I contratti di lavoro per i dipendenti delle aziende turistiche stipulati dal Filcams(CGIL), Fisascat (CISL), Uiltucs (UIL), con la Confcommercio e con la Federturismo della Confindustria sanciscono, in un certo senso, il superamento della tradizionale suddivisione settoriale che le parti sociali si erano date nella ricostruzione post-corporativa ed avevano perfezionato, consolidandolo, fino alla vigilia del nuovo contratto.
Il distinguo oggi non è più tanto fra settore, Agricoltura, Industria, Commercio, Pubblico Impiego, (primario, secondario, terziario – a sua volta avanzato, di servizio, produttivo, ecc.) ma fra struttura aziendale, sistema gestionale, cultura d’impresa.
E’ non deve quindi sorprendere il sorgere di nuove problematiche fra le parti sociali, come quella della pluralità dei soggetti collettivi. Quando i sindacati dei lavoratori costituirono, ad esempio, le Federazioni Agroalimentari, certamente valutarono la pluralità delle controparti (soggetti contrattuali collettivi) che vanno quantomeno dall’agricoltura , all’industria, agli stessi servizi, rompendo così quelli che inizialmente sembravano insuperabili ostacoli – anche di principio – di natura organizzativa e di diversa cultura contrattuale.
Certo, nella fattispecie del CCNL delle Catene Alberghiere, che coinvolge ospitalità ed annessa ristorazione, si tratta di evitare (come positivamente avvenuto) difformità fra la disciplina delle aziende turistiche Confindustriali e quelle della Confcommercio, salvo che per quelle oggettive differenze dovute a diversità strutturali e di conduzione.
Una moderna organizzazione delle parti sociali per il nuovo millennio si va delineando fra le grandi aziende di tutti i settori tradizionali con capitale fortemente interessato in quella che abbiamo chiamato industria, ma anche commercio e servizi. Nei paesi più industrializzati, come si usa chiamarli, ciò è avvenuto da tempo; la Confindustria, nel caso specifico, non è la prima volta che dimostra il proprio interesse per il settore turistico, ed abbiamo l’impressione che non si fermerà solo a quello.
“Il sindacato ha voluto attentamente, fin dall’inizio, questo fenomeno nuovo ed ha cercato di disegnare una strategia realistica” ha scritto tempo fa UILTUCS Notizie
Infatti se pur si può e si deve non nascondersi dietro un dito – perché diverse sono le realtà, anche dell’organizzazione del lavoro fra grande azienda e media o piccola, spesso a conduzione familiare – un principio di “omogeneità” deve pur esistere.
Forse converrà anche rimediare argomenti e strumenti per giungere – se necessario – attraverso l’art. 39 della Costituzione – ad un sistema di validità “erga omnes” dei CCNL che porti serenità e giustizia fra tutti i lavoratori, specie gli stagionali e i precari, ed adeguati strumenti organizzativi ed associativi del Sindacato, più penetranti e formativi, per la partecipazione, che non può rimanere solo una innovazione concettuale.
Catene alberghiere
LE STELLE NON STANNO A GUARDARE
Il negoziato per il contratto di lavoro dei dipendenti delle catene alberghiere aderenti alla Confindustria è stato avviato quando era ormai praticamente definita la bozza del contratto sottoscritto dalla Confcommercio, e proprio questa bozza ha rappresentato la “piattaforma “ per un accordo da calibrare sulle esigenze peculiari del comparto, poiché non esisteva un precedente contratto specifico a cui fare riferimento.
Non sono molte, pertanto, le differenze tra i due contratti, anche se le stesse organizzazioni sindacali dei dipendenti si sono trovate di fronte una controparte diversa, più attenta alle logiche dell’impresa, medio grande, qual è la Confindustria , che – per sua espressa dichiarazione – non ha voluto siglare un accordo distinto per “mettersi contro” le altre confederazioni, ma solo per rimarcare la specificità gestionale dei grandi complessi come la Valtour o delle catene alberghiere che stanno crescendo anche in Italia, in linea con quanto avviene nel resto dell’Europa.
L’aspetto più innovativo dell’accordo riguarda infatti la Commissione paritetica prevista per il problema delle qualifiche che dovrà essere affrontato sulla scorta della flessibilità e della multifunzionalità, anche per favorire l’evoluzione dei profili professionali. Con la speranza di poter risolvere – per questa via – anche i problemi di inquadramento delle nuove figure turistiche di cui si parla nell’articolo di Giancarlo Fabbri pubblicato su questo stesso numero di “AT”.
All’interno della “filosofia” Confindustriale questo contratto rappresenta una inversione di tendenza perché non riguarda grandi agglomerati (metalmeccanico, tessile, chimico, ecc.) ma si cala nella realtà operativa di un comparto che interessa non più di diecimila occupati, ma dove non è assente una cultura d’impresa di tipo industriale. Una cultura industriale che è destinata probabilmente ad espandersi in tutto il settore della ricettività alberghiera perché anche l’altra grande organizzazione, la Confcommercio, si sta fortemente impegnando per una evoluzione dei modelli gestionali e dei criteri imprenditoriali che non sono incompatibili con la piccola dimensione.
di Giovanni Gatti