L’importanza dell’agricoltura per l’Unione Europea, il cui territorio è occupato per l’80% da foreste e superfici coltivate, non si limita alla produzione di alimenti e materie prime di ottima qualità. Molti
dei risultati conseguiti dal settore agricolo, infatti, non possono essere commercializzati sul mercato e, allo stato attuale, non concorrono a formare il reddito degli agricoltori. In effetti, l’agricoltura europea si va sempre più trasformando in senso multifunzionale, contribuendo a preservare l’ambiente e la bellezza delle campagne e a mantenere inalterata la vitalità economica e sociale delle aree rurali che esistono e prosperano solo nella misura in cui l’impegno dell’agricoltore può trovare una soddisfazione economica, meglio se in connessione armonica con altre attività di impresa come l’artigianato, il commercio e l’industria di trasformazione dei prodotti agricoli.
Le aree coltivate, infatti, possono costituire una risorsa preziosa per la natura, solo grazie ad una gestione sostenibile dell’attività agricola, in grado di contribuire alla soluzione di habitat seminaturali e di paesaggi di grande valore. Non a caso, queste zone ricadono spesso in aree potette che devono la loro configurazione attuale a forme di utilizzazione del territorio che fanno parte di una tradizione secolare.
Certamente, il rapporto tra agricoltura e ambiente è stato a volte problematico, ma è evidente che la pressione dell’agricoltura intensiva sul territorio è circoscritta a determinate regioni, ben delimitate ed individuate, e non riguarda quasi mai il sistema dei parchi e delle aree protette che si localizza invece,prevalentemente, in quelle zone in cui procura un impatto modesto sulle superfici tutelate e, anzi, rappresenta spesso una caratteristica essenziale ed insostituibile del territorio.
Consapevole della rilevanza di queste problematiche, l’Unione Europea ha elaborato un’importante dichiarazione incentrata sulla prioritaria necessità di incentivare lo sviluppo delle aree rurali, al fine di invertire i processi di abbandono delle campagne, anche per combattere l’impoverimento, e di stimolare l’occupazione, per rispondere al crescente bisogno di migliorare la qualità della vita, della salute, della sicurezza e del tempo libero.
La dichiarazione precisa che una quota crescente delle risorse disponibili dovrà essere investita nella promozione dello sviluppo delle aeree rurali e nella garanzia del raggiungimento degli obiettivi di politica ambientale. Tale politica, che dovrà essere multidisciplinare nei principi e multisettoriale nella applicazione, dovrà inoltre basarsi su un approccio integrato e garantire, in un’unica cornice giuridica ed attuativa, l’adattamento e lo sviluppo dell’agricoltura, la diversificazione economica,la gestione delle risorse naturali, il potenziamento delle funzioni ambientali e la promozione delle attività culturali del turismo e del tempo libero.
In particolare, le politiche attuative dovranno promuovere uno sviluppo delle aree rurali che garantisca la qualità e la godibilità dell’ambiente europeo, nelle sue risorse naturali, nelle sue diversità biologiche e nelle sue identità culturali.
In definitiva, l’agricoltura viene giustamente individuata come l’elemento economico di base intorno alla quale costruire relazioni più strette con gli altri settori economici, dando particolare risalto ai prodotti agroalimentari che meglio soddisfano l’esigenza di standard qualitativamente più elevati.
Per quanto riguarda il rapporto tra aziende agricole e aree protette, gli agricoltori si considerano i primi artefici del governo del territorio ed è anche per questo che, talvolta, hanno reagito con una certa indifferenza ai vincoli ed alle limitazioni imposte alla loro attività delle leggi nazionali e regionali. Al contrario, è importante sottolineare non solo i problemi, ma anche le nuove opportunità presentate dalle norme che vincolano il territorio. In questa ottica, va anche osservato che l’incidenza dei territori e delle attività agricole all’interno delle aree protette è molto più rilevante del ruolo, spesso addirittura inesistente, che gli agricoltori svolgono negli enti che le hanno in gestione.
Sotto questo profilo, si può tranquillamente affermare che la rappresentanza degli interessi imprenditoriali, in particolare di quelli agricoli, è sempre stata fortemente trascurata, sia dal momento della istituzione e della perimetrazione del parco, che nella sia normale conduzione.
In effetti, all’interno di un’area protetta, l’impresa agricola e forestale viene considerata come una semplice categoria economica, anche se la sua importanza è nettamente superiore, perché rappresenta, organizza, cura e gestisce, in senso economico, il territorio senza il quale il parco o l’area protetta non avrebbe ragione di esistere. Per questo, pur nel rispetto delle procedure previste e delle indicazioni europee sullo sviluppo rurale, le imprese agricole vogliono essere oggetto attivo di nuove iniziative economiche ambientali e non semplice oggetto di attuazione di programmi calati dall’alto. In tal senso, è indispensabile apportare alcune modifiche sostanziali alla normativa vigente.
Certamente, come previsto dalla legge 394/91, l’agriturismo, come il turismo rurale e quello naturale, sono attività da incoraggiare,all’interno dei territori protetti, ma l’agriturismo è senza dubbio il settore operativo che presenta le caratteristiche di maggiore coerenza con le finalità di queste aree.
In Italia, tuttavia, l’esercizio di questa attività, all’interno delle aree sottoposte a tutela, può presentare, per il singolo imprenditore, alcune difficoltà che devono essere superate. Uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del settore è rappresentato dagli alti costi che comporta la ristrutturazione dei fabbricati rurali. Per questo, è spesso necessario attivare nuovi canali di finanziamento attraverso una specifica normazione regionale.
Se è vero, infatti, che la legge sui parchi prevede una serie di priorità (art.7) e la possibilità che i finanziamenti vengano attivati direttamente dagli enti gestori delle aree protette (art.4), è anche vero che, fino ad oggi, i bilanci di queste strutture sono serviti soprattutto a risolvere i problemi legati alla gestione del quotidiano.
Del resto, i vincoli urbanistici imposti dal regolamento istitutivo dei parchi non agevolano l’attività di una nuova impresa agricola che intende operare nel settore agrituristico all’interno dell’area protetta, anche se l’attivazione di convenzioni con l’ente gestore del parco (art.14 della legge n.394)
può offrire una serie di soluzioni e di opportunità che consentono l’impiego del nome e dell’emblema del parco per prodotti di qualità, ma anche l’organizzazione dell’ospitalità, di stage aziendali, di settimane verdi e di soggiorni scolastici, con un forte contenuto educativo. Sotto questo profilo, non bisogna tuttavia dimenticare le molte iniziative avviate, all’interno dei parchi di alcune regioni d’Italia, con il contributo dei programmi “Leader” e delle misure previste a favore delle imprese che operano nelle aree protette o nelle zone marginali comprese nell’Obiettivo 5b. Un esempio di attuazione concreta di questo modello di sviluppo è quello attivato in Sardegna dall’Unione Provinciale Agricoltori di Nuoro dalla Confagricoltura. In questo caso, le aziende sono state considerate come parte di una rete organicamente inserita nel territorio e collegata con gli operatori di altri settori dell’economia e con i soggetti della vita economica istituzionale, primi fra tutti la Camera di Commercio, disposti a collaborare alla creazione di singoli eventi e all’adozione di un marchio comune con cui etichettare i propri prodotti di qualità, dalla bottiglia di vino al ristorante, dal fuoristrada da noleggio al percorso naturalistico. Il marchio “Le Barbagie” nato dall’attuazione di questo programma di sviluppo, ha così permesso di individuare, promuovere e realizzare una serie di attività in tutto il nuorese e, in particolare, nell’area del Parco del Gennargentu.
Per questa via, sono state stipulate alcune convenzioni con le associazioni ambientaliste ed è stato possibile promuovere una serie di attività d’impresa della quale tutti i soggetti partecipanti sono convinti sostenitori.
La strada dei vini
Il segreto della riuscita dell’iniziativa sta nell’aver creato una rete di sviluppo promossa da un unico marchio e pubblicizzata, per l’indispensabile comunicazione degli eventi, tramite un sito “Internet” che, solo nel primo mese, è stato visitato da dodicimila utenti. Un evento promosso dalle Camere di Commercio e dedicato alle “Strade dei vini” ha inaugurato il sito,graficamente molto gradevole, con una serie di notizie e di suggerimenti relativi ai percorsi enoturistici, offrendo anche a possibilità di acquistare “in rete” i prodotti vinicoli.
Nel dare maggiore visibilità agli operatori economici dei diversi settori, questo nuovo modello di sviluppo del territorio ha anche contribuito a rendere riconoscibile e “vendibile”, in termini turistici, un territorio sul quale insiste una pluralità di prodotti e di servizi che, dalla ricettività agli alimenti di qualità, dall’artigianato agli itinerari naturalistici, sono ora più facilmente raggiungibili grazie all’impiego di un mezzo di comunicazione modernissimo ma al tempo stesso capace di contenere e di trasmettere l’emozione di un messaggio antico come quello prodotto da luoghi così belli ed incontaminati.
Questa esperienza pratica dimostra,assai meglio di qualsiasi teorizzazione, la fattibilità e l’utilità concreta della presenza agricola nelle aree protette,a condizione che la si intende non come mera sopravvivenza di tradizioni, ma come attività sana, integrata col territorio che la racchiude e capace di attivare sinergie economiche potenzialmente molto interessanti.
di Francesco Dore
Responsabile delle Politiche
Ambientali della Confagricoltura