Il Rinnovamento delle Associazioni di Categoria

Federalbergihi e Fiavet

Molti sono i segnali di un radicale processo evolutivo  in atto nel mondo associativo del lavoro, che deriva sia dalle nuove esigenze di organizzazione aziendale, sia dal bisogno di  fronteggiare  l’accresciuta competitività sul mercato globale e nello spazio europeo.

Innovazione tecnica, necessità di continuo aggiornamento professionale, realizzazione di moderne aggregazioni consortili o di carattere commerciale, sono soltanto alcune delle problematiche che le aziende sono chiamate ad affrontare,  e che rendono necessario un ammodernamento del  modello  organizzativo delle Associazioni imprenditoriali.  Altrettanto necessario è il definitivo affermarsi  di un diverso orientamento dei sindacati dei lavoratori, resi ormai anch’essi  consapevoli della nuova realtà economica, che va affrontato con strumenti e con metodi che  si discostano  nettamente da quelli tradizionali.

Fino agli anni ottanta,  nell’azione sindacale è prevalso l’obbiettivo di migliorare le condizioni economiche  dei lavoratori, e si comprende quindi come i contenuti delle rivendicazioni fossero prevalentemente incentrati  sugli aspetti retributivi. Ciò era tanto più avvertito nel settore turistico dove le lotte sostenute dai sindacati miravano alla parificazione delle condizioni economiche dei lavoratori del comparto, rimaste indietro rispetto a quelle degli altri settori. E, altrettanto comprensibile  era il comportamento delle organizzazioni che fondavano il rapporto associativo sull’esigenza di contenere le richieste salariali, per garantire la sopravvivenza e lo sviluppo di aziende per lo più deboli e di ridotte dimensioni.

Per mantenere la necessaria compattezza, richiesta dalla natura del confronto,  prevaleva – in sostanza – una impostazione di tipo corporativo, in base alla quale l’adesione al sindacato o all’associazione professionale si configurava  come “inquadramento di categoria” piuttosto che frutto di scelta individuale. Non a caso l’iscrizione o il rinnovo di essa avveniva  (come tutt’ora avviene)  automaticamente, con un criterio che soltanto il referendum recentemente ammesso dalla Corte Costituzionale, ha posto in discussione.

La situazione è notevolmente cambiata in relazione alle mutate condizioni economiche del Paese e la svolta più significativa del mutamento in atto è data dagli accordi intervenuti nel 1993 tra le Confederazioni dei lavoratori e le Organizzazioni imprenditoriali, allorché si registrò, per la prima volta, il riconoscimento da parte dei sindacati della necessità di agganciare i miglioramenti economici agli incrementi della produttività.

Tale politica, insieme ad altri elementi indicativi, quali l’ampliamento della durata dell’apprendistato e dei contenuti del contratto di formazione-lavoro, il maggiore utilizzo dei contratti a termine e l’introduzione del “salario d’ingresso”, ha determinato una positiva trasformazione del contratto di lavoro nel settore turistico,  confermando la tendenza evolutiva alla quale abbiamo accennato all’inizio.

Tuttavia, le incidenze più significative si sono avute, a nostro avviso, nei riguardi delle Organizzazioni imprenditoriali, come è comprovato da una serie di avvenimenti e di iniziative che hanno contrassegnato, recentemente, la vita di queste associazioni, che hanno adottato scelte che hanno inciso sulla loro stessa configurazione ed organizzazione.

Ci sembra, infatti,  che di fronte alla nuova situazione, le Associazioni imprenditoriali abbiano risposto configurando un modello  organizzativo sostanzialmente diverso da quello tradizionale, come sembra confermato da quanto sta avvenendo all’interno delle più significative Federazioni del settore turistico: quella degli albergatori e quella degli agenti di viaggio.

Per ciò che concerne l’Associazione degli albergatori, lo stesso mutamento della sua denominazione da FAIAT o Federarlberghi, con l’adozione di un nuovo statuto, sta a significare la volontà di  un deciso rinnovamento, con la realizzazione di una serie  di iniziative particolarmente innovative. Senza venir meno alla tradizionale funzione di assistenza sindacale, legale e tributaria  la Federalberghi  ha intuito che il terreno sul quale si giocherà la competizione del futuro sarà certamente quella della “qualità” dei servizi prestati.  Su questo versante occorre anche recuperare i ritardi che hanno penalizzato le nostre aziende nei confronti delle imprese concorrenti, soprattutto di quelle che operano nello “spazio” europeo.

Ma, affrontare il tema della qualità significa intervenire su due versanti:  quello della formazione professionale e quello della gestione aziendale, Di qui, alcune conseguenti iniziative:

  • Per quanto riguarda la formazione professionale si è dato luogo, d’intesa con i sindacati – alla vitalizzazione degli Enti bilaterali creati per un più razionale governo del mercato del lavoro.  Gli Enti bilaterali, che vedono la presenza particolare delle Organizzazioni datoriali e dei sindacati, sono finanziati dalle aziende e dai lavoratori per la creazione di una specie di cassa integrazione da utilizzare in particolari situazioni di crisi, ma soprattutto per provvedere alla qualificazione e all’aggiornamento professionale del personale, attuando progetti di formazione permanente .
  • – La creazione di una Scuola di management aziendale, la cui apertura è prevista per l’anno accademico 1997-98. La realizzazione della SEMAR (Scuola Europea di Management Alberghiero e di Ristorazione) comporterà un investimento complessivo valutato  intorno ai 20 milioni ed avrà il sostegno, oltre che della Federalberghi anche della consorella FIPE (Pubblici Esercizi)  e della stessa CONFCOMMERCIO:  per valutare l’importanza del progetto  basta  sottolineare che in Italia non vi è nessuna istituzione del genere, mentre in Europa se ne contano un centinaio, di cui 21 nella sola Francia.
  • – Per quanto riguarda gli interventi nel campo gestionale, una interessante iniziativa riguarda l’avvio del Progetto Franchising  ( la cui impostazione è stata affidata al Centro Studi Turismo di Assisi) per la preparazione di esperti capaci di assistere le piccole e medie imprese alberghiere nella creazione di sistemi di aggregazione, basati sui contratti di franchising adattati alle esigenze delle imprese aderenti.

Ci sembra quindi di poter dire che la direzione intrapresa dalla Federalberghi corrisponda esattamente alle attese degli operatori: un sostegno nel predisporre gli strumenti idonei ad affrontare una realtà operativa che richiede un impegno insostenibile con le sole forze di una singola azienda.

Nel comparto dell’intermediazione turistica la situazione si presenta con caratteristiche differenti, e diversi sono i problemi che hanno interessato la FIAVET, che associa gli agenti di viaggio. Qui il processo di modernizzazione del settore si è scontrato con una latente crisi organizzativa della Federazione che ha origini lontane ed è direttamente legata ai problemi specifici e alle caratteristiche professionali proprie della categoria.

Quando fui fondata la FIAVET , nel 1961, solo alcuni  agenti di viaggio esercitavano le funzioni di organizzatori del prodotto (tour operators), mentre in grandissima maggioranza gli associati svolgevano compiti di pura intermediazione, ma la rapida crescita dei T.O. – con la creazione di una specificità professionale sempre più accentuata – ha determinato lo sviluppo di una categoria caratterizzata da problemi  e istanze del tutto differenziate da quelli dei travel agents o dettaglianti, pur all’interno di una stessa organizzazione imprenditoriale.

Di qui la conseguente contestazione del modello organizzativo della Federazione, articolata su Associazioni regionali, e la richiesta di una profonda trasformazione che dia spazio alle due principali specificazioni professionali della categoria, delle quali la Federazione dovrebbe essere la sintesi.

E’ chiaro che il contrasto non riflette soltanto una questione interna,  ma assume una importanza sostanziale per il rilievo che ne consegue sulle funzioni e sulla natura stessa della Federazione. E, che si sia alla vigilia di una svolta, si può dedurre dalle dichiarazioni rilasciate dal neo Presidente della FIAVET Alis Maccarini, la cui recente elezione dovrebbe porre fine alla crisi aperta dalle dimissioni anticipate del presidente Foderaro.

Il programma della “nuova” FIAVET promette, oltre alla prosecuzione e al perfezionamento di alcune iniziative (come la certificazione di qualità dei servizi prestati dalle agenzie associate), il potenziamento di un  Centro studi che sia in grado di svolgere attività di consulenza, di studio dei mercati, di ricerca, di elaborazione di “progetti”.

Anche nel campo delle agenzie di viaggio, si presenta l’esigenza di sostenere il confronto con la concorrenza, con metodi e strumenti rinnovati. Del resto, è solo affrontando coraggiosamente la scommessa del futuro, che turismo italiano potrà tornare ai livelli del passato.

Una partita tutta da giocare…….

di Aldo Agoasteo

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