Il convegno “parchi e turismo” organizzato da Democratici di Sinistra
I parchi, nazionali e regionali, le riserve naturali, le oasi protette, i parchi marini sono una piacevole novità del nostro paese. Dopo anni di battaglia, politiche e culturali, delle tante forze ambientaliste, e grazie alla legge 394, oggi in Italia vi sono 2 milioni e 200.000 ettari protetti ai quali si debbono aggiungere i 160.000 ettari di parchi marini. Un bel salto di qualità rispetto al recente passato, una situazione di valore assoluto. Ora, il compito che sta di fronte alle istituzioni, alle forze politiche e sociali, alle associazioni culturali e dell’ambientalismo, è quello di assicurare una adeguata protezione a questo patrimonio e di trovare i modi e le forme di valorizzarlo al massimo. Da questo punto di vista, non vi è dubbio che il turismo può fornire ai parchi e a tutte le aree protette un valore aggiunto di notevole spessore e assicurarne, al tempo stesso, le risorse necessarie per farli vivere e sviluppare.
Attorno a questo tema – difesa dell’ambiente e turismo – si sta sviluppando da tempo un intenso dibattito, un confronto e a volte anche uno scontro che è comunque di grande interesse culturale, anche se venato in qualche caso da fondamentalismi e da perniciosi ideologismi: da una parte, coloro che vedono nei turisti i nuovi baluardi, dall’altra, coloro che considerano il turismo e i turisti, tout-court, gli unici che possono assicurare un avvenire al patrimonio ambientale del nostro paese.
Sul tema “Parchi e Turismo” si è tenuto a Roma,nel mese di maggio, un Convegno organizzato dall’aerea ambiente e dal gruppo turismo della Direzione dei Democratici di Sinistra, con lo scopo di verificare le condizioni e le possibilità di un “matrimonio” fra Parchi e Turismo; il dibattito è stato molto ampio, con diverse posizioni che si sono confrontate, ma le conclusioni sono state unitarie: in sintesi, si è convenuto che questo “matrimonio” non solo è possibile, ma si deve fare. Questo anche perché esso viene incontro ad una esigenza sempre più diffusa fra i potenziali turisti, italiani e stranieri, di trascorrere parte delle loro vacanze in un paese dove sia possibile fare passeggiate, dove l’ambiente è protetto, dove predomina la quiete, dove la flora e la fauna sono una continua novità.
Una recente indagine ha rilevato che il 67% degli italiani che si mettono in movimento, nel fine settimana o per le vacanze, visita un parco: ciò significa almeno 20 milioni di nostri connazionali, ogni anno. D’altronde, questo “matrimonio” è stato sugellato dal vertice di Rio del ’92 sull’ambiente, nel quale è stato adottata l’Agenda 21 con cui il turismo entra a far parte – e diventa leva – dello sviluppo durevole che, oltre tutto, è stato inserito fra le politiche comunitarie del 5° programma d’azione per uno sviluppo sostenibile.
Ma certamente, affinché questo avvenga e duri nel tempo, vi sono alcune condizioni irrinunciabili e numerosi problemi da affrontare e risolvere.
Una prima condizione, fondamentalmente culturale, riguarda l’approccio che ciascuno deve avere con l’area protetta, Per la sua funzione, infatti, essa non è semplicemente un territorio, ma un modello di comportamenti , di relazioni, di attività e, come tale, è un insieme di valori.
Vi sono poi tutti i problemi relativi alle strutture e ai servizi di cui i parchi debbono essere dotati. Il ricettivo, ad esempio, che deve puntare non a nuove costruzioni, ma al recupero dei cento e cento casali che altrimenti richiederebbero di essere irrimediabilmente degradati o distrutti. E’ questo un patrimonio storico ed etnografico di notevole valore che deve essere salvaguardato, dal momento che in esso possono trovare una collocazione alberghi e pensioni, case per la terza età, ostelli per la gioventù.
Vi è poi il grande tema per il turismo all’aria aperta, che conosce un aumento della domanda, alla quale, fino ad oggi, l’Italia non è stata sempre in grado di dare adeguate risposte e, infine, l’agriturismo, che sta vivendo una stagione particolarmente felice: all’interno dei parchi, esso potrebbe trovare un consistente e qualificato sviluppo e aiutare il permanere dell’agricoltura – e di chi in essa lavora – all’interno dei parchi.
Infine, vi è una serie importante di attività indotte, quali la valorizzazione dei prodotti tipici e dell’artigianato, l’organizzazione di visite guidate, di corsi di educazione ambientale, di attività sportive, l’organizzazione di giardini botanici, di musei naturalistici, della civiltà materiale e archeologici.
Si tratta, in sostanza, di un insieme di attività dalle quali è possibile far derivare, fra l’altro, una consistente occupazione per i giovani: in forme cooperative – e vi sono già esperienze significative – o in forme associative e di impresa autonoma. Questo è tanto più possibile e necessario al Sud, dove molti parchi sono in fase di decollo. E con le strutture e i servizi acquisterà importanza la formazione permanente per tutti coloro che nei parchi lavorano. Avere un personale preparato è fondamentale per corrispondere a tutte le esigenze che una corretta gestione dei parchi e delle aree protette richiede.
Ma per orientare e organizzare la domanda turistica è necessaria una intelligente politica di marketing: necessita offrire itinerari che interessano più parchi, perfezionare un’offerta che corrisponda alle esigenze di potenziali visitatori, i giovani e il turismo scolastico, i rappresentanti della terza età, i portatori di handicaps, le famiglie. L’obiettivo di una corretta politica turistica nei parchi, quindi, non solo deve far aumentare i visitatori, ma deve anche trasformare, il turista di una sola giornata in uno che si fermi per un periodo più lungo, e inoltre deve destagionalizzare le presenze. Oggi, luglio e agosto sono i mesi in cui si concentrano le presenze nei parchi, sebbene altri periodi, primavera e autunno, offrono condizioni eccezionali e di grande bellezza e attrattiva.
Si diceva della esigenza di celebrare un “matrimonio” fra parchi, aree protette e turismo: alla luce di queste considerazioni, anche se non è sempre facile, è certamente possibile. Possibile e necessario, sia perché senza di esso si sottrae al cittadino la possibilità di godere di un bene inestimabile quale l’’ambiente, la natura, la cultura, sia perché i parchi e le aree protette possono trarre linfa vitale per l’avvenire, dallo sviluppo delle attività turistiche: il valore culturale e sociale è certamente l’elemento di fondo da difendere ma, al tempo stesso, il turismo nei parchi è una grande ricchezza economica che non può essere sottovalutata.
di Zeno Zaffagnini