La trasformazione delle strutture e delle modalità del consumo di cinema in sala
Un multiplex non è soltanto un edificio, ma un concetto ben più complesso, che unisce anni di gestione cinematografica e competenze operative ad un’architettura e ad una tecnologia all’avanguardia.
Si tratta di un complesso multischermo, che comprende dalle 8 alle 18 sale e si è affermato soprattutto negli anni ’90. Nel 1995 nasce la Warner Village Cinemas dalla partnership di tre società: la Warner Bross, International Theatres; il Village Rooadshow Limited e la Focus s.r.l..
Il processo di creazione ha inizio quando il Management della Warner Village identifica un potenziale sito per lo sviluppo. Perché la struttura possa essere di successo, sono indispensabili una serie di requisiti: un adeguato bacino di utenza, buona viabilità, un’ampia area destinata al parcheggio e lo sviluppo continuo di attività di ristorazione/intrattenimento. Un progetto pensato e creato per agevolare gli utenti negli spostamenti al suo interno, in modo che siano in grado di muoversi nel cinema in totale agio e libertà. L’obiettivo è stato quello di creare dei luoghi di divertimento e di intrattenimento anche con contenuti culturali.
Un esempio è il Warner Village di Parco dei Medici a Roma: per arricchire l’offerta ricreativa e culturale è stato realizzato un insieme di ambienti che comprende: 16 piste da bowiling, una pista di pattinaggio sul ghiaccio, un parco-giochi per bambini con personale specializzato, un’area multiplayer con simulatori, 40 postazioni internet ed uno spazio espositivo su due livelli riservato ad eventi e mostre.
I multiplex di distinguono dalla struttura dei “vecchi” cinema soprattutto perché offrono un’ampia scelta di programmazioni diverse in una stessa sede, con orari sfasati a partire da mezzogiorno e sino a tarda notte nei week-end.
La possibilità di vedere film diversi permette di coinvolgere diversi pubblici, gruppi di amici o intere famiglie, per passare una serata tutti insieme usufruendo anche dei servizi complementari.
Ci sono anche una serie di elementi qualitativi, non solo i servizi di ristorazione, ma anche l’uso delle più moderne tecnologie per migliorare il comfort: la dimensione degli schermi, la disposizione delle poltrone a gradoni con bracciolo alzabile e portabicchiere, la qualità del sonoro, l’accesso per i disabili e soprattutto la possibilità, tramite una biglietteria computerizzata, della prevendita dei biglietti telefonica o via internet, velocizzando il processo di transazione e minimizzando il disagio delle code. In questo modo, viene garantito ai visitatori il massimo del comfort e del divertimento dal momento in cui parcheggiano la macchina, a quando la riprendono.
Ma la pluralità di schermi per le proiezioni in un solo sito – che è sicuramente l’elemento di differenzazione più evidente rispetto alla sala tradizionale – non può essere considerata sufficiente ad accomunare in un’unica struttura offerte di intrattenimento assai differenti tra loro: da qui la necessaria distinzione tra multiplex tipici e atipici, che sono quelli privi di servizi complementari.
Attualmente, in Italia, la WVC è presente nelle maggiori città, ma Roma rappresenta la “piazza” più
importante, data la presenza degli studi cinematografici di Cinecittà con la conseguente maggiore incidenza delle anteprime nazionali. A Roma sono presenti anche multiplex atipici come ad esempio, l’Adriano, il WVC Moderno e l’Uci Cinema di Viale Marconi, che non sono connessi ad altre strutture di intrattenimento. In questi casi, si è puntato sulla qualità della programmazione cinematografica, per vincere la concorrenza delle altre strutture di periferia che abbondano di pub, pizzerie e locali alla moda.
Lo sviluppo dei multiplex ha incrementato la ricchezza del territorio, perché in alcuni casi ha permesso una riqualificazione di zone ad alto tasso di criminalità, il riuso di manufatti edilizi abbandonati e soprattutto ha dato nuove opportunità di lavoro in diversi settori, ad esempio all’interno delle strutture d’intrattenimento, nel reparto gestionale e in quello per le pulizie, la sicurezza e la manutenzione. In generale, ogni struttura multiplex di media grandezza impiega dalle 30 alle 60 persone per la gestione, dalle 80 alle 100 per le attività d’intrattenimento e circa 35-50 per i servizi di manutenzione, pulizia e sicurezza.
Nell’osservazione di questi complessi, quindi, assume un ruolo determinante la strategia dell’impresa. Nella scelta di costruire tali strutture, rispetto alle sale tradizionali, entrano in gioco elementi legati alla dimensione dell’investimento e alla gestione assai impegnativi. Tra questi, come già visto, spiccano le localizzazioni della struttura sulla base delle dimensioni di mercato potenziale ed anche delle presenze di infrastrutture adeguate, il rapporto tra il cinema e le attività commerciali considerate sinergiche. Non sembra dunque un caso che complessi delle dimensioni considerate come eccezionali, perlomeno oggi, siano spesso concepiti come autosufficienti, che non siano necessariamente integrati in un centro commerciale e siano situati in aree periferiche, dove il cinema diventa l’elemento trainante e si integra con le altre offerte di spettacolo e di intrattenimento più che di shopping.
L’arrivo dei multiplex ha cambiato profondamente le modalità del consumo cinematografico e non solo, ha influenzato lo stesso utilizzo del tempo libero. Per certi versi però, i multiplex riportano ad un uso del cinema come veniva fruito nel passato, cioè come un rito collettivo, quando si andava al cinema indipendentemente dal film programmato. Oggi accade lo stesso, non c’è più bisogno di guardare il giornale, ma si va in queste megastrutture come un luogo di socializzazione, e una volta entrati si sceglie, forse anche un po’ casualmente, cosa andare a vedere. Naturalmente ci sono differenze fra ieri e oggi: una volta si andava al cinema per conoscere, perché lo schermo rappresentava una finestra sul mondo(ricordiamo tutti i vecchi cinegiornali!), oggi ci si va soprattutto per divertirsi e per incontrarsi. Un mutamento che tiene conto di come è cambiato il pubblico del cinema, composto prevalentemente di giovani, a cui l’industria del tempo libero offre prodotti sempre più disimpegnati che devono essere consumati più che esperiti.
Ed è nella direzione del favorire un’esperienza socializzante e non un semplice consumo visivo che queste strutture possono rappresentare nuovi centri di aggregazione che possono essere anche luoghi di sperimentazione per nuove attività culturali e di intrattenimento.
di Umberto Cipriani
Warner Village Cinemas Parco de’ Medici
Il Warner Village occupa una superficie complessiva di 10.000 metri quadrati che ospita 18 sale cinematografiche con una capienza complessiva di più di 4.000 posti, di cui 36 riservati ai disabili, due per ogni sala, e 1.774 parcheggi gratuiti all’aperto,ordinati e divisi da piazzole.
La programmazione è concepita per coprire la fascia più ampia possibile di utenza, passando dai bambini che possono vedere gli spettacoli delle 12,30 ai nottambuli che vanno a cinema a vedere un film anche dopo la “pizza” o la visita al locale preferito, grazie all’ultimo spettacolo delle ore 1.30.
Lo spirito del villaggio tenta di attrarre un nuovo pubblico interessato ad un servizio completo, che consiste in una miscela moderna di ristoranti di diversa tipologia, sale da ballo e anche sale per videogame e gioco del bowling.
Prima di entrare in sala si possono acquistare grandi secchi di pop-corn, bevande gassate da un litro, ma anche birra e caffè. Grazie ad una particolare programmazione degli orari, lo spettatore troverà sempre un film che sta per iniziare. All’interno, spazio e comodità: la forma a cavea di tutte le sale, l’altezza riguardevole di tutte le poltrone, complete di poggiatesta e bracciolo porta bevanda sono una garanzia di successo così come la distanza di un metro e venti tra una poltrona e la successiva rende molto confortevole la visione dei film. L’impianto audio è di altra qualità con effetti speciali di simulazione sonora tridimensionale.
Il divertimento e il gioco sono gli elementi che contraddistinguono la attività del Parco de’ Medici. Proprio accanto al Warner Village e alla piazzetta dove si affacciano i ristoranti è stato creato Le Cinque per arricchire le offerte ricreative e culturali.
L’insieme di questi ambienti è il The Village. Lo spazio creato sembra sempre sovradimensionato, pronto ad accogliere un gran numero di visitatori e in modo particolare giovani ma anche genitori con figli. Dunque, tutti.
Il complesso è diviso tra 16 piste di bowiling, una pista di pattinaggio su ghiaccio, un parco-giochi per bambini con intrattenitori compresi, un’area virtuale multiplayer con simulatori, 40 postazioni Internet, un’area espositiva su due livelli (estesa per oltre 1.500 mq) riservata ad eventi e mostre.
Il luogo della ristorazione, punto fondamentale dell’economia del divertimento nel nostro Paese, è stato accuratamente e volutamente ampliato. E’ costituito da cinque punti principali diviso tra più di un punto pizza per gli appassionati del genere, un restaurant court dove è possibile gustare piatti di ogni nazionalità, un bar-court, un wine bar, sandwich bar e uno sport bar.
Le 40 postazioni Internet all’interno di The Village sono state realizzate tenendo conto che i cittadini romani utilizzano di più il computer per connettersi in rete rispetto alla media degli italiani: il 30% degli abitanti di Roma , infatti, naviga in Internet contro il 26% della media nazionale e inoltre, il 12% di questi utenti si collega giornalmente al web contro il 10% medio della popolazione italiana.
Il Warner Village è riservato a quanti posseggono un’auto, ma la varietà dell’offerta di intrattenimento e la capacità attrattiva del sito, nel suo complesso, consentono di superare il disagio della carenza di collegamenti con mezzi pubblici e indicazioni stradali (anche se una segnaletica migliore non farebbe male,facilitando la frequentazione da parte di un pubblico proveniente dalla provincia e – perché no? – anche da parte di qualche turista che si è fermato a Roma per un soggiorno un po’ più lungo dei classici tre giorni!).