La competizione internazionale nel campo del turismo urbano richiede interventi e iniziative mirate, pena l’esclusione o quantomeno la marginalizzazione e la perdita di quote dei mercato. Ma ancora di più i recenti accadimenti terroristici richiedono il passaggio, nella gestione delle risorse offerte dai poli metropolitani, da una condizione spontaneistica a quella di programmazione. Ciò significa registrare come il successo di una destinazione urbana non viva più solo sulla forza attrattiva dei tradizionali e consolidati magneti, ma sulle opportunità e occasioni che vengono offerte ai visitatori, sulle nuove infrastrutture finalizzate alle funzioni turistiche che si vogliono sviluppare, sulla capacità di comunicare il prodotto in maniera rinnovata.
Per soddisfare le diversificate esigenze e le spinte motivazioni dell’outgoing internazionale, oggi la città deve farsi impresa, divenire un luogo gestito come un’azienda, in cui gli interventi puntino a migliorare la fruizione, la vivibilità e la stessa spendibilità dei prodotti urbani sul mercato della domanda. La città imprenditoriale , dunque , come espressione di una nuova tipologia di destinazione turistica che necessita di una sapiente ingegnerizzazione delle risorse di base e, quindi, capitali per il proprio sviluppo. Ed è tale l’urgenza di utilizzarli, che anche una sola carenza in tal senso produce una caduta di corredo di strutture urbane e la conseguente perdita delle risorse finanziarie già investite. Procedere nella gestione urbana significa quindi concepire l’acquisizione e la corretta pianificazione delle risorse come un dato permanente dello sviluppo. Ne deriva un crescente bisogno di integrazione fra pubblico e privato, in modo che il posizionamento internazionale del prodotto regga su solide basi in virtù degli investimenti stanziati e predisposti da un organico progetto.
Ma parlare di progettualità, a proposito di turismo urbano, esprime l’esigenza di diversificare l’offerta, investire sulla qualità e l’efficienza dei servizi e delle infrastrutture, migliorare nella ricettività il rapporto value for money, in modo che “l’itinerario soggiorno” sia funzionale alla differenziazione e qualità delle strutture urbane che una città sa e può mettere sul piatto della sua offerta:
– dai luoghi dell’arrivo e di partenza di accoglienza (aeroporto, stazione,etc.) all’ospitalità (albergo,agriturismo , etc.);
– dai luoghi della cultura (anche la cultura materiale e l’insieme dei comportamenti sociali) al tempo libero (ristorazione,svago, sport, edutainment, etc.);
– dalle infrastrutture della accessibilità (sistema vario, percorsi pedonali, informazioni,etc.) al sistema dei trasporti (metropolitana, mobilità di superficie, trasporti dedicati, etc.);
– dalla riqualificazione degli spazi e dei tracciati, alla modifica degli standard e delle destinazioni d’uso, al fine di migliorare il rapporto e lo scambio fra residenti ed ospiti.
Oltre a ciò, concepire la città come impresa, e cioè come prodotto su cui operare per soddisfare la domanda di servizi turistici presuppone un arricchimento per la comunità non solo in termini di ricadute economiche, ma anche in termini culturali, proprio perchè favorisce il senso di appartenenza e di autorappresentazione da parte dei cittadini.
Premesso tutto questo, sarebbe opportuno istituire nelle grandi città aree urbane che vogliono attirare visitatori e city users un organismo amministrativo che, più di un semplice assessorato al turismo, abbia competenze trasversali per impostare progetti di largo respiro, partendo dalle risorse disponibili per definire una “mappa delle possibili realizzazioni” che consenta di affrontare concretamente la necessità dei servizi e infrastrutture dell’area, di valutare gli interventi specifici rispetto agli esiti imprenditoriali e di riqualificazione della città. Nello stesso tempo questo centro di governo dovrebbe essere in grado di coordinare il capitale privato interessato ad investire, facendo incontrare le esigenze di interventi nel tessuto cittadino con la risposta progettuale dell’impresa, in una corretta corrispondenza fra pubblico e privato anche in termini di certezze procedurali e tempi di intervento.
di Pino Galeota