Il nuovo libro di Zeno Zaffagnini
E’ un libro dall’aspetto semplice, solo centocinquanta pagine ma contiene una vita. Una vita dedicata al turismo, attraverso cinquanta anni di politica attiva: “Il petrolio del Bel Paese” di Zeno Zaffagnini, curato da Tonino Tosto e pubblicato da EDUP di Roma, è un testo che affronta le problematiche dello sviluppo turistico – anche quelle più attuali – attraverso il racconto, fatto in prima persona, dell’esperienza di un esponente politico che è stato uno degli attori più attenti dell’organizzazione turistica del nostro Paese.
L’Autore è stato dirigente della Federazione del PCI di Rimini all’inizio degli anni Cinquanta, l’età che ha visto emergere il turismo di massa. Assessore al Bilancio del Comune romagnolo e poi Sindaco della stessa città (dal 1978 al 1983), è stato responsabile per le politiche turistiche del Partito Comunista Italiano, poi PDS, e dei Democratici di Sinistra, oltre a ricoprire ruoli importanti in Associazioni ed Enti di promozione.
“Per un caso fortuito, forse anche fortunato, i miei cinquant’anni di vita politica si sono incrociati con il turismo e con le numerose componenti economiche, sociali, culturali che questo fenomeno della moderna civiltà ha rappresentato nel corso degli anni”. Questa, in sintesi la valutazione dello stesso Zaffagnini, e, alla dimensione temporale, noi possiamo affiancare quella spaziale, considerando l’osservatorio privilegiato fornito dalla città di Rimini che rappresenta un modello di offerta turistica integrata: la città, infatti, passa, tra l’inverso e l’estate, da 130.000 a 500.000 abitanti che, a Rimini, si sentono più cittadini temporanei che ospiti. Nella differenza sta la metafora che offre il titolo al libro. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: le bellezze naturali di tante coste e montagne italiane, come molti tesori dell’arte e della storia, passano in secondo piano nelle preferenze dei visitatori rispetto ad aree anche meno interessanti che però sono sorrette da un’organizzazione dell’accoglienza, dell’ospiitalità e dei servizi di intrattenimento che rendono più gratificante il soggiorno turistico. Come il petrolio, le ricchezze paesaggistiche di una regione sono una risorsa primaria, ma necessitano di un adeguato processo di trasformazione e di valorizzazione per diventare un bene fruibile da parte dell’utente. In altre parole, il turismo è un prodotto da sviluppare.
Di qui l’importanza dello sfruttamento delle risorse ambientali, culturali e storiche del “Bel Paese”. Non a caso la prefazione di Giuseppe Imbesi – Docente di Urbanistica alla Sapienza di Roma – sottolinea il punto di riferimento costituito da Rimini nel momento storico del passaggio dal modello turistico ottocentesco del soggiorno elitario a quello moderno del turismo di massa.
Ma cosa fa un amministratore per promuovere il turismo nella propria città, e quali sono le possibili politiche per il turismo? Prima di fare alcune considerazioni, osserviamo la struttura originale del libro.
Il volume è diviso, senza soluzione di continuità, in diversi capitoli che affiancano narrazione ad argomentazioni problematica e si chiude con una serie di interviste a imprenditori, economisti e rappresentanti di enti e istituzioni. L’Autore racconta innanzitutto, con tratti coloriti di vita vissuta e con suggerimenti certamente utili per il tempo presente, la sua attività politica nel campo del turismo.
“A Rimini il primo ostacolo derivò dalle resistenze di quelli che disprezzavano il turismo di massa come cosa da poveri, il cosiddetto turismo del cartoccio dei visitatori di una giornata, di cui si riteneva non avrebbero portato alcun vantaggio economico e sociale: un ostacolo che fu superato attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti sociali interessati allo sviluppo delle funzioni ospitali”. Primi passi verso l’imprenditorialità del settore turistico, in seguito, furono la creazione dell’Associazione Romagnola Piccola Industria Turismo e della Collettiva Romagnola, che rappresenta uno dei primi modelli di agenzia di promozione turistica in Europa, tanto diversa dagli Enti Provinciali per il Turismo e dalle stesse Aziende Autonome di Soggiorno e Cura. Non senza errori e momenti di incertezza, a partire dalla sottovalutazione di una corretta progettazione urbanistica, fatto tanto più grave in una città distrutta dalla guerra, la cui ricostruzione necessitava di pianificazione oltre che di riedificazione massima.
Degli anni in cui Zaffagnini fu Sindaco di Rimini, uno spunto interessante è dato dalla soluzione che la Giunta individuò per un problema che allora si presentava per la prima volta, ovvero la durata sempre più breve della stagione turistica: “La parola d’ordine che ci demmo fu quella di fermare la crescita quantitativa e lavorare per un incremento della qualità dell’offerta, integrando l’offerta alberghiera con quella del territorio nel suo complesso”. L’amministrazione comunale, quindi, pose mano a una serie di opere strutturali (acquedotti, impianti di depurazione) migliorando, tra l’altro, viabilità, illuminazione, pulizia, aree verdi, e avviando costruzioni come il Palazzo dei Congressi, all’epoca salvaguardia, oltre a potenziare la Fiera e le strutture per lo sport.
D’altra parte si cercò di attirare i visitatori anche al di fuori dei mesi estivi, incoraggiando gli operatori a predisporre adeguati pacchetti mirati (“Pasqua a Rimini”) e rivolgendosi anche a target diversi dalla tradizionale clientela costituita prevalentemente dalle famiglie: quello dei single nordeuropei, quello della terza età, quello giovanile e scolastico; si diede il via all’accoglienza di numerosi meeting e congressi. Un progetto di ampio respiro fu quello di lavorare, in accordo con i sindacati, per lo scaglionamento delle ferie, al fine di evitare la concentrazione delle vacanze nei mesi di luglio e agosto.
Ma non si può certo raccontare qui tutti i fatti e le discussioni ricordate dall’Autore. Cerchiamo piuttosto di fare alcune osservazioni a partire dalle prospettive per il futuro delineate da Zaffagnini messe a confronto con le opinioni dei personaggi intervistati dal curatore del volume, Tonino Tosto.
Sicuramente su un punto tutte le voci sono concordi, ovvero la necessità di “continuare la battaglia politica, ma soprattutto culturale, per far sì che il turismo sia valutato, nel panorama economico del nostro Paese, per il peso che ha”. Se il turismo viene confuso con la vacanza, il fenomeno viene facilmente sottovalutato nel suo peso culturale ed economico. Se invece si pensa al turismo come la principale funzione della mobilità che contraddistingue una società avanzata, ecco che il turismo si declina al plurale: i turismi sono la prospettiva a cui guardare e verso cui indirizzare gli operatori in modo mirato. Vacanze ma anche congressi, ferie estive ma anche week-end, non solo mare, montagna e città d’arte, ma anche terme, beauty farm e agriturismi; il turismo eno-gastrononico, quello “oper air” e così via.
E Zaffagnini ha dedicato molto della sua attività allo sviluppo delle diverse forme di turismo e all’organizzazione di diverse tipologie di offerta. Ma oggi il turista è cambiato e, a questo proposito appare molto interessante l’osservazione di Giuseppe De Rita (direttore del Censis): non esistono più tanti turismi, ma la tendenza attuale è verso un consumo multidimensionale e multifunzionale: capita molto più spesso rispetto al passato di viaggiare verso mete alla moda, di spostarsi poi per affari, di vivere nel frattempo soggiorni di massa come le settimane bianche e infine di percorrere l’entroterra delle nostre regioni più belle.
Non si tratta solo di soddisfare diverse esigenze in periodi diversi, come sostiene il Presidente FIAVET, Antonio Tozzi, che osserva come il tempo della vacanza sia sempre più suddiviso in tanti brevi periodi durante l’anno, da dedicare non solo al riposo ma anche all’arricchimento culturale oppure a un periodo di rigenerazione in beauty farm o terme. Un altro fenomeno certamente nuovo della nostra società (rilevato dal Censis) è la tendenza a una sorta di collezionismo che non riguarda più soggetti o prodotti ma le mete turistiche e le esperienze ad esse correlate.
Inoltre, come le analisi sociologiche hanno ampiamente dimostrato, nella società complessa la dimensione del consumo turistico è sempre più multimotivata e i viaggiatori della più recente modernità scelgono la destinazione ( e la stessa struttura ricettiva) per soddisfare le esigenze di socialità, di loisir e culturali nello stesso tempo. Proprio per questo motivo, gli spazi turistici devono essere rifunzionalizzati e risemantizzati per accogliere domande complesse con un’offerta di paesaggio, di prodotti e di occasioni quanto più diversificata. Ma ciò richiede progettualità politica, innovazione imprenditoriale e mezzi finanziari che, nel campo del turismo, sembrano essere poco diffusi.
Per quanto riguarda il dibattito sulle politiche a favore del turismo, o meglio sulla loro scarsa consistenza, Sergio Billè (Presidente Confcommercio) sottolinea che lo Stato avesse concesso alle imprese che operano nel settore turistico gli stessi incentivi concessi alla grande industria, in particolare a quella dell’auto, questo settore sarebbe oggi molto più competitivo. La ragione, forse, sta nel fatto che – come sostiene nel suo intervento Piero Barucci, docente di Economia del turismo ed ex Ministro del Tesoro – il turismo è un settore molto complesso che va affrontato non come la somma di tutte le iniziative, ma con una politica unitaria nella quale far confluire tutte le scelte a rilevanza turistica compiute da privati, dallo Stato, dalle Regioni, Provincie e Comuni. Anche i capitali esteri potrebbero essere attirati in questo settore se la politica del turismo, in Italia, non si concentrasse nella “guerra di posizione sui poteri” da parte delle diverse istituzioni politiche e degli Enti locali.
Opportunamente Zaffagnini, nell’esporre la propria opinione sulle prospettive e sulle necessità del turismo, si muove su uno sfondo di mercato mondiale soprattutto europeo, nel momento in cui si sta per definire le politiche economiche successive all’introduzione della moneta unica. Emilio Becheri (assessore al Turismo per il Comune di Firenze e consulente dell’Unione Europea) dal suo osservatorio privilegiato enumera le poche tappe percorse finora dall’Europa in materia turistica. Attualmente il turismo è considerato alla stregua delle altre attività produttive, in attesa di una più specifica attenzione al comparto. Approccio tutt’altro che disprezzabile: il riconoscimento di tale identità, quella cioè di industria produttiva, è requisito basilare per la crescita del settore. In Italia, infatti, osserva Becheri, il turismo si caratterizza nell’ambito del terziario perché visto prevalentemente come attività di servizi, mentre in Europa il turismo è considerato una vera e propria industria.
Ma il requisito essenziale per il futuro dell’industria del turismo è la qualità: un’offerta, “fattore chiave per vincere la competizione internazionale”, con prezzi sotto controllo, sostenuta da infrastrutture adeguate. Così, per Giancarlo Abete (Presidente Federturismo/Confindustria) esiste oggi, per le imprese italiane, una sfida di competitività a livello internazionale che può essere vinta con un appropriato rapporto qualità/prezzo, ma soprattutto, con la capacità di fare innovazione. Ecco un garbato contraltare alla tesi dell’Autore contenuta nel titolo del libro: nonostante la ricchezza del patrimonio ambientale e culturale, per Abete il paragone con il petrolio può essere fuorviante. Non si tratta di sfruttare un giacimento che in quanto tale può esaurirsi ma di valorizzare risorse che vanno innanzitutto tutelate sviluppate in modo sostenibile. La legislazione più recente, infatti, pone l’accento sull’offerta di prodotti turistici nuovi: nell’ottica dei Sistemi Turistici Locali previsti dalla legge 135/2001, il territorio è invitato a portare a sistema tutte le risorse disponibili in maniera integrata, in un mix di offerta di intrattenimento, cultura, eventi, tempo libero. In questo modo, tra l’altro, la piccola, media e grande industria possono incontrarsi proficuamente.
In effetti, anche Zaffagnini osserva, nelle sue riflessioni, come “il turista richieda oggi una vacanza personalizzata e, considerato che i soggiorni turistici hanno durata sempre più breve, è necessario far vivere la vacanza in maniera piena fin da subito”. Niente formule o modelli assoluti per l’Autore (neanche la sua amata costa romagnola), ma peculiarità locali da sviluppare e offerte da innovare, in sinergia sistemica.
Essenziale da questo punto di vista, è un buon dialogo con le istituzioni, e in particolare con le Regioni che a partire dalla modifica del titolo V della Commissione sono referenti esclusivi del turismo, come argomenta Maria Paola Profumo (già coordinatrice degli Assessori regionali al turismo e oggi consulente del Touring Club Italiano). Prodotto turistico per definizione è, infatti, il territorio, e la politica territoriale compete alle Regioni e alle autonomie locali, così come gli auspicati incentivi e finanziamenti per le imprese e i progetti dei Sistemi Turistici Locali non possono che passare attraverso le Regioni che però devono finalizzare gli interventi alla valorizzazione delle identità locali. Identità locali che nel nostro Paese sono tantissime, spesso sconosciute e molte volte trascurate dalle concorrenti. turistiche organizzate dai grandi buyers (T.O. e Vettori). Ma anche i vettori stanno cambiando e, se guardiamo allo sviluppo dei viaggi motorizzati, in automobile e in camper ci rendiamo conto che moltissime potenzialità possono ancora venire alla luce.
Soprattutto nel campo del turismo ope air, un comparto troppo a lungo confuso con una modalità “povera” di fare le vacanze e scartata da molti perché ritenuta scomoda. Si tratta invece, nelle parole di Maurizio Vianello (Presidente Federazione Associazioni Italiane Turismo Aria aperta), di una pratica turistica fortemente consona al territorio e al clima del nostro paese, e corrisponde in primo luogo alla nuova domanda di contatto con la natura formulata da molti ospiti italiani e non. Strutture recettive come campeggi e aree per i camper oggi devono essere gestite con capacità manageriali, offrire un’ampia gamma di servizi e garantire standard elevati di accoglienza. Il panorama attuale del turismo oper air, in grado di competere con l’offerta internazionale in termini sia quantitativi che qualitativi, tuttavia, necessita più che mai di valorizzazione del territorio in termini di vivibilità e di fruibilità, e in particolare dei certezze normative in alcune materie strategiche come il demanio, l’urbanistica, le classificazioni delle strutture ricettive.
Ma, prima di tutto ciò, è necessaria una politica di intervento per migliorare la rete delle strade, delle autostrade e – perché no? – delle autostrade informatiche dove possono correre le informazioni di supporto alla mobilità turistica.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il responsabile dei Servizi Turistici dell’ACI, Giovanni Cavaglià si è soffermato – nell’intervista pubblicata nel libro – sulle iniziative di supporto al turismo realizzate dall’Automobile Club e recentemente potenziate con il servizio gestito, su incarico del Ministro degli Esteri, per le informazioni a tutti i turisti in uscita dall’Italia. Il ruolo dell’ACI, in effetti, è sempre stato molto attivo nel modo del turismo, anche a supporto dell’incoming e potrebbe risultare ancora più vicino se sarà portato avanti il programma di rafforzamento della rete periferica dell’ACI attraverso una rinnovata attenzione alle tematiche del turismo basato sulla formazione di quadri in grado di operare localmente per essere protagonisti delle politiche di valorizzazione del territorio.
Oltre a questi, tanti altri sono gli argomenti affrontati dal libro di Zeno Zaffagnini che ha voluto essere – ancora una volta – solo in comprimario sulla scena democratica, insieme ad altri attori protagonisti dello sviluppo turistico.
E così, come in un’opera collettanea nella quale si sente tuttavia l’impronta forte del curatore grazie anche alla sapiente “regia” di Tonino Tosto, possono scorrere i volti e i temi del turismo italiano.
Tra gli altri temi trattati o accennati da Zeno Zaffagnini nel suo libro, a dimostrazione dei tanti volti e dei tanti protagonisti del settore turistico: la rappresentanza dell’impresa turistica (Marco Venturi, Presidente Confesercenti), la promozione dell’immagine dell’Italia all’estero (Giorgio Togni direttore ENIT), lo sviluppo del turismo nel Sud (Battista Foderaro, imprenditore turistico), la Carta dei Diritti del Turista (Federico Tedeschini, docente di Legislazione turistica all’Università di Perugia), la stampa di settore e la comunicazione delle problematiche legate al turismo (Paolo Audino, giornalista), il rapporto con le amministrazioni locali (Stefano della Pietra,già dirigente CIT e ora Sindaco di Maiori,nella Costiera Amalfìtana), l’offerta alberghiera del nostro Paese (Alessandro Cianella, direttore Federalberghi), il mercato del lavoro nel comparto turismo e la rappresentanza sindacale (Otello Belli, segretario FILCALMS, Federazione Italiana Lavoratori Commercio Turismo e Servizi), il turismo congressuale (Massimo Papini, Presidente del Convention Bureau di Firenze), le politiche per il turismo negli ultimi anni (Maurizio Maddaloni, Ascom Confcommercio di Napoli), il turismo ambientale e lo sfruttamento dei parchi (Matteo Fusilli, Presidente Federparchi).
Elenchi (doverosi) a parte, il nostro desidero è suscitare la curiosità di leggere un libro che parla di cinquant’anni di politica turistica in Italia ma anche, certamente, di tanti altri ancora a venire.
di Silvia Berti