L’organizzazione dell’offerta ospitale
L’idea di “distretto culturale” nasce a Glasgow alla fine degli anni ’70, ma è da associarsi alle più ampie politiche di sviluppo del Comune di Londra progettate in quegli anni. Nella sua configurazione, il distretto comprende i beni culturali, gli spettacoli dal vivo, l’arte contemporanea, la fotografia, il cinema, l’industria televisiva, l’editoria, l’industria multimediale, la moda, il disegno, gli spazi pubblici urbani, gli eventi cittadini e, in alcuni casi, lo sport. Tutte attività che necessitavano di essere integrate in una rete di attività economiche e imprenditoriali coerente, al fine di costituire delle azioni adatte, da un lato, alla valorizzazione del patrimonio culturale e, dall’altro ad aumentare la presenza di fruitori dell’offerta culturale e di intrattenimento.
Sui distretti culturali esiste, anche in Italia, una buona letteratura (pensiamo al testo di Pietro Valentino: I distretti culturali, edito da Sperling & Kupfer,2002) che ha messo in evidenza come, per parlare di “distretto”, sia indispensabile il ruolo attivo sia del settore pubblico che di quello privato: non si tratta solo, infatti, di rilevare la presenza di beni storico-artistici e ambientali e le istituzioni culturali, ma anche e soprattutto quella di imprese che permettono la fruizione di tale patrimonio: tutte le imprese legate alla tutela dei beni (dalla ricerca alla guardiania), alla conservazione e alla gestione del patrimonio (dal restauro alla manutenzione ordinaria) e alla fruibilità dei beni stessi (dalla biglietteria ai servizi di ristoro). Dunque, una serie di settori produttivi, anche se meno “visibili” rispetto al “prodotto finale”, sono implicati nel processo di valorizzazione delle risorse territoriali che diventano offerta di prodotti e servizi culturali. Tra questi dobbiamo certamente ricomprendere le attività di progettazione, il settore delle costruzioni e degli scavi archeologici, il settore della chimica che fornisce i prodotti necessari per differenti attività che vanno dal restauro alla riproduzione dei materiali, il settore dell’informatica e della meccanica di precisione che forniscono le apparecchiature per la diagnostica, il controllo degli accessi o dei beni, il settore informatico che fornisce software per la catalogazione, la riproduzione, i sistemi di controllo, ed infine il comparto dell’artigianato che può fornire prodotti a sostegno dei fruitori e il settore dell’editoria, della comunicazione e della multimedialità.
A questi settori vanno ovviamente aggiunti tutti i comparti dell’industria dell’ospitalità: da quelli dell’accoglienza, della ristorazione e dei trasporti, le attività professionali che forniscono visite guidate, servizi di informazione e di intermediazione fino alle imprese che operano nel campo del tempo libero e delle attività di intrattenimento. Anche le attività sociali ed economiche, finalizzate alla produzione di qualità ambientale, sono strettamente collegate alla valorizzazione del patrimonio culturale in senso lato, mentre, la ricerca di conoscenze e di identità sociale, è fondamentale per trasformare una risorsa culturale in un bene collettivo. Ma tutti questi settori produttivi hanno bisogno di una stretta integrazione affinché si realizzi un distretto territoriale con una specifica caratterizzazione e, per questo è necessario che sia assicurato un adeguato livello di cooperazione tra istituzioni, forze sociali e imprese private, che cioè si realizzi un “sistema”.
Ma, proprio perché parliamo di sistema, possiamo ampliare il concetto di distretto culturale – alla luce di quanto prevede l’articolo 5 della legge 135/2001 – e quindi organizzare il territorio come “destinazione ospitale”, affrontando il problema più ampio dei Sistemi Turistici Locali in una logica di posizionamento delle realtà locali in funzione dell’offerta globale di accoglienza e di intrattenimento anche privo di valenze culturali. Il concetto di Sistema Turistico Locale, quindi, è molto simile a quello di distretto culturale, almeno per quanto riguarda la rete di sinergie e di comunicazione che si sviluppa tra diverse strutture turistiche di un ambito geografico.
Un sistema turistico locale è dunque caratterizzato da un contesto territoriale omogeneo, da un’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, da produzioni tipiche dell’agricoltura e dell’artigianato locale, dalla presenza diffusa di imprese turistiche, singole o associate. In quest’ottica, è certamente possibile che realtà locali si aggreghino, a prescindere dai confini amministrativi, sulla base di una storia, di un’identità e di una progettualità comune.
Prende forma, in tal modo, una nuova concezione del turismo che sposta l’attenzione dal singolo fattore al sistema perché individua, in una rete efficiente di infrastrutture e relazioni territoriali, il fulcro dell’offerta turistica: non è più dunque possibile fondare l’offerta su di una sola tipologia attrattive, ma è necessario sfruttare tutte le risorse il prodotto tipico, l’artigianato, la risorsa culturale, l’attrezzatura sportiva, e inventarne di nuove – quando serve – per ottenere un maggior flusso turistico e di visitatori.
Per sviluppare una tale concezione è fondamentale la cooperazione tra gli enti locali e i privati che offrono ospitalità e servizi al turista. D’altra parte, non meno importante risulterebbe un progetto chiaro che evidenzi gli scopi che si desidera perseguire, i mezzi a disposizione, tutte le risorse (materiali e immateriali) di cui è dotata la zona, le iniziative che si vogliono portare avanti per migliorare o modificare la propria immagine, sia all’interno che all’esterno, e attirare quote crescenti di un mercato sempre più esigente.
Attore protagonista di questo processo è certamente l’ente locale che deve stimolare e agevolare le imprese private, gli operatori turistici e gli altri enti pubblici, in modo che si realizzi un sistema turistico locale. Altri compiti dell’utente locale sono:
• raccogliere e diffondere informazioni turistiche,organizzando uffici di informazione e assistenza;
• fornire assistenza ai turisti, compresa la prenotazione di servizi ricettivi, turistici, di intrattenimento e di svago e la tutela del consumatore turistico;
• promuovere e realizzare iniziative per la valorizzazione delle risorse locali, nonché manifestazioni e iniziative dirette ad attrarre i turisti a favorirne il soggiorno;
• sensibilizzare operatori,amministrazioni e popolazioni locali per la diffusione della cultura di accoglienza e dell’ospitalità turistica;
• favorire la progettazione di proposte e pacchetti di offerta turistica da parte degli operatori;
• promuovere l’immagine del territorio con particolare riferimento alle attività e risorse di carattere storico, culturale, economico e sociale e di intrattenimento;
• raccogliere idee, proposte e suggerimenti dei turisti in visita al territorio in modo da migliorare costantemente l’offerta.
Infine, l’ente locale, in collegamento con le istituzioni formative, dovrebbe occuparsi di formare figure specialistiche che abbiano competenze multidisciplinari di marketing territoriale e di comunicazione d’impresa. Sempre nell’ambito della formazione, l’ente locale potrebbe supportare
iniziative per migliorare, da un lato, la qualità dell’offerta e dei servizi alberghieri e ristorativi, e dall’altro per rivitalizzare le tradizioni culinarie e artigianali del luogo, in modo da utilizzarle come ulteriori attrattive turistiche.
Un sistema turistico, creato con la cooperazione di tutte le forze interessate, non solo sviluppa i flussi di visitatori, creando così introiti per la popolazione residente e aumento delle possibilità lavorative per i giovani, ma soprattutto può incanalare le tendenze localistiche – oggi sempre più diffuse – verso una direzione di cosmopolitismo culturale che possa dare maggiore dignità e senso di appartenenza e all’identità locale superando le chiusure di uno sterile provincialismo che sa trovare sfogo solo nei colori di una squadra di calcio o in atteggiamenti bossiani.
di Mariachiara Sabato