La statistica entra in fattoria
Anche in Italia si è imboccata una strada che in altri Paesi ha già portato lontano: quella dell’agriturismo, percorsa cercando di conciliare l’attività produttiva agricola ed il turismo.
L’agriturismo in Italia ha avuto un’infanzia abbastanza difficile, in quanto c’è voluto del tempo per trasformare la tradizionale figura del contadino. Sicuramente un grande passo avanti è stato fatto quando in agricoltura si è affacciata una nuova generazione di imprenditori che ha intuito la rinnovata esigenza di un contatto più diretto con la natura, espressa da quelle persone che già da alcuni anni stanno riscoprendo le bellezze della campagna, il piacere di alloggiare nella semplicità di una fattoria cibandosi di prodotti genuini.
L’Italia è un paese ideale per questo tipo di turismo, le nostre campagne sono disseminate di tesori artistici, le tradizioni artigianali sono tuttavia vivaci e poi c’è la miniera inesauribile della gastronomia regionale. Questa maniera nuova di fare vacanze, ma soprattutto questo nuovo sistema di sfruttare antiche risorse si sta radicando sempre più, e come tutti i fenomeni innovativi è diventato d’interesse della collettività.
Coerentemente s’è quindi occupato del fenomeno anche l’Istat che, nel prossimo censimento dell’agricoltura, raccoglierà per la prima volta dati relativi alle aziende agrituristiche. Il fenomeno in questione ha, infatti, acquisito una rilevanza assolutamente sconosciuta nel 1990, anno dell’ultima indagine censuaria sull’agricoltura, ed è oggetto di rilevazioni statistiche da parte dell’Istat dal 1996.
Ad oggi sono già disponibili, all’interno dell’Annuario Statistico Italiano, che è stato diffuso alla fine di novembre e dedica un intero capitolo ai fenomeni legati al turismo, dati significativi (anno 1997) relativi all’agriturismo, attraverso i quali è possibile delineare le caratteristiche principali di questa realtà ed il differente rilievo che la stessa assume nelle diverse regioni italiane.
Le regioni più avanzate sono quelle montane, come il Trentino Alto Adige in cui è sopravvissuta la cultura delle baite e dei masi, mentre la regione leader è la Toscana che offre soluzioni molto suggestive: torri medievali, casali trecenteschi, borghi tra vigneti, gite a cavallo nella vasta Maremma che fanno confluire turisti da ogni parte del mondo.
Da un punto di vista generale deve subito rilevarsi come la capacità degli alloggi agrituristici sia aumentata in maniera molto rilevante da l 1996 al 1997, passando da 31.554 a 54.098 posti letto. con un incremento pari al 71,4%. Questo salto in avanti così rimarchevole, realizzatosi in un solo anno, è anche reso possibile dal fatto che la costruzione di una struttura ricettiva agrituristica, nella grande maggioranza dei casi, non comporta la realizzazione ex-novo di immobili ma semplicemente il mutamento di destinazione, con adeguamento agli standard legislativi, di quelli già esistenti.
Osservando il contesto italiano nel suo complesso risulta altresì evidente lo scarso sviluppo di strutture agrituristiche nel mezzogiorno. Nelle regioni meridionali è presente, infatti, solo il 13% degli alloggi agrituristici italiani con un gap, rispetto alle regioni centro-settentrionali, che è ben maggiore di quello rilevabile quando si consideri la capacità ricettiva del mezzogiorno nel settore alberghiero, che è di circa il 22,4% del totale italiano.
Continuando a valutare la variabile “capacità ricettiva”, passando però al dettaglio regionale, si rileva come a primeggiare largamente siano il Trentino Alto Adige (15.865 posti letto) e, immediatamente dietro, la Toscana (14.275 posti letto).
Per quanto riguarda le presenze, le due regioni appena citate si scambiano le posizioni, e la leadership passa nettamente alla Toscana, che può vantare 852.843 presenze nel 1997, contro le 659.897 del Trentino Alto Adige. La graduatoria risulta invece stravolta quando si passi a considerare la permanenza media negli esercizi agrituristici. In cima alla graduatoria svetta in questo caso la Puglia aiutata dalla buona conservazione della rete di masserie fortificate e di trulli, con 14.4 notti di permanenza media, seguita dalla Campania con 11,4
Stiamo , quindi, assistendo ad un forte sviluppo rurale nell’ambito del turismo, che da fenomeno spontaneo fondato sull’entusiasmo, si sta ora organizzando in una realtà sempre più solida dove si assiste ad un’apertura di orizzonti di grosse potenzialità, con una gamma di offerte ampiamente diversificate. Il prossimo censimento dell’agricoltura aiuterà proprio a delineare questo nuovo settore agricolo, che fino ad oggi è sfuggito a rigorose classificazioni.
di Katya Camponeschi e Corrado Peperoni