Economia della cultura per lo sviluppo dell’area romana

Negli ultimi cinque anni, la ricerca di soluzioni per dare un volto nuovo al sistema integrato di offerta culturale è stato il punto di forza della Capitale. Il processo di trasformazione messo in atto dal Comune di Roma, dalle Soprintendenze statali e da quella comunale, ha consentito di avviare una gestione più efficiente dei beni e servizi culturali, promuovendo nascita di nuovi modelli organizzativi.
Le numerose iniziative avviate, gli interventi di ristrutturazione e di ampliamento, la migliore integrazione con il pubblico e soprattutto la maggiore capacità d’attrazione portano a considerare e analizzare i diversi punti di forza della Capitale.
Il processo di esternalizzazione della gestione dei servizi culturali è stato favorito da numerosi strumenti legislativi.
La legge di riforma delle autonomie locali (legge 142/90) aveva introdotto e sviluppato questo processo.
Da allora ci sono state numerose fasi che hanno portato alla situazione attuale. Quelle di maggior rilievo sono:

• Legge 352/97: disposizioni sui beni culturali;
• D.lgs 368/98: istituzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali:
• D.lgs 112/98: norme sul decentramento;
• D.lgs 490/99: testo unico sui beni culturali;
• D.d.L. 3167 – B: istituzione del Centro per la Documentazione e la Valorizzazione delle Arti Contemporanee e di nuovi Musei.
• Sono state apportate anche modifiche alla normativa sui beni culturali e disposti interventi a favore delle attività culturali in genere;
• DM 27/11/01: regolamento attuativo art. 10 D.lgs 368/98;
• Legge 488/01: legge finanziaria per il 2002.

L’articolo 35 di quest’ultimo provvedimento (legge 488/2001) definisce i servizi pubblici locali privi di rilevanza industriale, ma questo non significa che siano privi di rilevanza economica e imprenditoriale. Il tutto indica le modalità di gestione: i servizi privi di rilevanza industriale possono essere gestiti solamente nelle forme stabilite dall’articolo 113 bis del t.u. 18 agosto 2000, n. 267.
Tre sono i principi ispiratori: innovazione organizzativa e gestionale, integrazione dei servizi ed attenzione alle esigenze dei nuovi pubblici metropolitani e delle popolazioni transitorie, visitatori e city users.
Turismo e cultura sono ormai al centro dell’attenzione in tutto il nostro Paese. Passato il lungo periodo del disinteresse, oggi la cultura, il turismo e il divertimento favoriscono una apprezzatissima crescita di reddito, l’incremento della popolazione e la nascita di nuovi servizi. Superata la visione immobile della cultura – che era peraltro in netto contrasto con quanto raccomandato dalle organizzazioni internazionali, a cui l’Italia ha sempre aderito – si può dire che Roma ha attuato una politica culturale che la pone in prima linea rispetto alle altre città italiane ed in competizione con le altre capitali europee che avevano avviato gli stessi processi già molti anni prima.
La ricchezza e l’effervescenza culturale di Roma e provincia ben si inseriscono in questa nuova visione del patrimonio culturale e numerosi sono stati i settori produttivi interessati: artigianato, editoria, ricerca e progettazione, comunicazione, ristorazione, hotellerie.
Turismo nazionale e internazionale: ciò ha veramente rilanciato Roma e la sua economia. Gravitano ancora, intorno all’indotto della cultura e del turismo alcune innegabili necessità: garantire i trasporti, la qualità dell’ambiente paesaggistico, architettonico e urbanistico, ma un’attenta valorizzazione, anche economica, del patrimonio della città ha portato alla nascita dell’industria della cultura e dei servizi annessi, quella che gli anglosassoni chiamano, da molto tempo, heritage industry.
Negli anni passati avremmo trovato difficilmente un solo riferimento ad una pubblicazione di economia associata alla cultura poiché non appariva corretto valutare le iniziative culturali – che dovevano essere disinteressate – come attività produttive di reddito e di occupazione. Solo per il settore dello spettacolo venivano adottati criteri di valutazione economica, ma non si considerava la stretta connessione che vi può essere fra attività culturali e attività di intrattenimento, ciò che altrove aveva già richiesto l’esigenza di coniare il neologismo “edutainment”. Nel nostro paese, invece, questa distinzione ha portato per anni alla separazione dei comparti e alla limitazione delle possibilità di sviluppo integrato e delle esperienze lavorative.
Roma, ha modificato la sua realtà rendendo la cultura più accessibile e appetibile. Dimostrando di aver metabolizzato l’esperienza passata, oggi, la Capitale può accogliere e far divertire i propri turisti integrandoli con i cittadini le cui esigenze, in una città d’arte multifunzionale,meritano sempre grande attenzione perché possano essere sempre più ospitali e disponibili nei riguardi dei visitatori, anche quando questi possono creare dei problemi perché aggiungono carichi nuovi al sistema della mobilità e dei servizi civili.
Numerosi sono i fattori che hanno portato alla rinascita di Roma come polo della cultura. La crisi dei mercati tradizionali è stato il campanello d’allarme e l’attivazione quei comparti produttivi che partecipano attivamente al processo di valorizzazione dei beni culturali sono avvenuti in seguito alla crisi economica e occupazionale.
Negli anni Settanta e Ottanta il patrimonio culturale ha iniziato la sua ascesa, ma solo negli anni Ottanta è stata realizzata un’associazione tra economia e beni culturali. Non si può negare che nella gestione della cultura e, quindi, delle pubbliche istituzioni culturali vi sia stata, fino a venti anni fa, una tendenza all’intervento straordinario e saltuario. Anche nella Capitale, la politica per la cultura era ben lontana dal prevedere su tempi lunghi, dal programmare, dal gestire con continuità. Ci si limitava ad interventi una tantum, per gestire le emergenze.

Il volto nuovo della città

Il volto nuovo del turismo è nato grazie ad un susseguirsi di iniziative che rendono la Capitale viva e accattivante in ogni mese dell’anno. Oltre ai musei, ai beni archeologici e artistici, Roma ha puntato anche sulle mostre temporanee di prestigio.
L’evento più atteso è l’Estate romana, che racchiude al suo interno divertimento, manifestazioni, culture multietniche ,musica e cibo di ogni parte del mondo. Questo evento ha prodotto circa 2000 posti di lavoro. E’ proprio da quando Roma ha rivolto particolare attenzione a questa vocazione interculturale che la Capitale vive, nel periodo estivo, la sua massima concentrazione di turisti. Il processo di integrazione fra culture e gruppi etnici presenti sul territorio favorisce i stimola rapporti all’interno dello stesso tessuto metropolitano,stimolando anche una nuova “domanda di città” da parte dei suoi residenti. E’ nella filiera del turismo-divertimento che i cittadini romani partecipano attivamente e che le manifestazioni e gli spettacoli a carattere multietnico coinvolgono pienamente italiani e immigrati.
Ma negli ultimi anni si è avuta anche una marcata crescita d’interesse da parte dei romani, degli italiani e dei turisti stranieri nei confronti dei musei, e questo fenomeno sociale ha dato maggior respiro all’industria culturale.
Questo trend positivo è conseguenza di iniziative promosse dalla città e di una maggiore offerta di servizi. Dopo l’anno del Giubileo che ha fatto registrare un calo visitatori nei musei di Roma,a parte i Musei Vaticani, già nel 2001 i musei statali, comunali e Vaticani hanno realizzato 10.146.462 presenze,equivalenti a circa il 37.3% dei visitatori dell’intero territorio nazionale. E ciò è dovuto al fatto che negli ultimi cinque anni numerosi interventi di istituzioni pubbliche e private hanno favorito la riqualificazione di buona parte di questo patrimonio. Sono stati riaperti Palazzo Massimo e Palazzo Altemps; ristrutturati e ampliati i musei della Galleria Borghese, i Musei Capitolini e in parte i Musei Vaticani; creati nuovi spazi espositivi nelle ex Scuderie del Quirinale e nell’ex edificio della Birra Peroni, ora Galleria comunale di arte moderna e contemporanea e nell’ex centrale elettrica di Montemartini ora sede permanente di una parte della collezione archeologica capitolina; restituito alla città il Vittoriano dopo quindici anni, il Chiostro di Bramante e il Palazzo ottocentesco di piazza dei Cinquecento, ora seconda sede del Museo Nazionale Romano. Nel 1999 sono state riaperte la Domus Aurea e la Pinacoteca Comunale, restituiti il Museo delle Terme e il Museo di Roma in Trastevere e completato il recupero del Teatro Marcello, senza dimenticare l’Arca Pacis.
Una novità forse ancora più importante riguarda un’operazione urbanistica, progetto di grandissimo valore che, avviato, deve ancora compiersi. Iniziata nel 1998, nel centro della città, questa operazione, riporterà alla luce 15mila metri quadrati dell’antica Roma e collegherà i Fori di Cesare, Augusto, Nervea, Traiano e il foro della Pace.
Altro punto di forza è stata la riqualificazione delle ville urbane che di recente sono state riqualificate: rinascimentali, barocche, di nobili di varie epoche che erano rimaste chiuse fino agli anni Novanta. Sono molti i turisti che amano e richiedono di visitare le ville. C’è un fascino particolare nell’ammirare questi parchi che si concentrano nella Capitale e nell’hinterland: Villa Mazzanti, Villa Leopardi, Villa Torlonia, Villa Lois, Villa Mercede.

Occupazione e sviluppo imprenditoriale

Il settore della cultura crea a Roma circa 60mila posti di lavoro, circa il 5% del totale(pari a 1,3 milioni di persone) degli occupati nella Capitale.
Nel territorio del comune di Roma si concentrano ben 6 dei 25 musei e monumenti più visitati su tutto il territorio nazionale. Se a questi 6 si aggiungono gli altri 2 siti relativi al comune di Tivoli (Villa d’Este e Villa Adriana), scopriremo che nella provincia di Roma sono presenti addirittura 8 dei 25 musei e monumenti più visitati d’Italia.
Tra il 1996 e il 2000 il Comune di Roma ha investito circa 289,5milioni di euro sui beni culturali pari a circa il 61% del volume di investimenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali sui beni individuati nell’area romana. In media ha investito 57,8 milioni di euro all’anno. Il 42,4% di questi investimenti con finanziamenti propri ordinari. La parte rimanente è stata coperta con finanziamenti straordinari e aggiuntivi. Il 32,1% con i fondi di Roma Capitale, il 24,4% con i fondi per il Giubileo. Gli sponsor hanno inciso per il restante 1,1%.
Sempre tra il 1996 e 2001 la Capitale ha ricevuto una quota di finanziamenti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali pari a 470,5 milioni di Euro. Sommando gli investimenti di entrambe le amministrazioni si arriva ad un totale di 760 milioni di Euro. La media annua d’investimento è stata di 152 milioni di Euro.
Tra il 1997 e il 2001, sempre in riferimento ai beni e attività culturali, accanto alle imprese in c/capitale bisogna considerare la spesa corrente che ammonta a 606,7 milioni di Euro, La spesa media annua a 121,3 milioni di Euro.
Facendo due calcoli con riferimento all’ultimo anno disponibile abbiamo che la spesa in c/capitale del 2001 pari a 107,8 milioni di Euro sommato alla spesa corrente sempre del 2001(inclusi i costi del personale) di 127,8 milioni di Euro dà 235,6 milioni di Euro.. Dividendo il totale fra i 2.772.500 cittadini romani risulta che il Comune di Roma, nel 2001, ha speso per il settore culturale 85 euro per ogni singolo abitante.
Una politica per la coltura , dunque, di grande impegno che, alla supervisione della gestione dei servizi e alla promozione di eventi culturali, conferenze e spettacoli, ha assicurato, anche tramite le gestioni private, servizi di accoglienza, prevendita biglietti e biglietteria(parte essenziale dei beni culturali), la ristorazione, alla caffetteria, l’igiene e la manutenzione.
Il modello di integrazione dei servizi e l’esternalizzazione garantiscono l’incremento dei criteri imprenditoriali, tanto che ogni anno il giro d’affari si attesta su 7.250.000 Euro.
I processi di esternalizzazione, avviati dal Comune di Roma nel campo dei beni e dei servizi culturali,quindi, hanno dato ottimi risultati. La sperimentazione ha lasciato spazio all’esperienza. Oggi i processi subiscono rapide trasformazioni. Roma, infatti, ha esternalizzato più gestioni, attuando diversi modelli giuridici:

• l’azienda speciale adottata per gestire il Palazzo delle Esposizioni, divenuta appunto Azienda Speciale Palaexpo, che ha creato a sua volta Zone Attive, società a responsabilità limitata, che si occupa di organizzare eventi culturali mirati al target dei giovani;
• la gestione in economia per avere il controllo diretto delle strutture museali e archeologiche, e delle ville storiche;
• la società di capitale realizzata in due casi specifici: per creare la società Musca per Roma S.p.A. E per trasformare l’ex giardino zoologico in Bioparco S.p.A.;
• la fondazione utilizzata in modo particolare per i teatri;
• l’outsourcing per affidare la gestione dei servizi dei Musei Capitolini a Zetena che insieme a Elemond, CNS-Pierreci, La Nonna, Roma Multiservizi si è aggiudicata la gara in Associazione Temporanea d’impresa.

Le forme di gestione che riguardano beni e attività culturali e, quindi, le attività di tempo libero, sono nuove. I criteri che hanno portato allo stravolgimento e alla riforma sono stati dettati da necessità di efficienza. In modo particolare si è ritenuto necessario separare le competenze e lasciare ad “ognuno le proprie responsabilità”: l’ente locale governa e supervisiona, le imprese assicurano una gestione efficiente ed economicamente valida.

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Imprese assistite da BIC Lazio

Ristorante l’Archeologia

Un esempio imprenditoriale di successo, è rappresentato dalla neo-impresa Appia ’95 S.r.l. che, nel 2000, ha assunto la gestione del ristorante l’Archeologia sull’Appia Antica.
Il progetto d’impresa, finanziato con la L.R. 29/96, prevedeva il riposizionamento della struttura nel mercato della ristorazione medio-alta, differenziandosi per la capacità di far emergere e promuovere, anche attraverso l’organizzazione di eventi culturali, le eccellenze dell’enogastronomia tradizionale.
La mission individuata dalla neo-impresa è stata quella di offrire l’occasione per conoscere e gustare la cucina e l’atmosfera legata alle grandi epoche storiche di Roma e del Lazio, attraverso attività rivolte sia alla clientela turistica sia a quella residenziale.
Per raggiungere questo obiettivo, sono state colte adeguatamente le opportunità insite nel mercato
residenziale e turistico, e sono stati incrementati i rapporti commerciali con numerosi operatori turistici e nuove aziende. Le attività realizzate nel corso degli ultimi tre anni hanno prodotto, così, ottimi risultati sia in termini qualitativi che quantitativi, determinando una crescita costante dei fatturati e superando gli obiettivi previsti nel business plan iniziale. E a breve si pensa allo sviluppo : è in programma ,infatti, la messa a regime di una nuova struttura di ristorazione, sita in Marino, dedicata al banqueting e al catering.
E’ stata creata, quindi, non solo una nuova occasione di fruizione turistica – e non – nella città di Roma, ma anche una realtà produttiva che, coerentemente alle esigenze qualitative del servizio di ristorazione da erogare, si è posta come obiettivo la realizzazione di una solida “tecnostruttura” aziendale, riducendo sensibilmente il turnover di personale e l’impiego di quello occasionale – generalmente molto elevato in questa tipologia di imprese: ad oggi vi sono otto occupati stabilmente, tra i quali una donna, quattro risorse in outsourcing fornite da una cooperativa di lavoro, e cinque risorse occasionali.
Nel corso del 2003 si prevede di assumere in pianta stabile altre cinque risorse. All’organico si aggiungono tre membri della compagine sociale che sono occupati nella gestione d’impresa.
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