Dagli usi produttivi alla funzione culturale
Che attraverso le riserve sia possibile creare turismo sostenibile, è cosa ormai acclamata. Tuttavia, soprattutto per un territorio come il nostro, così particolare non solo rispetto alle altre riserve marine, ma nel contesto complessivo del meridione, l’esperienza che la provincia di Crotone sta vivendo come ente gestore della riserva, è per certi versi estremamente affascinante.
Non dimentichiamo, infatti, che quando il meridione era caratterizzato da una logica di governo prettamente assistenziale, Crotone era un’isola felice, anche da punto di vista occupazionale. Ma la ricchezza conosciuta nel corso di quegli anni era fragile, come il modello di sviluppo della quantità sul quale si fondava e che oggi è messo in discussione.
Il nostro compito è dunque di riprendere il cammino dello sviluppo. E dobbiamo farlo attraverso la riconversione di quel che resta del grande polo industriale del passato, nell’ottica dello sviluppo sostenibile.
In questo percorso, non vi è dubbio che il turismo rientri tra le attività economiche che meglio possono guidarci verso il raggiungimento del più generale obiettivo dello sviluppo, perché non si può pensare che una provincia di 18.000 abitanti riesca, solo attraverso la valorizzazione di una riserva marina, a creare le condizioni socio-economiche necessarie ad uscire da una situazione di stallo.
Ma, a queste particolarissime condizioni oggettive, vanno poi affiancate quelle soggettive, di una grande riserva, la più grande d’Europa, che con i suoi 40 Km di costa si estende per 123.500 ettari, attraversando ben tre Comuni. Ed è proprio questo aspetto che rende ancora più complicato mettere in campo una strategia che consenta di passare alla fase della tutela a quella della valorizzazione.
Tuttavia le condizioni esistono e, per non citare solo esempi negativi, alcune conferme provengono dalla riapertura di un’importante infrastruttura aeroportuale, dalla imminente realizzazione di un porto turistico e dalla presenza di un parco archeologico di circa 611 ettari, in corso di ultimazione in un’area integrale localizzata in corrispondenza del famoso promontorio di Capocolonna. Le nuove opportunità che si prospettano, in un’area così vasta come quella di una riserva, vanno dal recupero dei castelli e dei casini fortificati, alla valorizzazione dei fondali, in cui si celano i reperti della Magna Grecia.
Tuttavia, il fascino esercitato da queste straordinarie testimonianze che hanno segnato la storia dell’umanità, contrasta con alcuni interventi che, almeno per il passato, hanno devastato le bellezze della costa.
A tale scopo, stiamo comunque già lavorando, con molta intensità, ma anche con una buona dose di realismo, nel tentativo di concentrare l’attenzione su tre distinti aspetti del problema: quello della preservazione, quello della ricerca scientifica e didattica e quello della valorizzazione e della promozione finanziaria.
Il raggiungimento del primo di questi tre obiettivi rappresenta, a nostro avviso, la condizione necessaria allo sviluppo di un turismo sostenibile ed è dunque nel mantenimento delle condizioni che hanno determinato il vincolo, e quindi il pregio, che va individuato il cardine su cui deve poggiare l’intera strategia della gestione.
Naturalmente, bisognerà agire in modo dinamico e aperto alle esigenze della collettività e dell’economia locale, in modo da riuscire ad eliminare, per questa via, anche i conflitti che dividono i soggetti variamente interessati alle attività legate alla risorsa del mare. E poiché parliamo di una riserva comprendente anche l’area territoriale costiera, occorrerà pure predisporre, all’interno dello specchio delle acque protette, un sistema di sorveglianza che non può essere garantito, in via esclusiva, dai mezzi e dalle risorse umane della capitaneria di porto locale.
Per questo, appena sarà insediata la commissione di riserva, presenteremo, insieme al programma generale, un progetto di sistema di telemonitoraggio in grado di sorvegliare l’ambiente della riserva, con lo scopo di salvaguardare le limitazione di pesca di navigazione che, purtroppo, non sono state ancora recepite e comprese da alcuni settori della comunità locale. In tal modo, l’impiego di sofisticate apparecchiature potrà fornire un valido supporto all’opera di dissuasione e di identificazione, nel rispetto delle regole e dei vincoli imposti.
In sostanza, si tratterrà di un sistema telematico di prevenzione, ma anche di monitoraggio dell’intera costa, che potrà completare, l’attività del punto d’informazione multimediale de Le Castella, la cui apertura, la scorsa estate, ha incontrato le simpatie dei naturisti e della stesa popolazione locale.
Anche il secondo obiettivo, quello della ricerca scientifica e didattica, riveste una notevole importanza, in quanto deve essere in grado di giustificare le decisioni gestionali proposte, motivando le scelte dinamiche che verranno fatte, di volta in volta, per adeguare ai mutamenti eventualmente occorsi. A tale riguardo, nell’ottica di una ricerca che si discosti da una concezione puramente accademica e fine a se stesa, il centro che stiamo predisponendo, dovrà porsi come uno strumento al servizio dello sviluppo e non come una fucina di competenze votate ad una sterile contemplazione dell’ambiente. Sotto questo profilo, per creare il giusto consenso attorno alle iniziative proposte e all’attività del centro ricerche, l’informazione può svolgere una funzione decisiva. Inoltre, attraverso la creazione di un applicativo software ipertestuale, che consenta una fruizione virtuale della riserva, i dati, le notizie, gli studi e le variazioni intervenute saranno messi a disposizione di tutti e, in modo particolare, delle scuole che insistono sul territorio.
Nella sostanza, si tratterrà di realizzare un laboratorio multimediale che, attraverso l’elaborazione di materiale didattico e scientifico, costituito da audio, video e testuali, servirà a costruire una vera e propria banca dati dinamica, in grado di garantire un’omogenea diffusione delle conoscenze, anche al di fuori dei confini nazionali e, al tempo stesso, di svolgere un ruolo di teledidattica a distanza nonché una funzione di adeguamento, nel tempo, rispetto ai mutamenti subiti dalle variabili osservate.
Infine, il terzo obiettivo è, per molti aspetti, anche il più complicato, perché mentre i primi due dipendono anche da noi e dalla nostra capacitò di selezionare le competenze, la valorizzazione e la promozione finanziaria dipendono soprattutto dagli operatori turistici, di saperle utilizzare.
Nell’ambito della valorizzazione e della promozione finanziaria, a noi spetta certamente il compito della programmazione generale dell’area protetta. Ma per creare prospettive di sviluppo concreto, dobbiamo anche avere la certezza che tutti,dagli imprenditori ai pescatori, dai diportisti agli operatori turistici, sono realmente in grado, soprattutto i giovani, di cogliere le opportunità disponibili.
Noi, queste opportunità cercheremo di metterle in campo tutte, a partire da quelle di natura escursionistica, con i vari filoni di tipo botanico, mitologico, faunistico e archeologico, fino ad arrivare alle escursioni subacquee, già sperimentate negli ultimi anni.
Un ulteriore impulso dovrebbe inoltre venire dalla programmazione di studi ambientali fornita dal Centro di ricerca scientifica. Ciò dovrebbe consentire una maggiore diversificazione delle modalità di utilizzo della zona costiera. La creazione di sentieri sia terrestri che marini è in effetti solo un esempio delle diverse attività ipotizzabili nell’ottica dello sviluppo di un turismo sostenibile, intelligente e duraturo nel tempo, quale è appunto, per la sua capacità di incuriosire l’uomo moderno nella sua ricerca di un rapporto scientifico e umano con realtà a lui sconosciute, il turismo naturalistico e culturale.
Per la piena utilizzazione di queste opportunità, puntiamo moltissimo sul binomio impresa-turismo-ambiente, anche se sappiamo che in una zona del Mezzogiorno contraddistinta per anni dalla logica assistenzialista, non si tratta certo di un obiettivo facile da realizzare. Tuttavia, è necessario perseguirlo con chiarezza e con molta fermezza, perché siamo convinti che non ci potrà essere sviluppo e, quindi, turismo sostenibile, se non saremo capaci di promuovere imprese giovanili nel settore dei servizi al turismo e all’ambiente.
Le risorse naturali già le abbiamo ed ora, con la legge 236 del 1993 con i nuovi strumenti di lavoro per l’occupazione giovanile, abbiamo anche quelle finanziarie.
Ai giovani, dobbiamo offrire opportunità concrete, tant’è che, attraverso una delibera di giunta, abbiamo stipulato con l’imprenditoria giovanile una convenzione per lanciare le cinque migliori idee legate alla riserva marina. Un’iniziativa, questa, che consentirà ai giovani, che sono i soggetti più deboli della nostra società, di esprimere le loro potenzialità e di mettere alla prova le loro capacità imprenditoriali.
Questo processo si propone infatti di stimolare tra l’altro, la creazione di nuove figure imprenditoriali capaci di trainare uno sviluppo economico e sociale del territorio, funzionale anche ad una più armonica presenza delle diverse attività economiche. Naturalmente, tutte queste iniziative dovranno anche coniugarsi con una nuova politica turista residenziale che recuperi il patrimonio edilizio esistente per creare una nuova ricettività. Sotto questo profilo, dunque, la destinazione a case albergo delle masserie e dei casini fortificati lungo la costa, insieme ad una intelligente ed incisiva politica di marketing, dei club archeologici e naturalistici, rappresentano veramente le occasioni per una politica di turismo sostenibile.
Su questi aspetti ci stiamo già impegnando, mettendo alla prova la nostra intelligenza, ma anche la nostra capacità di governo, con la consapevolezza che i nostri sforzi dovranno comunque misurarsi con quelle conflittualità di cui parlavo.
Tanto per fare un esempio, per la verità piuttosto significativo, è assolutamente paradossale che la più grande riserva marina d’Europa debba soffrire dei problemi di subsidenza provocati dall’attività estrattiva che l’AGIP svolge ai i suoi confini.
Ma aldilà di questo, credo che le condizioni ci siano tutte, ed anche il clima è più favorevole che nel passato. Certo, dovremo superare le divisioni tipiche della nostra terra, mettere da parte gli autocompatimenti e lavorare con specificità e modernità guardando al passato recente. E sono anche convinto che, a tratti, ci scoraggeremo.
E allora, per comodità, e forse anche per opportunismo, ci conviene prendere spunto dal passato più remoto, quando l’incontro fra la cultura ionica e la cultura greca fece fiorire la più grande corrente di pensiero del mondo.
Fu allora che, in questa zona del Mediterraneo, si svilupparono la medicina, la matematica, la musica e la geometria, e fu qui che Pitagora trovò terreno fertile per sviluppare la sua scuola di pensiero. Ma se il mare, veicolandone gli scambi commerciali e culturali, è riuscito a favorire la sintesi di queste due grandi scuole, è ancora dal mare che dobbiamo ripartire per dare ordine al nostro pensiero e alla nostra capacità di governo. Ma il mare, che fa parte della nostra storia, non fa purtroppo parte della nostra cultura, ed è per questo che, fino ad oggi, non siamo riusciti a trovare vantaggio da questa ricchezza.
E’ accaduto così che il mare, che ha determinato quello splendido intreccio che ha portato alla nascita della Magna Grecia, trasportando il nome di Crotone sulle onde più antiche dello Ionio, fino a segnare di sé la storia dell’umanità, è rimasto, nei tempi più recenti, una semplice frontiera, spesso un limite da guardare e da ammirare. Il ché spiega come mai, una provincia come Crotone non abbiamo le strutture ricettive e ricreative di altre zone e, dunque, non riesca ad essere competitiva sul mercato turistico.
Ma in un contesto del genere, in cui la varietà e la qualità diversa dell’offerta è data da scenari naturalistici e paesaggistici, da ritrovamenti archeologici e da testimonianze storiche, spesso incomparabili, il mare non può essere solo un elemento coreografico, retoricamente richiamato nei depliant delle agenzie turistiche, ma deve rappresentare uno dei fattori della diversità della proposta, vissuta come patrimonio insostituibile dell’identità collettiva.
Elevato nuovamente a sede privilegiata, in cui lo scambio e l’intreccio di cultura e di valori creano ricchezza e nuova umanità, in grado di contribuire al superamento di storiche arretratezze, e marginalità, il mare può davvero essere utilizzato come risorsa primaria di illimitata potenzialità
Ripartiamo quindi dal mare, dalla riserva marina di Caporizzuto, per acquisire la giusta ricchezza ed una ritrovata cultura,per creare una giusta contaminazione, per ritrovare e mantenere una funzione nel divenire storico e per infondere nelle coscienze la consapevolezza dell’inscindibilità, che non è puro stile, del binomio natura/sviluppo.
di Sergio Iritale
Assessore all’Ambiente