Fattore di rilancio turistico per Roma
Partendo dal presupposto che le esperienze realizzate contribuiscono a comprendere quali possono essere le prospettive, anche economiche, di sviluppo e di funzione turistica, il Comune di Roma ha portato avanti una serie di esperienze che, per quanto estremamente diversificate, sono comunque rivolte a portare il sistema ambientale della città al centro dei processi di pianificazione urbanistica. Questo percorso ha portato ad individuare in primo luogo le aree protette che, all’interno della città, avevano ed hanno un grande valore dal punto di vista paesaggistico-ambientale, creando una sorta di cintura verde, che si estende per circa 51 mila ettari, dalla periferia fino al cuore della capitale. Tuttavia, chiunque abbia esperienza di pianificazione all’interno delle grandi aree metropolitane, sa perfettamente quanto questo processo porti, in un’ottica di salvaguardia ambientale, alla cancellazione delle precedenti previsioni edificatorie, con conseguenze non certo indolori per una città come Roma, storicamente caratterizzata da uno sviluppo basato su di un meccanismo di rendita fondiaria di tipo speculativo, che ha determinato una crescita espansiva, a macchia di leopardo, assolutamente priva di una pianificazione urbanistica in grado di evitare gli attuali squilibri che affliggono la città, anche sotto il profilo organizzativo.
Lo sviluppo caotico della città
La situazione del trasporto pubblico e del traffico cittadino, ad esempio, è solo una delle conseguenze dello sviluppo caotico della città, cresciuta senza una precedente pianificazione e organizzazione del territorio. Occorre dunque modificare questa tendenza, mettendo al centro della pianificazione i valori paesaggistici, storici, archeologici e naturali della città, proseguendo l’operazione che il Consiglio Comunale di Roma ha avviato circa tre anni fa, con il risultato che, oggi, tutte le aree perimetrate del Comune di Roma, per un totale di 129 mila ettari, pari a circa il 65% del territorio complessivo, sono state adibite a parchi e a riserve. Resta ora da risolvere il problema della gestione di questi spazi, che spesso convivono con aree di proprietà privata.
Contemporaneamente, l’amministrazione comunale dovrà anche intervenire sui quartieri della semiperiferia romana, in cui il verde è estremamente penalizzato da un’edilizia di tipo prevalentemente intensivo. In questa direzione, tuttavia, si è già svolto un grosso lavoro di recupero degli spazi esistenti, riqualificando circa un centinaio di piazze e giardini, altrimenti invasi dal cemento. Come Assessorato, poi, abbiamo messo in campo un progetto volto a creare dei “punti verdi di qualità” in quelle aree periferiche per le quali una delibera del Consiglio Comunale aveva già indicato l’opportunità di realizzare strutture con finalità ricreative, sportive e espositive, oltre ad una serie di servizi obbligatori quali, ad esempio, le ludoteche. Su queste basi, quindi, anche grazie al successivo contributo offerto dalla legge regionale sulle ludoteche ed ai 70 miliardi di contributi stanziati dai provvedimenti governativi a favore dei servizi dell’infanzia, si è cercato di potenziare un po’ ovunque la presenza e la disponibilità di questi servizi. Certamente, come spesso accade quanto un’amministrazione comunale si trova ad affrontare l’innovazione, il bando dei punti verdi è stato molto faticoso. Tuttavia, ora che l’elenco dei progetti vincitori è giunto alla conferenza dei servizi, l’elemento di maggior soddisfazione sta forse proprio nel constatare che si tratta, per la maggior parte, di piccole imprese cooperative o di realtà di tipo associativo, nate da iniziative di quartiere. Ed è appunto in considerazione del fatto che questi soggetti sono spesso poco dotati sul piano della disponibilità economica e della capacità imprenditoriale, che il Comune di Roma ha pensato di concludere un’importante convenzione con il Credito Sportivo il quale, oltre ad impegnarsi ad investire 300 miliardi nel progetto, si è anche dichiarato disponibile ad estendere questo tipo di convenzione alle altre amministrazioni comunali. Tuttavia, a conferma delle difficoltà che anche le amministrazioni comunali incontrano nel reperimento dei fondi, non si è ancora risolta la trattativa in corso con la Banca di Roma, sulla questione del finanziamento delle strutture ricreative con finalità diverse da quelle sportive.
Le ville storiche
Dal punto di vista strettamente turistico, poi, le ville storiche rappresentano una tipologia di verde di sicuro interesse e di grande richiamo, soprattutto, in visita del Giubileo. Ed è appunto in considerazione di questo evento che l’amministrazione comunale ha già avviato, come nel caso di Villa Borghese e di Villa Torlonia, o si prepara ad avviare, come per Villa Pamphili e per Villa Ada, una serie di interventi di restauro, con un impegno finanziario pari o più di 100 miliardi.
Parallelamente, si sta concludendo anche la fase delle acquisizioni. Sotto questo profilo, dopo aver positivamente archiviato la questione delle aree private ancora presenti all’interno della Villa Ada, sono già in corso gli espropri per l’area della Caffarella e per il parco dell’Appia Antica, dove l’amministrazione comunale, insieme a quella provinciale e regionale, stanno concentrando i propri sforzi in vista del definitivo decollo di uno spazio in grado di offrire alla città uno dei più qualificanti esempi di un turismo capace di coniugare le risorse culturali con quelle naturali.
Il parco dell’Appia Antica, infatti, oltre a custodire una parte significativa del patrimonio storico-archeologico della capitale, è anche un prezioso anello di congiunzione tra la campagna romana e la città, creando un corridoio biologico che, con la sua varietà di oltre 1500 specie vegetali, porta fin sotto al Campidoglio la testimonianza di una biodiversità ancora estremamente ricca e vitale.
Sotto il profilo archeologico ed ambientale,analogo interesse riveste il parco di Veio dove,come per gli scavi di Ostia Antica,esiste la possibilità di creare un circuito di forte richiamo turistico.
Per ciò che riguarda la situazione del litorale romano, l’amministrazione comunale ha già avviato una serie di esperimenti volti a favorire la fruibilità della riserva statale che, dalla Magliana alla foce del Tevere, interessa un’area vasta circa 18 mila ettari. Tra le esperienze effettuate nel corso dell’estate rientrano,ad esempio, le settimane dedicate al turismo scolastico ed il tentativo di recuperare la spiaggia di Capocotta, con il suo straordinario sistema dunale, attraverso un bando di gestione che si è tuttavia scontrato con i consueti legati all’individuazione delle fonti di finanziamento. Anche per questo è estremamente importante che il Ministero dell’Ambiente intervenga a sostegno delle amministrazioni comunali che intendono realizzare ipotesi e progetti di turismo sostenibile, mettendole almeno in condizione di avviarle, con un investimento iniziale anche minimo, ma aperto al contributo dei privati.
Quanto alla gestione delle aree protette, l’amministrazione ha già predisposto un’agenzia dei parchi,con l’obiettivo di fornire uno strumento specifico incaricato non solo della gestione, ma anche del controllo dello stato di applicazione del piano di assetto del territorio. Sempre all’interno di questa agenzia, si è anche pensato di aprire uno sportello per indirizzare quanti intendono realizzare iniziative imprenditoriali, instaurando un dialogo con i privati, che in molti casi sono anche proprietari dei terreni su cui spesso sorgono ancora numerose aziende agricole, per preparare insieme dei progetti in grado di ottenere i finanziamenti europei necessari alla riconversione biologica delle aziende che intendono continuare ad operare all’interno di questa zona di riserva integrale.
Del resto, anche se sotto il profilo della superficie agricola il Comune di Roma è il più esteso d’Europa, la pratica dell’agricoltura è stata sempre subordinata agli esiti delle varianti di piano. Oggi, con il Piano delle certezze, questa fase deve considerarsi definitivamente chiusa, anche se sarà probabilmente necessario intervenire con qualche aggiustamento, per favorire ulteriormente gli agricoltori. D’altra parte, il riferimento alle aree agricole che spesso insistono all’interno del sistema delle aree protette, evidenzia la necessità di un intervento che, nel promuovere il ritorno ad attività agricole integrate, favorisca anche lo sviluppo di tutte quelle attività complementari all’agricoltura che, dall’agriturismo alla didattica, dai punti vendita ai marchi di qualità, finiscono per creare un circuito interno allo stesso tessuto cittadino. Tutto ciò fa intravedere enormi possibilità di sviluppo per l’amministrazione cittadina e per gli stessi operatori che, del resto, hanno già risposto positivamente.
Tanto per fare un esempio, i beni dell’ex Pio Istituto, trasferiti alla Regione dal decreto De Lorenzo e tuttora gestiti dal Comune di Roma, fanno parte di due aziende agricole di grande interesse, per le quali l’amministrazione capitolina ha già pronto un progetto volto a coinvolgere gli stessi dipendenti in un esperimento di riconversione dell’attività. Si tratta di sperimentare, a due passi dalla città, un modello di agricoltura integrata, all’interno della quale possano trovare spazio attività agrituristiche e ricreative. Sotto questo profilo, può essere significativo l’esempio di una cooperativa che a Decima, all’interno di un’area protetta, è riuscita a creare una vera e propria azienda agricola completa di un punto vendita prodotti,di un ristorante e un centro per le attività didattiche. Ed è altrettanto significativo che la delibera che ha recepito la legge regionale sui finanziamenti per le strutture turistico-alberghiere per il Giubileo, abbia fatto in modo che vi entrasse anche l’agriturismo.
di Loredana De Pretis
Assessorato all’Ambiente
Comune di Roma