Anatomia del vuoto

La conferenza sul turismo di Lamezia Terme

Mancano ancora dati certi, ma dall’analisi di tutti i dati provvisori sugli arrivi e sulle presenze turistiche – da quelli dell’U.I.C., sul turismo internazionale in Italia, a quelli elaborati da varie Associazioni di categoria – emerge chiaramente il quadro di un anno turistico incerto e difficile che, per il combinarsi degli strascichi delle vicende dell’11 settembre, di una significativa crisi dei consumi interni, dei fattori valutari connessi al rafforzamento dell’Euro e delle difficoltà riscontrate in mercati fondamentali per il turismo italiano, quali quello tedesco, americano e giapponese, si chiuderà probabilmente con risultati inferiori alle attese in quasi tutte le aree forti del turismo italiano. Ma, al di là delle conseguenze immediate e del preoccupante andamento della bilancia dei pagamenti, ciò che preoccupa maggiormente è il permanere di una forte fragilità del sistema turistico italiano, di una sua “solitudine” nell’affrontare la situazione di crisi e di difficili sfide competitive sul piano internazionale. Ciò, soprattutto per l’inaccettabile contraddizione che permane tra la rilevanza del turismo come settore trainante dell’economia e componente fondamentale dell’attivo valutario del paese, e la sua difficoltà ad entrare nell’agenda del dibattito politico e dell’azione di governo.

E proprio in una fase in cui il turismo italiano e quello internazionale si sono trovati ad affrontare una delle più gravi crisi dal dopoguerra, l’impostazione della Conferenza per il turismo italiano che si è tenuta a Lamezia alla fine di settembre, non è stata in grado di soddisfare minimamente le attese che pure erano state suscitate, lasciando un gran senso di vuoto, con l’unica certezza di essere ancora lontani dall’uscita della crisi che porterà pesanti riflessi sulla competitività della nostra offerta turistica e sull’occupazione nel settore.

Doveva essere il “primo vero momento di confronto tra Stato,Regioni e imprenditori” almeno così era stata presentata dal ministro dell’Attività produttive, Antonio Marzano: fiscalità, Iva, incentivi e
occupazione erano i temi di cui le imprese, le Regioni e gli Enti locali volevano discutere, ma sono andati persi, così come quelli sulle indicazioni e le linee guida relative alla crescita, lasciando inoltre nel mistero i programmi previsti nella Finanziaria 2003 per la spesa nel settore turistico e,
in particolare, per la concretizzazione della grande opportunità dei Sistemi Turistici Locali.

Il lungo lavoro preparatorio e l’apprezzabile sforzo delle Associazioni di Categoria, delle Regioni e di Comuni di fornire contributi positivi alla definizione di efficaci politiche per il turismo,anche attraverso la richiesta di un riferimento istituzionale centrale per rafforzare il ruolo dell’Italia in rapporto con l’Unione Europea, sono stati vanificati dalla scelta di un’organizzazione dei lavori che, per tempi e modalità, è apparsa più funzionale all’ennesima passerella propagandistica del Governo che alla costruzione di una sede per un confronto reale e serrato sulle misure strutturali necessarie
per dare competitività e forza al turismo italiano e per l’assunzione di precisi impegni del governo in favore del settore.

Mentre tutti i nostri paesi competitori, dalla Francia alla Spagna e agli stessi Usa, sono impegnati in progetti strategici per lo sviluppo e la qualificazione del turismo, il nostro governo ha offerto un DPCM (di cui diciamo nell’articolo di Raffaella Tiberino) che enuncia le questioni per differirne sine die le risposte, pur avendo ricevuto in eredità un quadro di misure che, sia sul piano legislativo che finanziario, avrebbe permesso di avviare il processo di rilancio del settore. Infatti, fu proprio in conclusione di legislatura che, dopo un lungo dibattito, venne approvata la legge 135/2001, tramite cui venivano costruite, dopo molti anni, le condizioni per aprire una nuova fase di innovazione e di sviluppo del turismo italiano sia attraverso l’introduzione dei Sistemi Turistici Locali e la ridefinizione delle imprese turistiche, sia mediante l’istituzione del Fondo di Cofinanziamento finalizzato al miglioramento della qualità dell’offerta turistica e l’istituzione del Fondo di rotazione per il prestito e il risparmio turistico. Queste opportunità non sono state colte.

Dalla Conferenza,quindi, si attendevano segnali e indicazioni di precise linee di sviluppo, che riguardassero le principali problematiche da risolvere, in particolare:

– la ridefinizione dell’organizzazione istituzionale del sistema turistico alla luce della Riforma al Titolo V della Costituzione, superando incertezze e confusioni di ruoli che si ripercuotono negativamente sugli operatori, assumendo definitivamente e coerentemente il principio della titolarità delle regioni per il governo delle politiche turistiche, ma superando, al tempo stesso, ogni tendenza centralistica a livello regionale per esaltare il ruolo delle autonomie locali, in cooperazione con gli operatori privati;
– l’attivazione dei Sistemi Turistici Locali, intesi come modalità concertata dell’organizzazione e dello sviluppo del turismo sul territorio e non come nuovi enti che appesantiscono la già farraginosa macchina istituzionale del turismo;
– una iniziativa nei confronti dell’U.E. per l’inserimento del turismo tra le materie di diretta competenza;
– il definitivo sblocco dei finanziamenti per l’offerta turistica e indicazioni per la Legge Finanziaria, con il reintegro dei fondi decurtati in sede di assegnazione alle Regioni;
– politiche innovative per l’incentivazione alle imprese; razionalizzazione delle norme che regolano i finanziamenti statali a favore del turismo così come chiesto dalle Regioni;
– politiche a sostegno dell’innovazione e della competitività delle imprese turistiche, a cominciare da misure fiscali tese a ridurre il differenziale competitivo esistente con i paesi concorrenti;
– un sostegno alle politiche del lavoro(ammortizzatori sociali, incentivi fiscali e previdenziali, misure previdenziali e di sostegno al reddito, formazione) che favoriscono le politiche di destagionalizzazione, riducano la precarietà e favoriscano la qualificazione delle risorse umane nel settore;
– destinazione di fondi adeguati per la promozione turistica all’estero contestuale alla riforma dell’ENIT in funzione della nuova centralità delle Regioni nella politica turistica;
– un programma strategico per la qualità e la sostenibilità ambientale delle imprese e delle destinazioni turistiche, la sperimentazione di programmi innovativi di marketing territoriale e la definizione di politiche integrate per la tutela attiva delle risorse culturali e ambientali;
– l’integrazione delle politiche infrastrutturali e dei trasporti con le politiche turistiche, finalizzata in particolare per lo sviluppo turistico del Sud;
– sostegno alla domanda turistica e ai consumi attraverso l’attivazione del Fondo di rotazione per il prestito e il risparmio turistico, come previsto dalla 135, l’adozione di misure fiscali finalizzate a favorire la domanda legata a particolari turismi come quello congressuale, l’attuazione di programmi di rilevanza sociale, a cominciare dal programma “Vacanze per tutti”.

A tutto ciò non è stata data alcuna risposta, non solo, ma non vi è stato nemmeno un cenno d’interesse a valutare queste esigenze che rientrano in una lunga storia di insoddisfazioni e di istanze mancate del mondo delle imprese turistiche.

Il 6 novembre dell’anno scorso – con una iniziativa senza precedenti: la manifestazione nazionale promossa unitariamente dalle organizzazioni delle imprese di viaggio – venivano denunciate le gravissime ripercussioni nel settore delle vicende dell’11 settembre. Le imprese di viaggio chiedevano, da un lato, interventi urgenti a tutela del settore (fiscalizzazione temporanea oneri sociali, estensione CIG e indennità di mobilità alle AdV e agli operatori turistici con organico non superiore a 50 dipendenti, riduzione dell’aliquota IVA applicabile alle operazioni effettuate per l’organizzazione di viaggi e soggiorni in Italia), dall’altro iniziative straordinarie per sostenere sul piano internazionale l’immagine dell’industria turistica italiana. Nessuno dei punti indicati nella piattaforma hanno trovato risposta.

Non è venuta alcuna indicazione per la ridefinizione dell’intero sistema delle competenze in materia turistica alla luce dell’approvazione della Riforma del Titolo V della Costituzione, ridefinendo un sistema istituzionale di governo del turismo che, da un lato,sia basato su logiche di semplificazione, di integrazione e di network e, dall’altra, si integri sempre più in una politica europea del turismo, che occorre finalmente affermare superando le resistenze presenti in alcuni paesi.

Anche per il “Fondo di cofinanziamento finalizzato al miglioramento della qualità dell’offerta turistica” si è registrato un grave ritardo nella definizione del decreto attuativo, con il risultato che
le risorse – fondamentali in un momento di crisi come quello attraversato in questo anno – rischiano di diventare operative per le imprese solo nel 2004, e le Regioni avevano chiesto, in sede di finanziaria 2003, fosse prevista la rassegnazione dei fondi decurtati, così come la possibilità d’utilizzazione coordinata e unitaria dei fondi previsti dalle varie norme che regolano i finanziamenti statali a favore del turismo (art.6 L. 135/2001, L. 266/97, L. 488/92).

Ma, alla fine dell’anno ci si dice che non ci sono soldi, che c’è una recessione economica in tutto il mondo e che, per assicurare una ripresa bisogna spendere, consumare e viaggiare, nonostante la mancanza di danaro e l’inflazione che erode il potere d’acquisto. Proponiamo un Nobel per l’economia e un Alto Riconoscimento al nostro Governo da parte dell’Organizzazione Mondiale del Turismo.

di Pino Galeota

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