Non solo neve – Stili di Vita e Motivazioni nella Domanda di Montagna

 

In un articolo pubblicato su questa rivista alcuni anni fa (fascicolo speciale sulla montagna – Aprile 1996) avevamo analizzato attese e comportamenti dei turisti della montagna ed erano stati individuati tre diversi profili psicologici:

• il narcisista sportivo, che frequenta le destinazioni modaiale per rimarcare una distinzione sociale;
• l’ecologico, che si distingue per uno stile di vita attivo e responsabile;
• il sedentario,che cerca il relax a tutti i costi, talvolta anche unendosi al narcisista sportivo per fare la settimana bianca, ma preferendo la socievolezza serale alle piste innevate.

Rispetto al sondaggio del 1996, alcuni stili di vita si sono rafforzati, e si è consolidato la mono-motivazione ricreativa, mentre altri stili di vita si sono ibridati, anche se prevale ancora la motivazione sportiva-narcisistica che ancora caratterizza le pratiche della vacanza invernale in montagna. Parallelamente, l’offerta si è fatta multifunzionale per soddisfare le esigenze di un segmento differenziato all’interno della motivazione principale, quella narcisistico-sportiva.
La verifica di questa situazione si è avuta nella stagione 2001-2002, una stagione disastrosa perché sulle Alpi si è dovuto attendere febbraio per le prime consistenti nevicate. Nonostante i consorzi turistici tendano a rassicurare che con la neve artificiale si può sciare tutto l’anno, la fiducia nelle tecnologie di innevamento non costituisce completamente il rapporto di “dipendenza” che lo sciatore conserva con la natura. E’, comunque, i cannoni che sparano neve possono essere efficaci solo se la temperatura scende di qualche grado sotto lo zero. Ma il messaggio è chiaro: le località puntano ancora sull’artificiale perché lo stile di vita ecologico-ambientale non produce una sufficiente domanda di sostituzione, anche se i valori della natura tutelata sono acquisiti dai turisti ricreativi, divenuti più consapevoli e responsabili, ma che, tuttavia, non rinunciano al divertimento prevalentemente disimpegnato, evasivo. Mancando la neve per sciare, crollano i flussi dei turisti montani e l’economia locale vede un pil ridotto. Ancora una volta, la speranza è riposta nell’abbinata “organizzazione aziendale e innovazione tecnologica”.
Pertanto, il turista montano ecologico e il sedentario non costituiscono un bacino di utenti che
possa sostituire il trend verso lo show off di pratiche sportive e di attrezzature alla moda: marcare distinzione sociale attraverso performance sportive, costituisce ancora la pratica spaziale del turismo della neve che prevale nelle frequentazioni della montagna. Ieri come oggi.
Anche una ricerca delle politiche locali,condotta dalla cattedra di sociologia del turismo dell’Università Milano Bicocca (Corso di laurea in Scienze del turismo e Comunità locale), conferma che la diversificazione dell’offerta non è multifunzionale, ma svolge una funzione di supporto alla motivazione principale, che è ancora quella narcisistico-sportiva.
L’analisi è stata condotta in due località con popolazione locale residente (Solda in provincia di Bolzano e Breuil Cervinia in provincia di Aosta) e due località prive di abitanti, completamente dominate,quindi, dall’attrattività dello sci (Val Senales in provincia di Bolzano e il Passo del Tonale provincia di Trento). Si è proceduto alla comparazione delle politiche locali secondo gli insegnamenti della sociologia dello sviluppo locale per capire se vi è un metodo comune per rispondere alle sfide del mercato.
In tutti i casi, le iniziative culturali o ambientali che vengono organizzate, sono da considerare come
“doposci” e non richiamano target di utilizzatori con profilo psicografico diverso da quello narcisistico-sportivo.
Infatti, le presenze e le spese dei frequentatori dell’area sono attratte da innovazioni che facilitano le attività sciistiche, per cui i servizi organizzati dalle comunità locali, così come quelli predisposti dall’industria turistica dove non vi sono comunità di residenti, convergono verso il customer care dello sportivo, di un “corpo” turistico attrezzato con protesi tecnologiche e armato da divise alla moda.
Così, l’incremento delle seggiovie e degli skilift costituisce un prolungamento delle protesi tecnologiche e favorisce la presa di possesso del territorio da parte degli sciatori, mentre l’halfpipe e altri percorsi realizzati esclusivamente per gli appassionati di snowboard e freestyle sono un esempio di come l’offerta più articolata e multifunzionale anche se differenziata al proprio interno (in particolare: val Senales): si offrono più cose per soddisfare un unico desiderio,così come ad esempio, si offrono in una gelateria una infinita quantità di gelati ma esclusivamente a chi piace il gelato.
In parallelo, oltre alle protesi tecnologiche, anche l’e-commerce costituisce un prolungamento dello sguardo del turista che riesce a monitorare, entrando nel sito della località, i cambiamenti climatici e il livello della neve per essere confermato al centro dei servizi offerti: la possibilità di acquistare lo skipass nazionale e internazionale direttamente on line, evitando la benché minima coda, è un ulteriore prolungamento delle reti territoriali locali per avvicinare il cliente (in particolare a Cervinia: si clicchi www.cervinia.it).
La variante della tecnologia – dell’innevamento artificiale alla prenotazione elettronica, passando attraverso la ristrutturazione dello spazio di accoglienza – costituisce il vero vantaggio competitivo della località montana,sempre più deterritorializzata dai valori di efficienza, controllo, calcolabilità artificiale perfetta per giochi sportivi de-contestualizzati rispetto al paesaggio, e non collegata alla conoscenza scientifica (ecologico-ambientale o naturalistica) dei luoghi.
La comunità locale di Solda è una delle poche che cera di utilizzare le indicazioni del turismo sostenibile e di “intellettualizzare” l’offerta. Offre perciò anche gite in carrozza, giusto per ri-creare l’aura della storia, e di fornire al luogo una patina di autenticità. Cervinia è riuscita a pedonalizzare.per prima tra le stazioni da sci, il proprio centro storico per farne un luogo per l’incontro culturale e consapevole tra locali e visitatori.
Questo dell’incontro è un tema largamente presente nelle politiche dell’offerta proposte da molte
Comunità montane. Ancora pochi soggetti si muovono in questa direzione, tra questi, anche l’Università Bicocca ha favorito questo trend facendo incontrare i rappresentanti delle Dolomiti vicentine con quelli delle Dolomiti lucane, creando solidarietà territoriale tra nord e sud dell’Italia.
Tuttavia, questio progetti culturali riescono solo se vi sono servizi turistici e se la loro qualità venga percepita e riconosciuta dai potenziali clienti.
E la qualità è connessa ovviamente al paesaggio e alla conservazione del “contesto” naturalistico ma soprattutto agli hotel, alle pensioni, ai garnì, agli accessi ai campi da sci, alle facilitazioni tecnologiche territoriali e comunicative.
Oggi, il care service è ancora costituito da attività ricreative, sportive e narcisistiche come il fitness, la sauna o il bagno turco o da servizi facilitanti come i negozi commerciali che vendono attrezzature per sublimare il corpo dello sportivo e, pertanto, le località stanno diventando sempre più “aziende collettive” che offrono le attrezzature efficienti per soddisfare una crescente domanda di divertimento localizzato in spazi autoreferenziali e de-contestualizzati.
Ma sempre di più le politiche dello sviluppo sostenibile riescono a correggere questa tendenza, soprattutto se la stazione è connessa ad una comunità locale che vuole essere protagonista del suo sviluppo e quindi vuol soddisfare le esigenze polisesnsoriali del turista: il palato e il cervello, ad esempio, e non soltanto l’energia emozionale della fisicità sportiva.

di Nicolò Costa

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