2^ repubblica e strategie economiche
Ormai maturo lo sviluppo industriale che ha caratterizzato le scelte di politica economica della 1^ repubblica
L’impegno della Confcommercio: una politica globale per il turismo
Nuove prospettive di ripresa e centralità del terziario
Ricorda Guido Carli – in un volume postumo recentemente pubblicato – che nel 1947, quando Alcide De Gasperi si recò negli Stati Uniti d’America per definire gli aiuti economici promessi dagli Alleati nel quadro del programma di ricostruzione postbellica, le autorità americane si attendevano che le richieste italiane sarebbero state orientate soprattutto in funzione dello sviluppo del turismo. Ciò evidentemente nella convinzione che, considerata la vocazione naturale dell’Italia , la concentrazione delle risorse in quella direzione sarebbe stata la più logica e naturale. La delegazione italiana , invece, sostenne la scelta dell’industria come fattore di sviluppo economico sul quale l’Italia intendeva fondare l’avvenire del Paese. Di qui, il conseguente avvio del processo di industrializzazione degli anni cinquanta e dei successivi decenni.
Questo episodio, narrato da uno dei protagonisti della storia economica contemporanea italiana, dimostra che la scarsa attenzione dei governi italiani per la materia turistica non fu dovuta tanto a trascuratezza quando ad una precisa scelta che rimonta – come si vede – ai tempi della fondazione della Repubblica, una scelta che ben rappresenta e descrive il “sottofondo culturale” in base al quale si è realizzata la identificazione del progresso economico con lo sviluppo industriale.
Intendiamoci, la storia degli ultimi cinquanta anni del nostro Paese – di cui proprio in questi giorni si festeggiano gli eventi bellici che l’hanno originata – sembra dare ragione a quella scelta: nessuna, che ricordi le condizioni del popolo italiano all’indomani della guerra mondiale, può onestamente non riconoscere l’enorme progresso economico e civile, dovuto – in fondo – proprio alla trasformazione in senso industriale della nostra struttura economica.
Le critiche costantemente rivolte da chi crede nella validità, non solo culturale e sociale, ma anche economica, del turismo non sono dirette quindi al processo di industrializzazione, ma a quella sorta di monocultura che ha impedito ogni integrazione con lo sviluppo di altre attività che sono anch’esse capaci di produrre occupazione di mano d’opera e reddito crescente.
Ma questa è storia ben nota, né vale ormai soffermarcisi più di tanto, se non per riflettere sul da fare per il prossimo futuro anche rispetto agli elementi di novità del quadro politico che vi sono determinati: è stato constatato dagli economisti non solo italiani, che il processo di industrializzazione è ormai giunto alla sua maturazione se non alla sua saturazione, cosicchè non è lecito attendersi ulteriori capacità propulsive, ma se mai una fase di recessione, con le ben note e temute conseguenze occupazionali.
Si parla , in attesa di migliori definizioni, di epoca “post industriale”, in cui le aspettative di sviluppo sarebbero rivolte al cosiddetto terziario, più o meno avanzato, il solo ormai capace di assicurare, insieme al progresso economico, l’assorbimento di mano d’opera. Sembra , quindi, che il momento sia propizio per un ripensamento del nostro modello di sviluppo nel quale il turismo dovrebbe, finalmente, svolgere quel ruolo primario costantemente invocato ma altrettanto regolarmente disatteso.
Ed è proprio in questa fase di rinnovamento anche delle impostazioni di politica economica che ci giungono segnali significativi dal mondo imprenditoriale del turismo e dei servizi. Ma occorre ricordare che il primo di questi segnale ci era stato offerto – già nello scorso febbraio – dalla Confcommercio, la più forte organizzazione rappresentativa del settore dei servizi e delle imprese turistiche la quale, in occasione dell’ultima BIT , aveva organizzato un Convegno di grande rilevanza sul tema “Un sistema turismo per lo sviluppo italiano”. Un tema che è stato una suggestiva proposta che può acquisire il valore profondo di una svolta, se sarà accolta dalla nuova classe politica.
Ma, al di là dell’effettiva validità del Convegno, dai cui lavori è emersa la rappresentazione dell’effettivo “stato dell’arte” del turismo italiano, ciò che ci piace rilevare è il ruolo di protagonisti che la Confcommercio ha inteso riconfermare, all’interno del processo di cambiamento della politica economica italiana. Ci è sembrato di scorgere , infatti, in questa come in altre recenti iniziative un rinnovato impegno della Confederazione e la confermata volontà di porsi, nei confronti dei pubblici poteri, come il naturale organismo rappresentativo di tutte le componenti che agiscono ed operano all’interno del settore turistico. Tutto ciò appare importante anche per ribadire che al settore non giovano dispersioni e frammentazioni, da qualunque parti vengano. Perché nella nuova situazione politica, solo una rappresentazione “forte” delle opportunità che il turismo offre al progresso del Paese o può ottenere che si giunga alla svolta auspicata.
A conferma di un rafforzato impegno del settore imprenditoriale, possiamo segnalare la presa di posizione della FIAVET (Federazione delle agenzie di viaggio) la quale, in occasione del suo Congresso nazionale tenuto in Portogallo, ad aprile, ha approvato un documento contenente, più che una serie di richieste legate ai problemi della categoria, una vera e propria proposta di programma politico per il nuovo Governo.
La discussione, sviluppatasi durante il Congresso, alla quale hanno partecipato numerosi esperti delle varie materie, ha spaziato infatti dalla necessità di adeguamento delle strutture turistiche – aeroporti, ricettività, musei, trasporti – alla formazione professionale, al riassetto del sistema marittimo. Per ciascuno di questi settori, la FIAVET ha rivolto esplicite richieste sollecitando la formazione di quel “tavolo” interministeriale e interconfederale sempre atteso e mai effettivamente realizzato.
Questo fermento di idee e di posizioni coincide con un momento particolarmente importante della vita nazionale: la necessità di dare al sistema delle piccole e medie imprese, un nuovo impulso e un adeguato sostegno ha caratterizzato la campagna elettorale e ha determinato l’aggregazione di una nuova maggioranza.
E’ da attendersi quindi che – coerentemente alle annunciazioni – il comparto turistico (che è caratterizzato proprio dalla presenza preponderante di migliaia di piccole e medie aziende costituenti, nell’insieme,un tessuto di proporzioni così rilevanti da essere definito (“industria turistica”) ottenga, finalmente, quel riconoscimento politico e operativo da sempre richiesto e mai conseguito.
di Aldo Agosteo