altronde, siamo stati sempre il secondo paese del mondo, dopo gli USA, quanto alla dimensione del sistema ricettivo e quindi può non stupire l’incremento dei ricavi di questo settore.
Il turismo, continua ad essere un fenomeno stupefacente, incontrollabile, estremamente dinamico: basti pensare che sussistono realtà ricettive come l’Hilton di Las Vegas, ove tre suite (da 1.300 a 1.500 metri quadri ciascuna sono costate 60 miliardi, ed il GrandHhotel de KrommeReake, in Olanda; costituito da un unico appartamento per due persone , anche se con tutti i servizi di un grande albergo!
Anche in Italia registriamo una realtà complessa e critica: a fronte del riferito incremento valutario, continua l’incertezza più totale per quanto riguarda l’ordinamento istituzionale, mentre si registra l’incapacità di manovra da parte degli organi regionali: si può tranquillamente affermare che il progresso fatto registrare dal settore turistico sia dovuto unicamente alla nota intraprendenza degli operatori e ad una serie di circostanze favorevoli (per l’Italia) a livello internazionale, non ultima la debolezza della lira nei confronti delle altre valute.
L’Italia, tuttavia, non può continuare a gestire il turismo affidandosi ad eventi fortuiti e transitori, deve governare il settore. Sembrava che questo fosse possibile, più che nel passato, con l’istituzione del Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, organo agile, dotato di una strumentazione – offerta dalla legge 400 – che consente di procedere con la velocità e l’efficienza necessarie di fronte alla evoluzione del fenomeno turistico, come già altre volte è stato rilevato da questa rivista.
Tra l’altro, la legge 11 maggio 1995 n° 203 istitutiva del Dipartimento aveva anche tracciata la strada per la risoluzione di una serie di problemi che frenano l’ulteriore sviluppo del turismo italiano: riordino dell’ENIT , adeguamento alla disciplina comunitaria per la superficie delle camere d’albergo, classifica e vincolo alberghiero.
Invece, quando la nuova realtà operativa sembrava consolidata e si chiariva l’orizzonte anche attraverso le previsioni contenute nella riforma della legge quadro, ecco un nuovo blocco: dapprima si prevede che il Dipartimento divenga una Direzione generale del futuro mega-Ministero delle Attività produttive (ipotesi non priva di una certa logica se realizzata con i dovuti accorgimenti), per poi mutare tale indicazione, come si legge nell’art. 2, comma 46, della legge 28 dicembre 1995, n° 549, cancellando implicitamente l’opera di propulsione dell’autorità centrale, su cui si sofferma più dettagliatamente l’articolo che segue.
Sinceramente non si comprende, tra l’altro, cosa trasferire alle Regioni, dato che queste hanno il completo governo del settore sin dal 1972 e, al centro sono rimasti unicamente la potestà di indirizzo e coordinamento, i rapporti internazionali e l’intervento straordinario, devoluto quasi per intero agli enti territoriali, i quali del resto non hanno certamente dato buona prova di gestione, ove si pensi che in tutte le ipotesi in cui sono stati attribuiti i fondi alle Regioni vi sono stati problemi per comprenderne e seguirne l’utilizzo.
Nel 1992 ci si è visti, pertanto, costretti a far cessare l’intervento della legge quadro che ha devoluto alle Regioni oltre 1.000 miliardi per il sostegno dell’industria turistica. Inoltre anche gli altri finanziamenti disposti dallo Stato a favore degli enti locali per l’incentivazione di settore hanno avuto un effetto non certo esaltante. Invero, sono stati recuperati presso le Regioni oltre 20 miliardi assegnati dal 1990 al 1993, non andati a buon fine, e solo la politica fermamente voluta dal Dipartimento del Turismo ha consentito il pieno recupero dei fondi non utilizzati e la riassegnazione degli stessi ad altre iniziative proficuamente avviate.
Con le risorse inutilizzate, infatti, il Dipartimento ha alimentato un nuovo strumento finanziario: il Fondo per la riqualificazione dell’offerta turistica italiana, sorta nel 1995 con una prima dotazione di 39 miliardi, che diventerà operativo nel 1996 con una disponibilità superiore a 60 miliardi, grazie ai soldi recuperati.
Da queste scarne cifre che si può trarre una grande verità: l’organo locale non riesce neppure ad utilizzare i fondi assegnati dallo Stato per il sostegno delle attività turistiche. Forse anche per questo è stata statuita la cessazione degli interventi della legge 556/88 a favore delle regioni a Statuto ordinario, mentre quelle a Statuto speciale sono state escluse dalla ripartizione del Fondo per la riqualificazione dell’offerta turistica
Tra gli altri, lo stesso Touring Club italiano registra che le Regioni non si sono ancora convertite allo spirito di iniziativa di tipo privatistico…. Le configurazioni degli enti subregionali sono disomogenee…. Il 50% degli Enti turistici regionali non segue le indicazioni della legge quadro 217/83, per ritardi dei governi regionali”.
In presenza di serie disfunzioni istituzionali ed operative da parte degli enti locali e di un coro di critiche da parte degli italiani, si torna tuttavia sulla tesi della regionalizzazione che finisce per demotivare l’unica struttura che ancora riesce ad agire in modo coerente ed efficace a favore del nostro turismo, la struttura centrale,. Il Dipartimento , infatti, al di là della facile critica di aver soltanto mutato denominazione, si muove ed opera in un’ottica moderna, vicina al comparto turistico, veloce nelle decisioni ed efficace nella esecuzione degli investimenti. Ha movimentato, negli ultimi cinque anni circa 2.500 miliardi con un indice di funzionalità dell’intervento che sfiora l’80% , avendo finanziato circa 300 iniziative operanti sul territorio e, soprattutto, avendo recuperato con prontezza le risorse non andate a buon fine per distribuirle sempre al settore turistico, operazione questa mai registrata nella pubblica amministrazione.
Che dire poi della promozione all’estero? L’ENIT, che dovrebbe poter operare con rapidità e continuità senza doversi arrestare ogni anno ed attendere gli stanziamenti della finanziaria, viene ulteriormente inglobato nell’attesa che si definisca il contributo per il 1996 (47 miliardi decurtati del 20%) che dovrà passare al vaglio delle commissioni parlamentari, vanificando completamente quella rapidità d’azione più che mai necessaria per fronteggiare eventi delicatissimi di portata internazionale.
Di Antonio Sereno