La nuova direzione generale del ministero per la cultura
Nell’ ultima serie degli spot televisivi di Omnitel, il fascino di una nota modella australiana è stato affiancato al richiamo attrattivo di monumenti architettonici contemporanei e oggi, sempre più spesso, le immagini pubblicitarie, “giocano” con l’arte e con l’architettura preferendo – a differenza del passato che puntava al fascino dell’arte classica e sull’ autorevolezza dei monumenti antichi – valorizzare (e far diventare strumento di valorizzazione) l’architettura di qualità.
I modelli pubblicitari danno certamente il metro dell’evoluzione del gusto e delle mode che possono essere anche passeggere, ma il riconoscimento del valore attrattivo e turistico delle progettazioni contemporanee è avvenuto non solo a livello della comunicazione, ha trovato attuazione anche sul piano istituzionale.
Nel 1998 la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha inserito, tra le sue nuove competenze, anche la promozione dell’architettura contemporanea, consentendo così di colmare la lacuna che aveva visto lo Stato attento solo alla tutela ed alla conservazione dell’eredità storico-artistica e poco permeabile a recepire i segni della creatività contemporanea.
L’attività degli ultimi due anni, fra il 1999 ed il 2000, è stata quindi motivata dall’obiettivo di colmare le pubbliche amministrazioni tra i soggetti che si fanno carico di sostenere questo settore: si è trattato di un’attenzione di un Direzione Generale per l’arte e l’architettura contemporanea che prima non esisteva.
Parimenti, l’approvazione nelle prime settimane di quest’anno di una norma che prevede la deducibilità piena, dal reddito delle imprese, delle erogazioni liberali destinate alle istituzioni culturali, permetterà ai privati che intendono investire nell’arte o in progetti architettonici di qualità, di poterlo fare con adeguati sgravi fiscali.
Un ulteriore stimolo di crescita culturale e turistica del paese, quindi, sull’esempio di quanto avviene negli Stati Uniti, dove la vita dei musei, fondazioni e istituzioni culturali è sostenuta in larga parte da finanziamenti privati che usufruiscono, così, di un doppio beneficio, l’alleggerimento fiscale e la soddisfazione del desiderio di mecenatismo.
Le innovazioni urbane
L’importanza di tali innovazioni è densa di significati, che vanno oltre il puro ambito amministrativo e legislativo perché interessano, a un tempo, lo sviluppo turistico e il concetto stesso di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e culturali. L’ordinamento della nuova Direzione Generale, infatti, allarga il concetto di bene ambientale e culturale così come è stato inteso fin qui dalle norme legislative (che sono state analizzate da Riccardo Scarpa nell’ articolo pubblicato su questo stesso numero della rivista)e vaa toccare un campo a cui, in precedenza, veniva attribuita scarsa considerazione.
In un paese come l’Italia – così ricco di risorse, oltre che ambientali, soprattutto culturali – il vincolo paesistico ha trovato un largo ventaglio di applicazione al fine di tutelare centri storici urbani non meno del patrimonio naturale, incrociandosi con l’urbanistica e con le regole del “decoro” e dell’ornato cittadino.
Ma, parlando dell’architettura della più recente progettazione, vincolare e tutelare significa principalmente accorgersi e far accorgere che anche le opere contemporanee oltre al valore culturale intrinseco, rappresentano anche fattori di richiamo turistico.
Qualcuno potrebbe essere indotto ad assumere un atteggiamento di indifferenza o addirittura di sufficienza, ritenendo che la quantità e la qualità dei beni ambientali e storici posseduti dall’Italia debbano spingere a concentrare le attività di valorizzazione e di promozione essenzialmente sulla tradizionale eredità culturale e artistica, i così detti “giacimenti”.
Eppure, è proprio l’incoming turistico italiano, ad avere forti potenzialità di crescita attraverso le opportunità, offerte dalla nuova Direzione Generale del Ministero per l’arte e l’architettura contemporanea di favorire la progettazione e la realizzazione di nuove opere architettoniche.
Nel mercato mondiale delle destinazioni, infatti, acquistano sempre più valore le motivazioni di viaggio stimolato dall’interesse di scoprire le “innovazioni urbane” e portato a scegliere poli metropolitani capaci di attirare flussi crescenti di visitatori per la modernità dei segni architettonici e per il prestigio degli architetti coinvolti nella progettazione. Quanti turisti hanno visitato Parigi, fosse anche per un solo week-end, perché interessati a visitare i nuovi “prodotti urbani” come il Beaubourg, il Museo d’Orsay di Goe Aulenti o la Piramide di I M Pei?
Quanti visitatori hanno scelto di tornare a Londra perché incuriositi dalle realizzazioni di fine millennio – discutibili, ma comunque espressione di apertura all’innovazione progettuale – quali la Millenium Wheel, i rinnovati spazi della Tote Gallery e la Dome sul Tamigi? E Berlino, si sarebbe affermata nell’ultimo decennio come una delle mete urbane più richieste , senza la continua inaugurazione di cantieri volti alla riqualificazione e alla riprogettazione di intere aree, di cui la nuova PotsdamerPlatz progettata da Renzo Piano ne è l’esempio più significativo?
Del resto, in molti altri paesi la continua opera di realizzazione di nuovi complessi ideati da architetti dal riconosciuto prestigio internazionale, ha originato una crescita di flussi di visitatori che rappresentano un fenomeno di grande interesse per le analisi turistiche: sulla scena del turismo di destinazione urbana, così, hanno riscosso un successo improvviso nuove mete che oggi si pongono in concorrenza con città come Roma o Firenze, ovviamente più ricche di offerte, ma fino ad oggi un passo indietro nella progettazione e nell’investimento nell’architettura di qualità.
E’ il caso di Barcellona o di Bilbao (dove l’apertura del GuggenheinMuseum progettato da Frank Gehry fa registrare 400.000 visitatori l’anno) di Lisbona (che ha colto l’occasione dell’Expo 1998 per realizzare opere avventuristiche come il Centro Commerciale Vasco de Gama , un enorme acquario e il Centro Congressi).
E, fuori dall’Europa, per fare solo degli esempi, è il caso di Seattle (con l’Expercience Music Project di Frank Gehery, ardita realizzazione di pareti specchiate in rosso e porpora con tonalità intense o più pallide a seconda delle ore del giorno), di Los Angeles (con il Getty Center progettato da Richard Mesier, un’autentica cittadella dell’arte che si estende come un’acropoli sulla collina di Brentwood) o di Dubai (nuovo polo di attrazione non solo perché capitale mondiale degli acquisti no tax, ma anche perché si è proiettata nel futuro con edifici in grado di unire, al sofisticato design, i più avanzati ritrovati hi-tech, come il celebre albergo Bur Al Arab, a forma di vela e costruito in mezzo al mare).
Gli interventi in Italia
A fronte di tale tendenze, occorre registrare il paradosso italiano per cui i nostri migliori architetti (R. Piano,M. Fuksas, G. Aulenti, M. Bellini) hanno trovato maggiore spazio all’estero che in patria. Ciò perché in passato le istituzioni e le amministrazioni locali non sono riusciti a tessere un dialogo proficuo e operativo con le firme più prestigiose della progettazione architettonica mondiale: così, mentre Bilbao si afferma come una delle new entry turistiche europee più dinamiche, anche in virtù degli interventi di Frank Gehry, a Modena un progetto urbano innovativo come quello concepito dallo stesso architetto statunitense per celebrare il quattrocentesimo anniversario della capitale del Ducato d’Este è stato fermato dai veti delle soprintendenze e da un atteggiamento culturale che può essere considerato , più che passatista, assolutamente provinciale.
Ciononostante, negli ultimi anni, l’Italia sta recuperando, in alcune realtà urbane, il ritardo nel porre una maggiore attenzione su nuove realizzazioni architettoniche. Roma e Torino, in questo senso, più delle altre città mostrano segni di vivacità che lasciano fiduciosi per il futuro. Nella capitale, fra le opere già realizzate, va segnalato il successo conseguito dal recupero delle Scuderie Papali al Quirinale, su progetto di Goe Aulenti, il Centro Congressi Italia di Massimiliano Fuksas – una nuvola di acciaio e telton di 3500 metri quadri, che “galleggerà” dentro un parallelepipedo di 10.000 metri quadri – e il Centro delle Arti Contemporanee di Zaha Hadid, che, come ha scritto la progettista, “prefigura un tessuto di costruzioni disposte secondo il flusso di percorsi che attraversano l’area da sud a nord, in cui prevede uno spettacolare uso della luce zenitale”, rappresentano altri esempi significativi di nuova progettualità urbana in via di realizzazione. Significativi perché, in entrambi i casi, l’originalità delle opere contribuirà certamente a potenziare il richiamo per il “turismo di scoperta” italiano e internazionale.
Alla stessa maniera, a Torino, il recupero del complesso degli stabilimenti Fiat del Lingotto, arricchiti dalla realizzazione dell’Auditorium di Renzo Piano e l’approvazione del progetto di Mario Bellini per la Nuova Biblioteca che sarà consegnata alla città per il 2005 si pongono, anche in vista dei Giochi Olimpici del 2006, come nuovi fattori di valorizzazione per le città.
Anche al sud, oltre alle due città campane Napoli e Salerno che sono state interessate da progetti urbanistici e architettonici di grande valore, altre città – come Cosenza – hanno mosso i primi significativi passi verso realizzazioni moderne di architetture di qualità.
Una rilettura del territorio
Resta ora da stabilire cosa s’intende con il termine architettura di qualità. Al di là dei giudizi sulle opere effettuate e progettate, al di là delle critiche in merito alle tendenze culturali dell’architettura e al di là della concorrenza tra le diverse “scuole”, resta il fatto che un intervento sul territorio e pianificato seriamente, affidato ad architetti di riconosciuto valore internazionale arricchisce il messaggio estetico complessivamente comunicato dalla località e rappresenta, per ciò stesso, un fattore di interesse aggiuntivo presso i potenziali turisti: il fatto che l’ultimo spot della Omnitel abbia individuato come location il Guggenheim Museum di Bilbao è solo un riconoscimento che testimonia un successo.
L’architettura di qualità deve avere quindi, come principio ispiratore, la volontà di rileggere il territorio in modo da valorizzarlo: deve consentire alle città di produrre nuove immagini e nuovi motivi di attrazione senza snaturarne, ovviamente, lo spirito e le caratteristiche delle risorse di base, Investire nell’architettura di qualità, infatti, non significa creare eventi, effimeri per natura, ma articolare nuovi fattori di richiamo durevoli e di pregio. Non significa realizzare un apparato di sons et lumieresattorno al Castello Sforzesco, come è stato fatto a Milano.
Come scrive Eco: “Il bello della città, soprattutto di quelle europee, sta nella loro diversità e proprio questo è uno dei motivi per i quali si va in giro a visitarle. La loro piacevolezza risiede dell’amabilità a girare per strada, di sera come di giorno”.
La motivazione a ritornare in posti già visitati, però, può essere stimolata e coltivata attraverso la voglia di scoprire le nuove realizzazioni dell’architettura di oggi che – anche se spesso contestate – fanno comunque discutere e sono in grado di motivare un viaggio di scoperta e di visita personale.
Camminare, passeggiare, poter svolgere in qualsiasi momento della giornata attività all’aperto, costituiscono altrettante spie del fatto che le città non possono essere percepite semplicemente come contenitori di servizi e attività produttive, ma devono essere, prima di tutto, luoghi di comunicazione sociale, dove le realizzazioni architettoniche assumono sempre una funzione comunicativa e di interazione sociale perché sono in grado di rendere lo spazio urbano un “luogo” nel quale identificarsi e non un “nonluogo” privo di personalità.
Se dunque “la città comunica”, le progettazioni della più recente modernità possono migliorare la qualità estetica complessiva e quindi la soddisfazione residenziale, intesa come qualità della vita per gli abitanti, qualità del soggiorno per le popolazioni transitorie e qualità di accoglienza per i turisti.
Del resto, l’architettura di qualità assume la valenza di strumento di comunicazione e di richiamo turistico non solo quando l’opera è stata completata, ma anche quando essa è in fase di esecuzione, Gli esempi, soprattutto all’estero, sono numerosi.
A Parigi nel momento in cui venivano individuati nuovi interventi architettonici, già erano previste mostre ed esposizioni con i plastici e i disegni della Pyramide di I M Pei o il Grand’Arche alla Dèfense.Similmente a Roma, i lavori in corso del Nuovo Auditorium di Renzo Piano hanno fornito lospunto per compiere visite guidate nel cantiere ed ammirare i plastici dell’opera, mentre vere e proprie esposizioni (Le città di Roma al complesso di Vittoriano, Infoarchitettura all’Acquario Romano) hanno permesso di ammirare pannelli, plastici e cataloghi relativi agli ultimi più importanti concorsi di architettura
Le vetrine delle città
“La città comunica”, ma in che modo l’architettura di qualità interviene sul tessuto urbano, sul vissuto quotidiano? Può esprimere l’immagine viva e dinamica di un polo urbano (Parigi, Londra), può rappresentare i fermenti e la voglia di sperimentare nuove forme di attrazione turistica (Berlino, Los Angeles), può contribuire a riposizionare o a suscitare interesse per una meta ancora marginale nel computo dei flussi turistici (come è avvenuto per Bilbao). Oltre a tali funzioni, le opere più ricche possono porsi ance come “nuove porte di accesso, fisiche o immateriali, talvolta sia fisiche che immateriali”. Così, è significativo l’intervento che è andato ad investire la principale forma di accoglienza a Roma: la rinnovata Stazione Termini.
Di qui l’arte e l’architettura contemporanea – rilanciate con l’apertura degli spazi espositivi presso l’Ala Manzoniana – rivestono la stessa considerazione dell’eredità del passato e fanno della nuova stazione uno spazio pubblico dinamico, luogo per eccellenza dello scambio fra culture diverse. In un’area dove giornalmente transitano circa 500mila persone, gli interventi di recupero e ripristino hanno liberato flussi ed energie in movimento che per molti anni sono stati bloccati dal degrado dei servizi e delle strutture, ma che oggi sono rinati investendo ogni settore: dalle nuove tecnologie ai servizi, alla ristorazione di classe, allo shopping, dalla cultura all’ arte.
Come gli aeroporti, le rinnovate stazioni, in virtù di progetti pervasi dalle tendenze dell’architettura, sono tornate ad attendere alla loro principale funzione comunicativa, quella di rappresentare il biglietto da visita della città. Luoghi di accoglienza, dunque, che non sono più semplici strutture di passaggio, ma si rifunzionalizzano divenendo delle vere e proprie piazze dove guardare le vetrine, consumare un pasto rapido o tradizionale, concedersi una pausa visitando esposizioni di arte contemporanea o, più semplicemente, dando appuntamento a degli amici.
Analogo discorso può essere affrontato a proposito di un altro intervento, l’accogliente Visitor Center dell’Azienda di Promozione Turistica di Roma, da poco inaugurato nelle immediate vicinanze di Piazza della Repubblica, inserito in un conteso più ampio di qualificazione della zona Termini-Esquilino. La struttura sintetizza, co i suoi elementi architettonici avveniristici, in un solo “luogo di incontro”, di facile accesso, confortevole e attraente, l’offerta informatica e promozionale della capitale.
La qualità della progettazione ideata dall’architetto Lupacchini si riflette anche nella qualità dell’accoglienza, rivestendo appieno la valenza primaria che deve avere un Punto di informazione turistica, vale a dire l’attitudine a comunicare, oltre la semplice funzione d’uso del manufatto ( informazioni, prenotazioni, postazioni munite di strumenti informatici) anche i valori simbolici connessi a tale funzione, che permettano di fare assaggiare al visitatore ciò che la città potrà offrire,
L’architettura di qualità, in conclusione, laddove sostenuta dalla pubblica amministrazione, può assumere l’importante ruolo di richiamo per i flussi turistici e contribuire al recupero di intere aree metropolitane, così come già avviene in molti paesi europei ed extra-europei.
di Daniele Pascucci