Qual è il legame tra le istituzioni e la cultura? Gli enti locali hanno il dovere di fare cultura, di rendere dinamica il rapporto tra creatività artistica e culturale e creatività sociale. Da questo punto di vista, le istituzioni debbono appoggiare l’arte per sensibilizzare la comunità dei residenti e definire la propria identità. D’altra parte, le manifestazioni culturali possono divenire centri di attrazione per il turismo culturale, un fenomeno che già dal dopoguerra , anche grazie allo sviluppo dei mass media, è diventato un importante fattore che ha cambiato e cambierà sempre di più la struttura economica di una regione, di una città o di una piccola area.
In questo contesto Cultura ed Economia, fattori che sembrano lontani, divengono contigui, si fertilizzano reciprocamente.
I tesori d’arte delle città italiane esercitano una capacità d’attrazione tale da costituire un’entrata ancora più significativa di quella costituita dall’export. Ma bisogna anche sottolineare quando l’eredità artistica e l’arte del nostro tempo siano fattori estremamente importanti per la sensibilizzazione dei cittadini verso le loro radici e verso l’orgoglio della propria identità.
Conoscere la propria identità attraverso le opere che sono state prodotte, sapere che esse possono avere un valore culturale ma anche economico, è un fatto cruciale, poiché solo in questo modo i giovani saranno in grado di rimanere nei propri luoghi.
L’integrazione dei fattori cultura-identità-economia, costituisce un’occasione preziosa per gli enti locali per la progettazione e la realizzazione di punti di attrazione. Gli investimenti in questo campo valgono per il presente e per il futuro, e, se utilizziamo un termine che non c’è nei manuali di economia, possono essere definiti investimenti per l’anima.
La mia esperienza di creazione di un Museo storico – Judisches Museum – a Berlino, inaugurato nel 2001, esemplifica il bisogno di una grande città di avere più istituzioni/identità culturali. Berlino ha visto, negli anni di divisione tra est ed ovest, la creazione di un “doppio” per ciascuna delle istituzioni culturali esistenti (Musei, Teatri, Teatri dell’Opera, Accademie). Ora il tentativo di razionalizzazione delle risorse esistenti convive con l’esigenza di creare nuovi musei, sia dell’Arte antica che della Storia e della Cultura del nostro tempo. A proposito del Judisches Museum, l’investimento di 80 milioni di euro è stato ampiamente giustificato anche dal punto di vista economico, se pensiamo che nei primi 5 mesi lo hanno visitato più di 500.000 turisti.
L’esempio è uno dei più importanti degli ultimi anni, ma si inserisce comunque nel quadro di una grande metropoli che ha comunque tanti altri motivi di attrazione. Altro caso importante di investimento nella cultura è dato dal Museo Guggenheim di Bilbao, un museo che ha cambiato la struttura economica della città basca, divenuta negli ultimi due anni una meta di turismo culturale, e che già dal primo anno di attività ha attratto più di un milione di visitatori, nonostante vi fosse scarsità di infrastrutture per il turismo.
Ma vi è un altro esempio di in vestimento culturale che vorrei citare: quello di Turku, seconda città della Finlandia, che ha sempre vissuto all’ombra della capitale Helsinki. Con l’appoggio delle istituzioni locali e degli investitori privati Turku sta diventando la città europea della cultura.
Ancora: a Prato, città dove vi è un tessuto industriale di 2000 imprese tessile, un partnership tra gli imprenditori dei tessile ed il Comune ha reso possibile la realizzazione di un Museo di Arte Contemporanea. Il Museo costituisce un’offerta culturale alternativa ed aggiuntiva ai circuiti turistici e culturali di Firenze, facendo di Prato, cittadina industriale che ha vissuto sempre all’ombra di Firenze, un polo di attrazione.
Il Museo è dunque un punto di riferimento e di identità per i cittadini, in particolare per i giovani. Soprattutto a questi ultimi, infatti, bisogna guardare quando si progettano investimenti nella cultura. Un Centro per le Arti Visive, il Teatro e la Musica possono creare un legame tra i giovani talenti e, quindi, una capacità di sviluppare luoghi di elaborazione e di socializzazione.
Riferendoci al Lazio, pensiamo all’esempio di Tivoli, con i suoi eccezionali tesori, Villa Adriana e Villa d’Este. Tutto il mondo conosce di fama questi tesori artistici, ma manca sul territorio un “motore di attrazione” che potrebbe generare ricadute economiche per l’aurea. Intendo dire che manca un’attività culturale permanente e vivace, quale potrebbe essere un Centro per le Arti, Per realizzarlo, abbiamo certamente la possibilità di molti sostegni: finanziamenti dalla UE, interventi dei privati, la possibilità della creazione di una Fondazione pubblico-privata, l’appoggio finanziario delle banche.
Vi sono poi dei meccanismi che definirei di “suggestione” che potrebbero essere messi in moto, specie per le aree che non hanno un grande patrimonio o tradizione culturale. In questo caso penso alla capacità di attrazione esercitata dai miti, come eredità culturale dell’Europa. La città di Dusseldorf, ad esempio, che con la Fondazione della Cultura della Renania ha realizzato una sorta di gemellaggio con Ercolano, esprimendo un bisogno di sentirsi dentro la storia europea, partendo dalle sue origini e dai miti. Anche con queste modalità si esprime e si realizza un’economia della cultura nel segno di una forte identità europea.
di Amnon Barzel