Federalismo “fai da te” e turismo “devoluto”

Nel corso di un seminario organizzato dalla Confcooperative il 7 novembre a Roma sull’applicazione della legge 135, l’ Assessore al Turismo della Regione Liguria, onorevole Plinio, coordinatore degli assessori regionali, ha affermato che – i seguito alla riforma federalista – le Regioni hanno il potere di non intervenire affatto. Hanno la titolarità assoluta delle competenze, e quindi la facoltà di assumere indirizzi comuni tra le diverse Regioni al fine di emanare norme non contrastanti, ma questa facoltà (ovviamente facoltativa) la potranno esercitare solo se troveranno
un terreno di accordo,se troveranno il tempo per accordarsi, se avranno voglia di coordinarsi.
Nessun timore: si tratta solo di “prove tecniche”di devoluzione dell’intelligenza finalizzate a preparare la rivisitazione storica dell’impresa dei Mille che – vogliamo portare più a fondo la tesi di Bossi – erano turisti bresciani in crociera verso le destinazioni della Magna Grecia.

Del resto, durante la Conferenza sul Turismo di Lamezia Terme, che commentiamo in apertura di questo numero di AT, abbiamo sentito un altro assessore regionale rimproverare il Parlamento per aver promosso un audizione con operatori turistici, un rimprovero giustificato dalla convinzione che ai Parlamentari – sulla base dei nuovi principi costituzionali – è fatto divieto di documentarsi sui problemi del turismo.

Le cose, per fortuna non stanno così, perché il Governo Centrale e il Parlamento conservano ancora il diritto di intervenire nel settore delle comunicazioni e delle infrastrutture, nella politica del territorio, nella tutela dei consumatori, nel campo dei beni culturali ed ambientali: tutti ambiti di competenza che confluiscono direttamente sull’attività turistica, che promuovono la domanda e che “fanno” il mercato dell’offerta. Così che,mentre alcune Regioni, aspettando la “devolutione” (parola che preferiamo scrivere in italiano) si trastullano con poteri federali self-service e prèt -à -porter (parole che non vale la pena di tradurre) altre regioni hanno fatto proprie le innovazioni della legge 135, anche per quanto riguarda i Sistemi Turistici Locali. Ed anche alcune Istituzioni centrali hanno messo da parte la sterile polemica sulle “attribuzioni di poteri”per impegnarsi in cose concrete. Come la realizzazione di un Sistema Informativo Geografico sugli Ambiti di interesse paesaggistico presentato nel corso di un convegno su “montagna e turismo” di cui parliamo nell’inserto di questo numero.

Nell’anno internazionale della montagna, ecco una iniziativa di grande rilevanza per la valorizzazione delle aree interne del nostro paese – meno battute dei flussi turistici – che sono caratterizzate da una varietà di episodi culturali e di valori ambientali che le rendono altamente
suscettive di valorizzazione turistica. Ma sono anche caratterizzate, queste stesse aree da una grande fragilità proprio per la diversità del paesaggio, per la varietà idrologica, della altitudine e dell’escursione termica sulle pendici,per la ricchezza della flora e della fauna: elementi questi che determinano una particolare sensibilità del territorio ma sono anche fattori di grande fascino.
Proprio per questo, la fragilità e la varietà possono rappresentare un forte ingrediente attrattivo per il turista che cerca la rarità e l’autentico, ben sapendo che questi valori possono essere esperiti solo in uno spazio ammirato con rispetto e con cura. Comportamenti che sono alla base del turismo sostenibile che – proprio a conclusione dell’Anno Internazionale della Montagna – devono essere riproposti con forza e, come abbiamo voluto fare nell’inserto di questo numero, con immagini suggestive.

di Giuliano Faggiani

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