Turismo tradizionale e nuovi turismi

L’idea di organizzare a Roma un Forum sui turismi sostenibili è anche un segnale della volontà di dare visibilità ad una città che, per il suo ruolo culturale e per le sue risorse storico-ambientali, è in
grado di porsi come modello di riferimento rispetto ad un nuovo modo di fare turismo. Nonostante le difficoltà incontrate, a livello culturale ed istituzionale, questa nuova filosofia della sostenibilità si è andata comunque sviluppando, nel corso degli anni, al punto da mettere l’amministrazione comunale nella condizione di lavorare per valorizzare le tradizioni di una realtà urbana che, per il fatto di essere, al tempo stesso, una delle più importanti città d’arte del mondo ed il più grande comune agricolo d’ Europa, ben si presta a circuitare tutti i possibili modelli di riferimento dei turismi sostenibili.

Per questo, siamo convinti che Roma abbia il compito, sempre nel rispetto delle autonomie, di porsi in prima fila nel dibattito sul turismo sostenibile, forte anche della scelta che l’ha portata a mettere sotto tutela il 64% del suo territorio e ad avviare una serie di momenti culturali dedicati ai temi
dell’arte e dell’ambiente. In prospettiva, l’intenzione è quella di rendere visibile questo modello culturale che, oltre ad essere filosofia di un turismo diverso è anche modello di sviluppo. Del resto, siamo convinti che per creare un nuovo modello culturale, capace di alimentare quel turismo senza il quale qualsiasi altro progetto di sostenibilità diventa difficile da realizzare, occorre partire proprio dalle città e in particolare dalle grandi città d’arte che si collocano lungo l’asse Firenze-Roma-Napoli.

Così, per dare risalto al ruolo di guida che la capitale può e vuole svolgere rispetto alla diffusione di questo nuovo modello, l’amministrazione comunale ha lavorato sul potenziamento e sulla diversificazione dell’offerta culturale, mediante la organizzazione di manifestazioni in cui rientrano, ad esempio, le rassegne cinematografiche dedicate ai temi della montagna e all’elemento acqua o la programmazione di una serie di iniziative realizzate in collaborazione con i mass-media, anche per dare maggiore visibilità alle tante piccole case editrici che, tuttavia, producono interessanti prodotti di nicchia.

Infine, poiché tra i compiti di un ente pubblico rientra anche quello di dare visibilità alle risorse disponibili, è stata anche predisposta un’azione di promozione turistica in grado di supportare questo cartellone di eventi culturali e di far conoscere al pubblico l’esistenza di questo particolare mercato.

Ciò acquista ancora più importanza in un settore che, contrariamente alle apparenze, è estremamente complesso e si appresta ad affrontare una fase di profonda innovazione. Ecco dunque la ragione del dibattito sui turismi sostenibili e sulla opportunità di chiamare in causa i tanti turisti di un settore ormai costretto a misurarsi con le differenze delle innumerevoli nicchie in cui si va frammentando il mercato. Ed ecco anche l’importanza delle azioni concentrate, tra enti locali e mondo dell’impresa, per alimentare i flussi di comunicazione e le opportunità di crescita. Sotto questo profilo, anzi, il ruolo dell’impresa si fa addirittura determinante per le prospettive occupazionali che può offrire in uno dei pochi settori in cui è dato registrare un trend in crescita.

Quanto alla funzione degli enti locali,i Sindaci hanno già manifestato l’impegno a creare un coordinamento di rete, per favorire lo scambio di esperienze, soprattutto tra aree metropolitane ed aree protette, e promuovere una serie di iniziative congiunte. Per quel che riguarda Roma, l’amministrazione comunale – a livello di Consiglio – di Assessorato all’ambiente e di Assessorato ai grandi eventi e al turismo, ha volutamente cercato, in questi anni, di dare visibilità ad un mercato che, nei nostri obiettivi, dovrebbe arrivare a contare fino a 20 milioni di presenze: un risultato certamente ambizioso ma non inverosimile, dal quale ci separa uno scarto di 10 milioni di presenze, verosimilmente colmabile se ci si saprà concentrare su settori del turismo sostenibile, dell’extra alberghiero e non convenzionale. Senza dimenticare che il Giubileo dovrebbe essere una grande opportunità di riqualificazione del settore e che,anche per evitare disillusioni agli euforici che già pregustano facili ricavi, è importante restare con i piedi per terra e lavorare, piuttosto, per la tutela di quel patrimonio di arte,cultura ed ambiente che rappresentano la nostra fonte di reddito nel prossimo millennio.

Il ruolo degli Enti Locali e la fruizione del territorio

In questa ottica, gli enti locali sono chiamati a svolgere un ruolo determinante ma anche – per l’assoluta mancanza di una politica del turismo – estremamente onerosa. Diventa quindi ancor più importante la disponibilità e la collaborazione delle imprese per creare, insieme, le opportunità necessarie a garantire un futuro lavorativo alle giovani generazioni ed una prospettiva di crescita e di sviluppo alle tante realtà di cui è così ricco il nostro territorio.

Del resto, questa iniziativa è la sintesi di 4 anni di lavoro nel corso dei quali il Comune di Roma ha cercato di mettere in circuito il settore dei turismi sostenibili, dandogli una valenza culturale sia rispetto al pubblico che già usufruisce di queste risorse, sia rispetto alle istituzioni che sono chiamate a verificarne, anche sul piano legislativo, le potenzialità e le possibilità di fruizione. Seguendo la filosofia che ha caratterizzato tutta l’attività dell’attuale legislazione comunale, è stato praticamente stravolto il vecchio piano regolatore, restituendo alla città una cintura verde che, per il 64% della sua estensione, non sarà edificabile. Questa decisione, alla quale si è giunti attraverso un lungo dibattito, è forse la miglior prova di quanto l’amministrazione capitolina abbia a cuore il modello della sostenibilità dei turismi ed il suo più ampio accoglimento da parte delle istituzioni e, soprattutto, di un’utenza troppo spesso sottostimata nella sua numerosità, oltre che nella sua qualità.

La vera scommessa riguarda ora la creazione di una domanda consapevole di turismo e, comunque, di una fruizione del territorio che, per essere corretta, necessita di un’adeguata organizzazione dei servizi e delle infrastrutture. E questa sfida vale per i parchi urbani come per qualsiasi altra tipologia di area protetta.

Rispetto al territorio del Comune di Roma, ad esempio, la messa a reddito di 82 mila ettari di terreno agricolo e di circa 22 mila ettari tra ville e giardini, ha posto l’amministrazione cittadina di fronte a problematiche specialistiche. Intervenire sul più grande comune agricolo d’Europa vuol dire tener conto dei problemi dell’agricoltura e della necessità di connettersi, nella progettazione dei circuiti turistici, con la realtà delle aziende agricole anche in termini di fruizione e di presenza da parte di un’utenza che la conosce e la vive poco. Ma vuol dire anche lavorare, in prospettiva, sulla corretta gestione e sulla vivibilità di queste aree protette, tenendo conto che a Roma sono rappresentati tutti i possibili modelli di parchi urbani, dai parchi archeologici ai parchi marini, dal Tevere alle ville storiche, per cui l’interazione tra modello culturale e modello ambientale è il denominatore comune di una sperimentazione in cui Roma intende fare da apripista, nella convinzione che la messa a reddito della tutela rappresenti la vera scommessa per il prossimo futuro.

A partire da questo presupposto, l’amministrazione comunale si è mossa su due livelli. Il primo riguarda l’individuazione dei soggetti incaricati della gestione delle aree protette: si tratta di una scelta non facile perché, nel privilegiare il terzo settore, ci si contrappone alle tradizioni consociativiste e di dipendenza dal potere pubblico che sono tipiche del nostro Paese. Tuttavia, per questa stessa ragione, la scelta di affidare l’aspetto gestionale alle associazioni no profit si conferma come la più indicata, anche in considerazione del fatto che, per il carattere locale e la capillare presenza sul territorio, questi soggetti conoscono meglio di ogni altro le esigenze delle aree rispetto alle quali occorre modulare la gestione, rispetto ad una peculiarità la cui casistica si va sempre più diversificando. Inoltre, per questa via diventa anche più agevole cominciare con la città, i quartieri ed il territorio, coinvolgendo la comunità dei residenti nell’uso più consapevole delle risorse.

Le risorse necessarie

Il secondo livello riguarda,invece,l’individuazione delle risorse necessarie per finanziare questo tipo di operazioni: sotto questo profilo, i canali sono quelli offerti dai fondi europei e, a livello nazionale, dal Ministero dell’Ambiente, anche se sarebbe opportuno che la Presidenza del Consiglio
smettesse di indossare i panni della “Cenerentola” per intervenire più attivamente a sostegno di un settore in cui il turismo può svolgere un ruolo di grande rilievo.

Da più di un decennio, ad esempio, le presenze turistiche a Roma si sono stabilizzate attorno ai 10 milioni mentre, se si riuscisse a sfruttare adeguatamente le risorse dei turismi sostenibili, si potrebbe
agevolmente arrivare a quel traguardo dei 20 milioni, che consentirebbe alla città di entrare finalmente nel novero delle capitali del turismo internazionale. Ovviamente, bisognerà predisporre gli strumenti più idonei, sul piano legislativo, finanziario e di marketing, al raggiungimento di questo obiettivo, ma è già possibile cogliere oggi alcuni incoraggianti segnali nel progetto di legge sul terzo settore e nel dibattito, tuttora aperto, sulla banca etica.

In questo contesto, il compito delle amministrazioni comunali, e in particolare, del Comune di Roma, è quello di farsi carico di una scelta politica che è poi quella dello sviluppo economico. Solo a Roma, ad esempio, il recupero delle aree verdi dovrebbe portare circa 2 mila nuovi posti di lavoro, confermando la validità di una scelta ambientale che è lavoro ma anche qualità e modello di vita. In questa fase, quindi, i Comuni e gli enti locali devono porsi come garanti di questa scelta, non solo in termini finanziari, quanto piuttosto in termini di esercizio dei poteri di indirizzo e di controllo rispetto alle associazioni che hanno il compito di gestire le aree protette. Inoltre, poiché nessuno è disposto ad investire in operazioni che non offrono sufficienti garanzie di ritorno, in termini economici, le amministrazioni locali devono farsi carico di un ruolo propulsivo rispetto al pubblico e al mercato. Ma, sotto questo profilo non basta un cambiamento di mentalità a livello politico-istituzionale, occorre che a questo processo di modernizzazione e di evoluzione culturale si accompagni anche una riconversione dei modelli imprenditoriali. Solo capovolgendo il modello con cui sono nate le organizzazioni imprenditoriali negli anni 810, quando la progettualità era finalizzata all’ottenimento dei finanziamenti, piuttosto che al successo dei relativi interventi, è possibile mettere a frutto le risorse archeologiche,paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche che costituiscono la vera forza e la più grande ricchezza del nostro Paese. Tuttavia, perché queste risorse si traducano in valore aggiunto di lungo periodo, occorre impegnarsi a livello nazionale per la loro messa in rete, in modo da creare un circuito in grado di raggiungere e catturare quei turismi di nicchia che sono così importanti per un’offerta che non può più competere, anche sul piano dei prezzi, con i flussi diretti verso le destinazioni tradizionali e di massa del turismo mediterraneo tutto “sole e mare”.

di Saverio Galeota
Consigliere Comunale di Roma
Responsabile dei Turismi non convenzionali

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