Qual è il programma di studi? E la metodologia formativa?
E’ importante poter verificare in anteprima il programma di studi previsto dal corso. Anche se si presume non abbiate la facoltà di giudicarlo, è opportuna una lettura ed uno sforzo – magari aiutati da qualcuno – per comprendere se quanto previsto sia del tutto coerente e adeguato per il profilo professionale in uscita e con gli obiettivi che il corso si pone.
In alcuni casi potrebbe essere evidente uno sbilanciamento su una disciplina che magari non immaginavate potesse avere tanta importanza a sfavore di altre più vicine ai contenuti professionali della figura oggetto del corso. In questi casi è bene porre domande di chiarimento e valutare le risposte ricevute.
Per alcune tipologie di corsi, quelli ad esempio finanziati dal Fondo Sociale Europeo, sono previsti moduli didattici obbligatori, come per alcuni l’informatica o la sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma si tratta sempre di piccoli quantitativi di ore che non turbano l’equilibrio del corso.
Ponetevi dei dubbi quando, invece, ritrovate nei programmi di corsi – ad esempio – per promoter turistici, della durata totale di 600 ore, 80 di legislazione turistica o di storia dell’arte!
Quindi è importante leggere bene il programma del corso e controllare che gli argomenti trattati diano effettivamente un valore aggiunto alla vostra preparazione e non siano gli stessi che avete già affrontato in precedenti percorsi formativi (come all’università).
Altro aspetto importante da valutare è il metodo formativo. A seconda della tipologia di percorso formativo le metodologie possono essere radicalmente differenti. Non v’è dubbio però che la formazione basata soltanto sull’aula e sulla docenza “frontale” presenti dei limiti. Da preferire sono quei percorsi che integrano all’aula la presenza testimonianze di manager e imprenditori, i laboratori, i viaggi di studio, le attività di ricerca sul campo e soprattutto gli stage in aziende e organizzazioni turistiche. Ciò vale in particolare per i percorsi di lunga durata, ma è evidente che questa integrazione di metodi non si può avere nei corsi e nei master full immersion, di breve durata, concentrati e basati su incontri seminariali.
Soprattutto per i percorsi di lunga durata ponete attenzione agli stage. Buona parte delle attività formative nel turismo prevedono l’esperienza formativa in azienda, ma sappiate sin d’ora che può valere ben poco fare uno stage che non sia almeno di 6 mesi (circa 900 ore). Di sicuro interesse quei percorsi che consentono, eventualmente, di frazionare l’esperienza di stage in più reparti/ambiti professionali, si pensi ad esempio a quelli in management alberghiero, e quelli che offrono la possibilità di fare stage all’estero. I master universitari per il 90% hanno lo stage obbligatorio, ma solo una quota di poco superiore alla metà prevede una durata superiore alle 300 ore e pochissimi (meno del 30% sul totale master) offre la possibilità di stage formativi anche oltre confine.
E’ importante inoltre che lo stage non si riduca ad una semplice allocazione da qualche parte dello studente, ma che sia il risultato di un progetto definito tra gli organizzatori del corso, l’allievo e l’azienda affinché vengano perseguiti gli obiettivi di apprendimento unitamente agli obiettivi delle aziende e agli interessi e motivazioni dell’allievo.
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