Una ricerca del CENSIS commissionata dall’ACI
Nel dibattito che si è aperto dopo l’approvazione della Legge Quadro” sulla definizione dei Sistemi Turistici Locali – come essi debbano configurarsi e come possono essere promossi e gestiti – un utile contributo importante è venuto da una ricerca condotta da Censis-servizi su incarico dell’Automobil Club Italiana, da sempre attiva nel turismo con una funzione di orientamento, di informazione e di assistenza per i suoi associati e che – da qualche tempo – ha deciso di rafforzare la sua presenza e il suo ruolo, anche operativo, nel settore.
L’idea di analizzare il territorio del nostro paese per definire una mappatura delle aree che già possono essere considerate “Distretti Turistici”, dove cioè l’offerta di ospitalità e di servizi si presenta come aggregata e coerente, è nata dalla considerazione che i turisti motorizzati privilegino sempre più nuove destinazioni, lontane dalle mete tradizionali, dai viaggi esotici e dalle grandi metropoli. A questo punto entrano in gioco i piccoli comuni italiani, o perlomeno tutte quelle località che dal turismo sono state finora solo sfiorate, ma si stanno forzando di sviluppare le loro attività e di valorizzare tutto ciò che di bello posseggono per poter entrare così nel novero di destinazioni turistiche più apprezzate, anche se meno conosciute.
Secondo la ricerca del Censis, la novità del distretto turistico sta nel fatto che questo si distacca dal modello tradizionale di offerta turistica, dal momento che può includere sia una “lettura per punti” (ossia considerare le località turistiche solo come tali) o per “sistemi” (esempio per la Val Gardena). Il distretto dovrebbe rappresentare così una forma di aggregazione territoriale capace di coagulare ed irrobustire le attrattive, le vocazioni, i servizi turistici insediati nell’area.
Sarò opportuno, probabilmente, che l’ACI si faccia promotore di una seconda fase di analisi per individuare gli elementi su cui basare la costruzione dei Sistemi Turistici Locali al fine anche di candidarsi, insieme ad altri soggetti imprenditoriali e sociali, ad un ruolo di protagonista per realizzare quelle reti di collaborazione operativa sulle quali si fonda un sistema di offerta, che non sia soltanto un aggregato disomogeneo di servizi di ospitalità distribuiti su un’area più o meno omogenea.
Tornando alla ricerca realizzata, i distretti turistici italiani individuati dal Censis – che escludeva – ovviamente, i capoluoghi di regione – sono 299(96 marini; 37artistico-culturali; 137 montani; 29 integrati), che interessano un totale di 2.841 comuni con 22,4 milioni di abitanti, 16.600 ristoranti e 24.300 alberghi. E’ interessante osservare che queste località minori hanno fatto registrare, nel 1998, oltre 200 milioni di presenze.
Passando ad analizzare quali sono, dal lato della domanda, i cambiamenti rilevanti nel comportamento di consumo dei “nuovi turisti” che utilizzano, sempre di più, il mezzo automobile, si rileva che, oltre alla necessità di ricercare destinazioni sempre diverse, il turista sente il bisogno di fare di ogni occasione di viaggio una total leisure experience, e cioè soddisfare sia le motivazioni di base sia raggiungere un appagamento complessivo nell’uso del proprio tempo libero (ricettività, ristorazione ,ecc.).
Quindi, volendo vivere un’esperienza globalmente gratificante, il turista modifica anche le modalità di acquisto e di accesso all’esperienza stessa: prendono sempre più piede la consulenza su misura e l’uso delle nuove tecnologie WEB a discapito dei tradizionali pacchetti “all-inclusive”. Infine, come conseguenza di questi nuovi atteggiamenti di consumo, cambiano anche le modalità di divulgazione dell’informazione :Il passa parola, i siti Internet, le riviste specializzate diventano i mezzi più utilizzati per poter raccogliere le informazioni necessarie.
Il distretto turistico, quindi, deve possedere degli elementi distintivi, a partire dal grado di terziarizzazione delle attività economiche che caratterizzano l’area, alla qualità e segmentazione della ristorazione e delle strutture ricettive, ossia la concentrazione di punti di ristorazione di alta qualità e di alberghi segnalati dalle più importanti guide turistiche. E il loro, grado di diversificazione. Infine va incluso un ulteriore fattore attrattivo che va ricercato nell’enogastronomia, in rapporto all’interesse crescente dei viaggiatori per gli stili alimentari delle comunità visitate, la voglia di sperimentare nuovi sapori.
Secondo la ricerca ACI-Censis, i Distretti turistici (aggregati di 4 o più comuni con attrattive turistiche complementari attorno ad almeno u comune forte) possono essere distinti in quelli a vocazione marina (il mare rappresenta la loro prevalente, ma non esclusiva, identità), artistico-culturali (i cui fattori attrattivi principali sono rappresentati dal patrimonio storico-archeologico e monumentale): a vocazione prevalentemente montana (dove sono posti al centro le attività che si svolgono in montagna) e i distretti integrati (quelli per i quali si mescolano differenti vocazioni d’of- ferta: mare e terme, cultura e montagna,ecc.). Ma è chiaro che , rispetto ad una domanda che è sempre più fatta di turisti “plurimotivati” il distretto integrato – e cioè un’area coerente multifunzionale – rappresenta il vero up to date dell’offerta turistica.
Con il fine di comprendere meglio cosa significano i distretti turistici per l’Italia, andiamo ad analizzarli e classificarli rispetto al diverso grado di terziarizzazione.
Tra i distretti a vocazione marina, che sono distribuiti in 15 regioni aggregando 777 comuni, primeggia l’Emilia Romagna con Rimini, Cattolica e Riccione, seguita dalla Toscana con Livorno e Cecina. Al terzo posto troviamo i Campi Flegrei, in Campania.
Riguardo ai distretti artistico-culturali, distribuiti in 12 regioni con 273 comuni, al primo posto c’è Ravenna e Faenza, poi Barletta e Trani e al terzo posto il distretto di Reggio Emilia e Guastalla.
Ci sono anche i distretti montani, distribuiti in 19 regioni (esclusa la Puglia) con 1,504 comuni. Al primo posto troviamo il distretto lombardo di Bormio e Livigno, al secondo quello trentino che fa perno su San Candido e Sesto ed al terzo quello piemontese di Crodo e Formazza.
Infine, tra i distretti integrati, distribuiti in 11 regioni con 287 comuni, ai primi posti troviamo Ischia, Massa e Carrara, Varazze e Celle.
Siamo quindi di fronte d una Italia nuova, con un turismo diverso e in continua crescita. I week-end, le gite domenicali , per assaporare i sapori genuini, o per conoscere le tradizioni locali ed acquistare prodotti tipici, per scoprire i piccoli tesori artistici, sono esempi di come i turisti sentano la necessità di organizzare i viaggi personalmente, sempre più spesso in automobile. Infatti, è proprio questo che viene sottolineato in una ricerca ACI-Censis, che ha mostrato come gli associati all’ACI sostengano un consumo turistico annuo di circa 5000 miliardi di lire, pari al 3 – 4 per cento del consumo turistico nazionale. Risulta evidente quindi che l’auto è sempre più riproposta come vettore base dei nuovi turismi che si basano sull’esplorazione del territorio alla ricerca di uno scambio comunicativo e, molto spesso, di nuove destinazioni.
…..e in autocaravan
Nel rapporto sul turismo ACI-Censis ciò che viene affermato rispetto all’importanza dell’automobile, come vettore principale dei nuovi turisti, deve tener conto anche del turismo itinerante con autocaravan che, a giudicare dal numero crescente di immatricolazioni di questo mezzo in Europa, ma da qualche tempo anche in Italia, appare come una tipologia in forte sviluppo.
I comportamenti di consumo dei passeggeri di autocaravan si avvicinano molto a quelli degli automobilistiche scelgono più le piccole mete e i borghi caratteristici dirigendosi verso aree di destinazione che potremmo definire distretti turistici . Per questo motivo, nell’analisi delle frequenze e delle modalità d’uso turistico del territorio, accanto al maggior utilizzo dell’automobile, va affiancato anche quello di autocaravan.
Stiliamo un breve profilo socio-economico di questa classe di turisti. Circa il 76% dei possessori di autocaravan ha un’età media di 47 anni, il 58% possiede un diploma o una laurea, la maggioranza è costituita da impiegati, ma anche da lavoratori autonomi, il 53% ha una famiglia composta da 4 o più persone, il 25% percepisce di possedere un reddito leggermente superiore alla media, il 68% possiede un personal computer ed il 15% è iscritta ad associazione ambientali o di consumatori. In generale, gli utilizzatori di autocaravan sono persone, di buona cultura, con reddito medio alta e professionale qualificata, alla ricerca di una vacanza più libera, non di massa, attenti all’innovazione tecnologica, informati e orientati alla partecipazione sociale.
Quindi, anche per questa tipologia di turisti, è importante prendere in considerazione il grado terziarizzazione e la diversificazione della località turistica di destinazione. tappa del turismo itinerante.
Per esempio, riferendoci direttamente ai possessori di autocaravan, le motivazioni di scelta del luogo di pernottamento tra i campeggi (sicurezza, tranquillità, attrezzature, comodità) e altre possibili aree di sosta (risparmio, maggiore libertà di orari e di spostamenti), dipendono anche dal livello di offerta dei servizi.
In questo modo, così come accade con i turisti in automobile, bisognerà valorizzare tutto ciò può catturare l’attenzione di questi particolari viaggiatori, poiché rappresentano degli importanti fruitori di beni e servizi offerte del territorio. Solo per rendere l’idea, il 30% delle persone che viaggiano in autocaravan consumano pasti in ristoranti, il 56% fa spesa nei luoghi di sosta, il 93% fa shopping, il 53% utilizza attrezzature sportive e ben l’88% visita i musei. Evidentemente , la total leisure experience è un’esigenza importante anche per questa tipologia di viaggiatori.
di Michela Di Pasquale