Anche i territori, come le persone, hanno un equilibrio che va preservato in via preventiva, per non dover riparare i danni provocati dalla sua alterazione. Eppure, soprattutto in certe aree del Paese, molti territori accusano un deficit di identità ed una conseguente mancanza di attrattività turistica, per l’assenza di in progetto in grado di mettere a frutto potenzialità e risorse. Ristabilire questo equilibrio non è semplice, ma ammesso che se ne abbia la forza, deve essere chiaro che ciò non può comportare l’isolamento del territorio dal contesto in cui è inserito, come se si trattasse di una riserva indiana o di uno zoo-safari da attraversare con i finestrini chiusi. In atri termini, l’equilibrio socio-economico di un territorio non si persegue facendone un’attrattiva-spot, buona forse per i Tours Operator ma non risolutiva rispetto alle immutate problematiche locali, quanto piuttosto stimolando l’iniziativa, la progettualità e il lavoro.
Per questo, il governo ha avviato la messa a punto di una strategia fatta di regole importante alla flessibilità, di procedure più snelle, ma anche di incentivi e di promozione di comportamenti diversi a livello di operatori. Tuttavia, che ci si muova nell’ambito dell’impresa tradizionale o del no profit, il problema di fondo resta quello della sostenibilità economico-finanziaria dell’iniziativa privata, che a sua volta determina una differenza ed una resistenza estremamente penalizzante rispetto all’operatività degli strumenti che, dagli stage alle borse lavoro, tendono a favorire il contatto tra i giovani e l’impresa. Analoghe perplessità hanno accompagnato le iniziative del pubblico a favore della formazione professionale, anche se, allo stato attuale, si tratta di solo iniziative sulle quali occorre, comunque, continuare a scommettere.
Inoltre, per il fatto di essere portatore di una domanda legata a fattori episodici e alla stagionalità, il turismo si caratterizza per una flessibilità del tutto particolare. Allora, quella che può essere interessante non è tanto il singolo strumento,quanto piuttosto il fatto di associare le possibilità offerte da ciascuno di essi.
Nel caso del turismo, ad esempio, la presenza di una domanda di flessibilità molto forte e di un comparto come quello del no profit, così attento alle tematiche dei parchi e dei turismi sostenibili, potrebbe rendere interessante coniugare questi due elementi nell’ambito di una formula di lavoro interinale che consenta al sistema dei parchi nazionali di disporre delle risorse necessarie in ogni momento dell’anno, utilizzandole dove e quando servono, in una chiave di flessibilità.
In questa stessa ottica, sarebbe anche opportuno organizzare degli stage nei parchi, oltreché per i parchi, a vantaggio, ad esempio, dei lavori socialmente utili intesi come riserva su cui contare, a condizione che si trovi un equilibrio tra le esigenze dei soggetti che da lungo tempo sono lontani dal lavoro attivo e quelle espresse dalla componente giovanile.
di Luciano Forlani
Ministero del Lavoro