Le Nuove Lauree per il Turismo

Riforma degli studi universitari e “legge quadro”

La formazione universitaria, in Italia, sta cambiando radicalmente e vi sono importanti novità per il mondo del turismo. Ecco le nuove lauree che, sulla base del Regolamento sull’ autonomia didattica  degli atenei (G.U. del 4-1-2000) de delle successive determinazioni delle classi di laurea (G.U. del 19-10-2000) possono  interessare gli operatori turistici.

La laurea in Scienze del turismo ha l’obiettivo di assicurare allo studente un’adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, nonché l’acquisizione di specifiche conoscenze professionali. Si otterrà dopo tre anni e darà accesso alla maggior parte delle professioni.

L’impatto è certamente positivo sull’impiego pubblico e privato, perché la nuova laurea triennale attualizza e dinamizza anche le discipline umanistiche che, secondo la tradizione idealistica, erano finalizzate soltanto all’autoproduzione didattica e ad elevare lo “spirito”. Adesso, sulla base delle nuove tendenze all’ ibridazione del sapere, si cerca di connettere, ad esempio,  storia dell’arte con economia, dando luogo a lauree finalizzate alle esigenze del mercato.

In particolare, l’ibridazione di scienze economiche, sociali, territoriali e artistiche è forse più utile di quanto si pensi: non è superfluo ricordare che la maggior parte degli attuali impiegati e dirigenti delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni impegnati nella “promozione” del turismo hanno le lauree più generalizzate e disparate (Giurisprudenza o Scienze Politiche) e hanno dovuto costruire le loro competenze con l’ autoformazione.

Ad esempio, può essere strutturato un corso di Laurea  denominato “Scienze del turismo e comunicazione”, inserendo materie innovative come “Editoria turistica”, sotto-classe di Sociologia delle comunicazioni di massa, ma anche dei moduli sul “Commercio elettronico” come sottoclasse di informatica, coniugando questo sapere con quello più tradizionale di “Storia dell’arte”.

Dopo questa laurea triennale si potrà accedere, sulla base dei “crediti” ottenuti, al biennio di specializzazione, secondo la formula del 3 + 2.

La laurea specialisticaha l’obiettivo di fornire allo studente conoscenze di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici. Il concetto di coerenza didattica del percorso formativo si collega a quello di sviluppo delle competenze.

Ad esempio, chi vuol far l’avvocato dovrà prima laurearsi in Scienze giuridiche e poi in Giurisprudenza, il cui intreccio curriculare è esplicitamente indirizzato ad una professione specialistica anziché ad una conoscenza generica dell’universale giuridico.

Una delle più interessanti lauree di secondo livello, è la laurea in “Progettazione e gestione dei sistemi turistici”, alla Statale di Milano, pensata come coerente proseguimento di “Scienze del turismo” e rivolta a costruire un nuovo ceto professionale di esperti in incoming, competenti nell’ industria dell’ospitalità, nel saper articolare nuovi prodotti che integrino il turismo, beni culturali, ambiente, trasporti, ristorazione e agricoltura a livello locale, facendo passare l’offerta turistica da una fase decisamente commerciale ad una fase dell’organizzazione flessibile, tipica dei distretti industriali del made in Italy.

Questa laurea specialistica accentua le componenti territoriali, comunque già presenti in “Scienze del turismo”, perché richiama come primo obiettivo formativo l’art.5 della nuova legge quadro che prefigura il “sistema turistico locale”.

I laureati devono acquisire “avanzate competenze nel saper operare nell’ interno dei sistemi turistici, in contesti omogenei ed integrati, comprendenti ambiti territoriali di appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall’ offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrattive turistiche o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate”. In sostanza, viene ripreso il testo del primo comma dell’art. 5 della Riforma della legislazione turistica approvata poi dal Parlamento.

Più in generale, sia la laurea di primo livello che quella specialistica ribadiscono  – in più punti – una concezione territoriale delle competenze professionali dell’operatore turistico, inserite all’interno del concetto di “industria dell’ospitalità”, cioè delle  filiere o delle reti integrate. In questo modo, ci si prefigge lo scopo di integrare le strutture ricettive, la ristorazione, l’agricoltura, i beni culturali, gli eventi artistici e l’ambiente all’interno di sistemi di offerta omogenei, con la creazione della figura del “facilitatore” dello sviluppo turistico locale.

Il “facilitatore” è una nuova figura professionale con conoscenze interdisciplinari e competenze trasversali: può riguardare sia le professioni classiche del direttore d’albergo che le nuove figure di esperto in marketing territoriale, capace di comunicare la città ospitale per attrarre investimenti e visitatori di ogni tipo (turisti ricreativi o culturali, metropolitan business men, studenti, anziani, ecc.).

In sostanza,  il sapere umanistico (dallo studio della storia dell’arte fino alle tecniche di realizzazione di uno spettacolo, dalla semantica dei prodotti turistici fino alle tecniche della realizzazione dei messaggi promozionali, dallo studio della cartografia tematica fino alle tecniche per realizzare prodotti multimediali della divulgazione culturale ai fini turistici) viene ibridato con le conoscenze economiche e giuridiche  indispensabili per gestire con successo un’impresa dei servizi alle persone o per operare in un consorzio pubblico-privato preposto alla promozione dell’identità culturale dei luoghi.

Un esempio concreto. Per molto tempo,  ci si è lamentati che il marketing turistico di un determinato Comune non fosse sincronizzato con l’organizzazione degli eventi artistici promossi dall’Assessorato alla cultura, per cui la mano destra di una comunità locale non sapeva cosa faceva la mano sinistra: l’esperto in gestione dei sistemi turistici è appunto il manager che dovrebbe essere in grado di guidare la sincronizzazione dell’offerta locale e integrare quanto è adesso frammentato o disorganizzato.

Il masterha la durata annuale e sarà di primo livello (dopo la laurea triennale o di secondo livello (dopo la laurea specialistica). Finalmente si disciplina la proliferazione dei master,  evitando che gli iscritti ai corsi, studenti ma anche operatori desiderosi di migliorarsi attraverso l’aggiornamento, scelgano corsi di dubbia qualità scientifica: il termine “master” non potrà essere adottato per iniziative di formazione che non abbiano questi requisiti.

Da oggi, con la riforma universitaria viene favorito l’impegno dei docenti universitari con alta professionalità all’interno di strutture didattiche, sia pubbliche che private, inserite in un contesto di collaborazione istituzionale. Ad esempio, già adesso alcune Regioni possono bandire corsi di formazione in collaborazione con l’Università locali su fondi dell’U.E. Ma anche le imprese e le associazioni imprenditoriali possono svolgere un ruolo attivo prendendo l’iniziativa e, tramite la collaborazione con le Università, possono sviluppare le performance professionali dei loro dipendenti o dei loro soci senza dover sborsare quattrini e senza fondare impropri centri di formazione all’interno delle loro strutture.

Prima della riforma universitaria erano già stati istituiti – in 18 Atenei italiani, presso le Facoltà di economia – dei Diplomi Universitari in Economia e Gestione dei Servizi Turistici, le “lauree brevi” denominate DUEGST che rispondevano ad una esigenza diffusa, negli anni ‘80, di una maggiore  professionalizzazione delle imprese.

Oggi, laddove iDuegst  sono nati e cresciuti con la finalità di creare varie figure di operatori turistici con prevalenza delle componenti economiche e si sono rapportati con le aziende turistiche, la riforma universitaria costituisce l’occasione per modificare e migliorare il regolamento didattico, rinnovando quanto di positivo hanno già realizzato.

Possono valorizzare le esperienze  acquisite nel corso degli ultimi anni introducendo  quei correttivi agli ambiti disciplinari e alle attività formative che possono ulteriormente implementare le performance didattiche del Duegst. In  alcune facoltà di economia i Duegst di tre anni stanno per essere raccordati con il biennio di specializzazione denominato “Economia del Turismo”, mentre in altre università, si sta sperimentando l’opportunità di offrire un ventaglio  con addirittura quattro corsi di laurea, a prevalente indirizzo economico, con orientamenti diversi ma complementari, nella speranza di coprire il vasto e complesso campo delle interdipendenze settoriali del turismo.

Con  la riforma degli Studi Universitari è ipotizzabile che in uno stesso ateneo vengano attivate sia la laurea in Economia e Gestione dei servizi turistici che Scienze del turismo. La prima si rivolgerà alle imprese turistiche in senso stretto, la seconda alle comunità locali o agli operatori che si muovono in modo innovativo all’ interno delle interdipendenze settoriali del turismo con i beni culturali o l’ambiente, all’interno dell’industria dell’ospitalità intesa come sistema locale di offerta.

La prima si specializza nell’outgoing e nel turismo internazionale, la seconda nell’ incominge nell’ offerta locale: entrambe sono fondamentali per lo sviluppo equilibrato delle attività turistiche e delle aree-destinazione che devono puntare, sempre più, sulla professionalizzazione degli operatori.

di Masaniello Sali

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